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Mia scrive per ricordare

Creato il 07 giugno 2012 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

E’ una notte difficile quella che si avvicina. Ricordare è più doloroso oggi, un anno fa, un presente che è ancora ieri.
Alle h.3 della notte il telefono squillava e quello era il segnale con cui il destino chiedeva di crescere.

Mia non può tirarsi indietro, sa che il tempo è una lama sottile dalla quale non ci si può sottrarre: affilata, inesorabile, passa e ripassa sulla pelle, sulle ferite già aperte che non smettono di sanguinare, capace di tagliare in due la vita, di spaccare ciò che di più solido esiste. La lama del tempo.
Non vuole ricordare, lo fa già tutti i giorni, da un anno.

Perchè ricordo ossessivamente, ogni giorno, quelle ore in cui te ne sei andato, e non riesco a scambiare quelle immagini con quelle di vita che mi hai regalato con determinazione e amore?

Mia sa che esistono, quelle immagini, le sente, le vede, le rivive: sono numerose, sono spensierate, sono la vita, eppure non riesce a farle sue, a farle galleggiare sui ricordi, se non durante istanti che vorrebbe non finissero mai.
Anche la parola ricordare, ora, ha un significato diverso: qualsiasi cosa Mia ricordi, che sia il suono della festa o il silenzio della malattia, veste i panni di una lacrima, ha i contorni indefinibili della nebbia, ha il battito accelerato del pianto.
Mia non vuole scrivere, perchè sa che qualsiasi parola è inutile, qualsiasi sillaba risuona vuota tra le mura di un’anima inquieta. Poi si volta, un passaggio furtivo tra le coperte in disordine in camera da letto, e legge: Ricordi di un angelo sporco.
La storia di Hanna, la protagonista del libro che c’è sul comodino, non è la storia di Mia, ma il titolo, quel titolo, così caldo, sensibile, regno degli opposti, suscita in Mia un sussulto.
Non sa spiegarselo, ma quelle parole sono come una calamita, un’inquietudine che razzola nello stomaco senza trovare pace.

Mia comincia a scrivere di un angelo sporco, ma vorrebbe Amore. Lo trova, in una lettera inaspettata, piena di una melodia che riempie il silenzio.

“Perugia, 1999 se non erro. Eravamo due pischelli alla scoperta dell’Italia. Pochi soldi, bellissima città, un caldo boia.
Bellissima tu, ragnetto io, della stessa età (non lo diciamo a nessuno che in realtà sei un pò più vecchietta di me), in ferie, iniziavamo a condividere le giornate, le 24 ore con il pensiero già al dopo. Quel dopo che faticosamente abbiamo realizzato e che è diventato il nostro oggi.
Mi piace ripensare a quei tempi in cui avremmo dovuto solamente divertirci senza pensieri, e in quel momento ci sembrava lo stessimo facendo, ma in realtà con i piccoli gesti stavamo già gettando le basi per qualcosa di più.
Tante ne abbiamo fatte e tante ne faremo.
Basta sempre ricordarsi che viviamo in un mondo a 3 dimensioni: se non si può più andare avanti e non si può più tornare indietro non bisogna farsi prendere dallo sconforto. Possiamo sempre spostarci a destra e a sinistra, oppure possiamo salire in alto o scendere verso il basso.
La cosa importante è muoversi ma ancora più importante è farlo tutti e due sempre nella stessa direzione.”

Ricordare, nella lettera indirizzata a lei, è la parola che Mia ritrova incisa sulla fede mentre la guarda: Per sempre, in fondo, porta con sé la vita racchiusa nei ricordi.

Ciò che Mia scrive, ora, è solo confusione. Le parole non hanno più un senso, si sovrappongono, si intrecciano, si azzuffano, rincorrendosi, cercando di liberarsi dalla morsa che ha stretto su di loro il viaggio, pieno di ostacoli, tra la mente e la mano che digita sulla tastiera.

Quando le parole si dissolvono senza riuscire ad evitarlo, non è più il momento di scrivere.
Mia, che ha deciso di scrivere per ricordare, che ha incontrato sul suo cammino i ricordi, decide di lasciarli al loro posto, di non coglierli, per ora.

Devo muovermi, anche se farà male. Lo dobbiamo fare tutti e due, sempre nella stessa direzione, ed il dolore della caduta sarà lenito dalle nostre braccia che si sorreggono a vicenda per rialzarsi.

E’ una notte difficile quella che si avvicina. Ricordare è più doloroso oggi, un anno fa, un presente che è ancora ieri.
Alle h.3 della notte il telefono squillava e quello era il segnale con cui il destino chiedeva di crescere.


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