Magazine Ecologia e Ambiente

Mi sbarazzo dei miei vestiti!

Da Alessandra De Giorgi @AlesDeGiorgi

Più di un mese senza scrivere neanche una riga…. è stato un mese impegnativo.

Ho fatto un trasloco e ci ho messo un po’ per riprendermi. Ma questo trasloco mi ha dato un sacco di spunti.

Vi starete chiedendo che cosa c’entra un trasloco con l’ecologia. La risposta è semplice, mentre cercavo di impacchettare 10 anni di vita in dei tristissimi scatoloni, è venuta a galla tanta roba, che continuavo a conservare, ma che non usavo più da tempo, vecchi vestiti che non metto più, e che dubito torneranno mai di moda. Quindi, dopo aver riempito dei sacchetti enormi, ho iniziato a pensare a come “disfarmi” di tutte quelle cose, alcune delle quali semplicemente non mi piacevano più.

Ovviamente buttarle via mi dispiaceva tantissimo, quindi ho iniziato a fare delle ricerche su internet per capire quale fosse la soluzione migliore. Dopodiché, ho approfittato della visibilità dei social network per chiedere ai miei contatti qualche indicazione su associazione che si occupano della raccolta degli abiti usati.

Alcuni vecchi abiti li avevo già lasciati nei cassonetti bianchi in giro per la città, ma solo dopo ho scoperto che non vengono donati, come pensavo, ma come riporta il sito di amiat:

Gli indumenti e gli accessori raccolti vengono così suddivisi e utilizzati:

  • 45-50%: pulito e sanificato viene destinato alla vendita nei mercati esteri, come vestiario d’occasione
  • 20%: i tessuti in cotone non più commercializzabili sono lavati e classificati per colore, al fine di essere utilizzati come stracci da pulizia per le industrie
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  • 15%: i tessuti in lana sono sfilacciati e poi cordati per fabbricare filo
  • 10%: il materiale restante viene utilizzato per fabbricare isolanti e insonorizzanti per l’industria edile e automobilistica
  • 5-10%: la percentuale di scarti conferiti in discarica.

Visto che avrei preferito che i miei maglioni, piumini e scarpe potessero essere utili a chi magari non ha la possibilità di  acquistarne di nuovi, ho colto al balzo la proposta di un amico che lavora in un centro di accoglienza, e glieli ho consegnati insieme ad alcune lenzuola e coperte.

Ovviamente non tutto poteva essere donato, perché non in buone condizioni. Mi sono quindi armata di sacchetti e ho portato i miei vestiti da OVS e H&M.

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ntrambe le catene offrono lo stesso servizio di ritiro dei capi usati, in qualsiasi condizione. Per i capi di abbigliamento e i prodotti tessili consegnati vi verrà corrisposto un buono sconto da 5€, da spendere su una spesa minima di 40€.

Anche Intimissimi propone la stessa campagna per quanto riguarda l’intimo, e premia i propri clienti con dei voucher da utilizzare in negozio: un reggiseno vale 3€, la maglieria vale 2€, i pigiami 2€ e gli Slip 1€.

Calzedonia lo fa con i costumi da bagno: costume donna voucher da 5 €, costume uomo voucher da 3 €, costume bambini voucher da 2 €, spendibili in negozio per dei nuovi acquisti.

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Quindi, se avete dei vestiti che non usate più, pensateci un attimo prima di buttarli semplicemente nel cassonetto dei rifiuti. Possono servire ai meno fortunati, o addirittura possiamo contribuire al risparmio delle risorse energetiche e alla riduzione dello spreco di prodotti.

O se avete pazienza, creatività e manualità potete dare nuova vita a magliette e calzini e realizzare tantissime cose, io ad esempio mi sono divertita a fare uno scatolone per le foto, una fascetta per i capelli intrecciata e un paraspifferi.

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Non è mai troppo tardi per essere sostenibili!



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