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Mi divora / Lei! Lei! Lei!

Creato il 21 marzo 2016 da Philomela997 @Philomela997

Davide mi raggiunse dopo qualche minuto e prese da bere, non ricordo cosa. Immediatamente sorrisi pensando che avesse solo voluto aspettare di non avere Giulia tra i piedi, per dedicarmi qualche attenzione. Ubriaca e ancora infastidita per le ore passate ad annoiarmi tastai il terreno con ben poca delicatezza: – Giulia si è addormentata? Sarà stanca, poverina, si è data da fare stasera.

Lui mi fissò per un attimo negli occhi e mi rispose con un’aria tutt’altro che divertita, ma nemmeno offesa. Dovevo aver premuto il giusto tasto di avvio, dopotutto, quindi rincarai la dose: – Non sapevo che sapesse ballare, non l’avevo mai vista. L’ho trovata sciolta e disinibita, mi ha stupita! – dissi in tono frivolo.

– Non lo sapevo nemmeno io. Di solito non è così.

Mentii: – La mia non era una critica, io l’ho trovata piacevole, e non solo io.

– Già, è questo il punto.

– Aspetta, non ne farai una questione di gelosia? – chiesi sfoderando un sorriso incredulo.

– No, no, ci mancherebbe! Siamo tra amici. Solo non mi va che esageri nel dare spettacolo.

– Ma che vuoi che sia. Qualche bicchiere in più… nessuno ha pensato che volesse dare spettacolo, solo che fosse un po’ più allegra del solito. Inoltre dovresti essere contento che la tua ragazza sia desiderabile.

– Uhm.

– Perché, non è così?

Davide allora mi raccontò che negli ultimi giorni Giulia era strana, diversa, niente di negativo ma si comportava in modo inusuale. Qualche volta era anche piacevole, a volte invece imbarazzante. Lui avrebbe preferito che si contenesse di più in mezzo agli altri.

Io facevo domande fingendo di non capire, di volere solo dei chiarimenti per poterlo consigliare meglio. In realtà bramavo sapere! Sapere a cosa si riferiva, sapere soprattutto degli atteggiamenti anche piacevoli di Giulia. Lui rimaneva vago ed era un po’ restio a raccontare, ma aveva bevuto e non gli era andato molto a genio vederla troieggiare a tempo di musica.

‘Monia, tesoro, non dovresti esprimerti in questo modo. Non dovresti nemmeno pensare in questo modo, lo sai. Meri ti sta influenzando troppo.’

Dio, Jenny, va bene.

Non gli era andato molto a genio vederla dimenarsi sensualmente a tempo di musica. Si vedeva chiaramente che voleva sfogarsi.

In un sussurro mi confessò: – Per esempio, questa sera prima di venire qui è successa una cosa assurda.

Così mi raccontò per filo e per segno, con parole che diventavano immagini dentro la mia mente, il mio sogno, sull’autobus. Non più sogno ma realtà, ricordo. Non più mio, di Giulia. Lui l’aveva svegliata e lei, ancora semi cosciente, si era lasciata andare.

– Lei che ha sempre detto di no! – mi ripeteva Davide mentre continuava imperterrito a raccontare.

A raccontare cose che, inspiegabilmente, sapevo già, che avevo già visto, che avevo già fatto.

Non riuscivo a dire nulla ma volevo che stesse zitto e allo stesso tempo volevo sentire, perché non era possibile. Stavo per interromperlo e raccontargli il seguito del mio sogno, stavo per raccontargli tutto quello che gli avevo fatto, quello che lui mi aveva fatto, ma non riuscii a emettere alcun suono. Non lo ascoltavo più, sentivo brandelli di parole tra immagini che avevo già visto, nitide e reali.

Reali? In sogno?

Mi sentivo crollare addosso il soffitto. Ero brava a restare impassibile nelle situazioni più assurde, ma quella volta mi sentivo molto, molto male. Tutto quello che avevo sognato di fare lo aveva fatto lei. Ecco perché Davide era felice e intoccabile. Lei. Sempre lei prima di me, lei al posto mio, nel mio corpo, in quel momento, in quel luogo, nel mio sogno!

– Non so perché abbia aspettato anni per farlo – mi stava dicendo. Dalla sua bocca usciva un insieme indistinto di parole che coglievo a malapena, in un vortice di domande semi formate. I miei pensieri vagavano indistinti facendosi strada attraverso i fumi dell’incoscienza.

Perché lei aveva aspettato che fossi stata io a farlo? Perché ero stata io a farlo. Tutto questo non era possibile, io l’avevo sognato, non immaginato, sognato, contro la mia volontà, senza motivo.

Non era reale. Mi ero ripromessa di non avere dubbi perché non era reale. Perché ora? Perché proprio mentre io lo sognavo fino a non sapere se fosse successo davvero o no, fino a rischiare di parlare a sproposito di quello che avrei fatto come se fosse già successo.

Ma era successo! Però l’aveva fatto lei! Lei! Lei! Lei!

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