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"Mi piace" quindi sono online!

Da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

014894-facebook_like_figliaDopo un paio di post alquanto "pesanti", desidero scrivere qualche riga riguardo alla famosa/famigerata funzione "Mi piace" di Facebook. A parte le velleità relative ad un ipotetico rischio di violazione della privacy (condizione che si dovrebbe contrapporre alla sfera pubblica e che, pertanto, dovrebbe essere sottratta all'ostentazione delle sue forme), esso è innegabilmente divenuto un vero e proprio spunto di natura maniacale.

Osservando il comportamento di molti utenti relativamente ad alcuni link da me inseriti, ho notato, senza alcun dubbio - purtroppo -, che alla maggior parte dei "Mi piace" non corrispondeva alcuna visita all'elemento da me segnalato. Le possibili spiegazioni sono, a questo punto, tre:

  1. Ciò che attrae è la forma esteriore del post (che però, in questo caso, era privo di immagini e conteneva solo un link esterno)
  2. Il "Mi piace" è un'espressione di piacere privata del suo oggetto (!)
  3. Si fa click su "Mi piace" senza alcuna corrispondenza tra l'azione e il proprio stato interiore

Pur non volendo cadere in un banale semplicismo, mi sembra quasi evidente che la veridicità della prima ipotesi indurrebbe una considerazione alquanto deprimente sull'estetica moderna (che acquisirebbe il carattere peculiare di "estetica dell'indistinto", data appunto la somiglianza e la non singolarità dei vari post), mentre quella della seconda è di fatto impossibile per la transitività dell'azione del "piacere".

Non resta quindi che rassegnarsi all'ipotesi iniziale di un comportamento maniacale che non informa mai sul reale stato di chi lo esprime (per la buona pace dei fanatici di marketing), ma piuttosto sulla sua tendenza quasi incontrollabile ad inter-agire attraverso i social network. Il "Mi piace" diventa, quindi, il pace-maker naturale di Facebook: l'utente, esprimendo questo non-piacere, comunica di essere parte del magmatico insieme di persone collegate e lascia illudere chi ancora pensa alla costante genuinità dell'azione (non escludo, ovviamente, che possano esserci "Mi piace" genuini), che qualcun altro stia realmente apprezzando ciò che si pubblicato.

Questa illusione è grave perchè, così come accade per tutte le "risposte" ai nostri stimoli, essa sembra essere sintomatica della modificazione di uno stato interiore (il piacere, appunto) del nostro interlocutore, a cui, in virtù della veridicità, dovrebbero seguire (o scaturire da) azioni coerenti (prima fra tutte, la lettura del post). Accorgersi, invece, che ciò non avviene, conferma lo scollamento tra il "reale personale" e la valorizzazione delle proprie azioni verso l'esterno. In una parola, "Mi piace" esprime spesso, troppo spesso, che ciò che si è appena pubblicato, sia esso un post personale o uno spot pubblicitario, è del tutto indifferente dalla massa di informazioni che il social network solidifica.

"Mi piace" quindi... sono semplicemente online.


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