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Mia Madre: non vi meritate Nanni Moretti!

Creato il 24 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Perdonate la stra-usata battuta ma davvero non c’è modo migliore a questo punto per iniziare. Non ha vinto la Palma d’Oro Mia Madre di Nanni Moretti. Film delicato, che porta con sé tutta la bellezza dei ricordi e del distacco. Quelli passati,ma anche quelli che guardano avanti che il regista restituisce nella scena finale affidata a Margherita Buy. Avrebbe dovuto vincere la Palma d’Oro per un semplice motivo: il saper raccontare la bellezza anche nel dolore. E di bellezza in giro ce n’è poca, e quella che si vede e sempre spazzata via. Nel film non vi è un accenno di quell’andare oltre che avrebbe potuto sporcare un sentimento così profondo, il distacco da chi ti ha dato la vita,che può essere paragonato solo per purezza alla nascita.

Il cinema di Nanni Moretti in Mia Madre è maturo, sincero, senza essere avvolto da nessuna furbizia per accattivarsi le simpatie dello spettatore.

E’ la dolcezza estrema che affida a una Margherita Buy perfetta quella che traspare dagli occhi di Margherita, figlia che non è preparata alla morte della propria madre, e non sa nemmeno come affrontarla. L’inadeguatezza esistenziale di cui parlava Nanni Moretti in un’intervista è viva in ogni cosa, anche negli scatoloni pieni di una casa che ormai è vuota. Le case, l’appartenza a qualcosa e a qualcuno. Una casa piena di libri che rappresentano la vita, le mensole vuote come la morte che il vuoto lo trascina con sé.

C’era da premiare un flusso d’immagini e una narrazione quasi perfetta, nel senso che Mia Madre non stanca e la sceneggiatura ha una leggerezza e una profondità che fino ad ora non si era viste.  Una colonna sonora che non intralcia e non incombe sui dialoghi, ma anzi li premia. Come Famous blue raincoat  di Leonard Cohen, non so se devo aggiungere altro a questo titolo o forse sì: a livello di testo e musica questa di Leonard Cohen è la migliore rappresentazione musicale che riporta al cinema. Il racconto di un distacco e la malinconia che ne segue. La scelta di Baby is coming back to me di Jarvis Cocker, bella, distensiva, semplice nel testo e con un filo di speranza “ Outside there’s children laughing the radio plays my favorite song, the sun is shinning Oh, and peace broke out in the world and no one says a cruel word and peace is the sweetest sound I’ve ever heard. And baby’s coming back to me yeah, baby’s coming back to me yeah, baby’s coming back to me yeah, baby’s coming home. She was just sleeping somewhere Now she’s come back to hold my hand And we go walking And the years have all melted away Yeah, I remember you like yesterday And the summer’s here, so say goodbye to rain “ .

C’è in questo film la spensieratezza di due genitori che insegnano alla loro figlia ad andare su un motorino … E poi la figura di Giovanni, il fratello di Margherita. Un uomo che si prende cura della madre, che conosce le abitudini della propria madre, sembra quasi essere un figlio perfetto nell’assistenza a lei,  ma che in realtà fa fatica a vivere la sua vita e che non conosce altro che quei corridoi di ospedale .  Si mette in aspettativa nel lavoro, è stanco . Un John Turturro al quale Nanni Moretti ha confezionato un abito perfetto nel descrivere la star hollywoodiana con tutte le sue debolezze , stravaganze e la voglia di ritornare alla vita vera.

Alla fine Mia Madre tocca sfere troppo alte nella sua delicatezza, nella sua profondità. Qualità troppo rare oggi da apprezzare. E nonostante questa volta a Cannes sia andata male l’Italia dovrebbe essere orgogliosa e fiera perché Nanni Moretti è senza dubbio uno dei migliori registi che abbiamo nella storia del cinema italiano. Meritiamocelo Nanni Moretti e questo suo ultimo film Mia Madre almeno noi meritiamocelo tutto.

Graziella Balestrieri



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