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Migliorare l’auto-osservazione tramite il pensiero astratto!

Da Psychomer
By
Matteo Radavelli
luglio 8, 2010Posted in: psicologiaMigliorare l’auto-osservazione tramite il pensiero astratto!

Capire cosa pensano gli altri di te: le tecniche intuitive ora hanno un’alternativa supportata dalla ricerca!

Noi (inteso in termini relazionali) possimo parlare, stringerci la mano, toccarci, ridere e scherzare, ma non siamo in grado di capire totalmente il pensiero altrui. Certo possiamo migliorare il rapporto e la conoscenza di un’altra persona, ad esempio del proprio partner, per comprenderne (ed apprezzarne) le sfumature, lo stile di pensiero e per crearci delle aspettative sul suo comportamento: ma non possiamo mai sapere esattamente cosa pensa e cosa prova… cosa gli passa per la testa!

Questo è anche un po’ il motivo per cui la psicologia è così complicata e del perchè siamo così socialmente angosciati nel cercare di comprendere i pensieri altrui circa noi stessi.

Le varie ricerche psicologiche condotte in questo settore sono d’accordo sul fatto che partiamo a considerare, costruire e valutare l’atrui pensiero su noi stessi dal nostro punto di vista, dal nostro giudizio personale sulla nostra persona. Questo, neanche a dirlo, è un “bias egocentrico” che determina la caduta dell’oggettività, annebbiando il nostro giudizio.

PENSARE ASTRA

Migliorare l’auto-osservazione tramite il pensiero astratto!
TTO

Per risolvere e “limare” questo errore Eyal e Epley (2010) consigliano di proiettarsi nella mente altrui utilizzando il pensiero astratto.

Per giungere a questa conclusione hanno suddiviso i 106 partecipanti in 2 gruppi, chiedendogli di riflettere sulla visione dell’altro circa la propria persona. Il primo ha utilizzato il metodo classico: non sono state fornite particolari direttive ed i componenti si sono liberamente messi “nei panni altrui”; mentre al secondo è stata fatta la stessa richiesta, con la richiesta però di concentrarsi non sulla prima impressione, ma su come sarebbe stato giudicato dagli altri nel corso di diversi mesi (pensiero astratto).

Il primo gruppo ha fornito prestazioni “terribili”, supponendo, senza alcun presupposto, che l’altro avrebbe utilizzato, per giudicarli, le stesse linee di ragionamento e pensiero impiegate nell’autovalutazione; dimostrando così che per comprendere cosa pensano gli altri di noi mettersi nei panni dell’altro non porta a risultati soddisfacenti.

Il secondo gruppo invece, che è stato inconsapevolmente portato a pensare in maniera astratta (tramite la proiezione), ha fornito valutazioni nettamente più accurate. Non eccezionali, ma molto migliori.

E’ BENE PROIETTARE

In altre parole la visione autocentrata di noi stessi ci impedisce di capire come siamo realmente percepiti dagli altri. Potrebbe sembrare facile dire:” ok, mi metto nei suoi panni, in modo da capire cosa pensa di me”. In realtà cosi facendo siamo inconsciamente condizionati dalle conoscenze e dalle informazioni che abbiamo sui noi stessi, e che di conseguenza interferiscono con il nostro sforzo di pensare obiettivamente. Se ci pensate, effettivamente, quando cerchiamo di capire la valutazione dell’altro ci auto-confiniamo nello spazio del Qui Ed Ora, supponendo la presenza, nella testa dell’interlocutore, di informazioni (che potremmo chiamare meta-informazioni) circa la nostra persona, che noi stessi abbiamo costruito sul lungo periodo. E’ per questo che proiettarci al futuro ci permette di migliorare i nostri giudizi, poichè non subiamo la pressione determinata dall’esigenza di ottenere una valutazione positiva sulla base di nulla (o comunque pochissime informazioni). In altri termini senza l’astrazione del pensiero, determinata dalla proiezione nel futuro, siamo vincolati al “qui ed ora”, che ci porta a fornire giudizi autocentrati.

Questo processo, come anticipato precedentemente, è legato soprattutto ad estranei e conoscenti, poichè le relazioni strette, ad esempio con parenti ed amici, godono proprio di quel fondamento longitudinale che ci permette di effettuare una valutazione adeguata.

Concludendo è quindi l’enorme divario tra la conoscenza interna (costruita nel tempo) che abbiamo di noi stessi e le poche informazioni a disposizione dell’altro che altera significativamente la nostra capacità di proiettarci nella sua mente per comprenderne i pensieri.

- Fonte: PsyBlog

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Matteo: ciao, sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Puoi vedere il mio profilo completo nella pagina "chi siamo" o contattarmi personalmente: Email: [email protected] Sito personale: www.psicologomonzaebrianza.it

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