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Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.

Creato il 17 dicembre 2014 da Miki82 @Imaginary82
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative. Fino all'età di 25 anni, si può dire che non ho viaggiato affatto.
Non che oggi, a quasi 33, chissà dove sia andata, però almeno sono riuscita a vedere un po' il mio Paese, soprattutto grazie al fatto che ho amici e parenti sparsi un po' ovunque.
Ormai conosco Torino abbastanza bene, ho visto due volte Bologna, Roma e Milano, visitato diversi posti tra Campania e Basilicata e girato un po' nella mia Puglia.
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.
Viaggiare ovviamente mi piace - anche se subisco non poco l'ansia da preparativi e pre partenza - ed il desiderio di uscire dai confini e vedere realtà diverse è sempre stato forte e presente.
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.Il Giappone, la penisola Scandinava, l'Islanda, l'Irlanda e poi i meravigliosi Paesi che si affacciano sul nostro Mediterraneo, l'Europa centrale sono da sempre mete sognate e nella lista dei luoghi da vedere... Prima o poi.
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.
Ma l'America... ho sempre pensato fosse qualcosa di irraggiungibile. Ho fatto scorpacciata di film e serie tv ambientati nella Grande Mela, indigestione di libri che avevano come sfondo il cielo di Manhattan, ho guardato foto, video, insomma, qualsiasi cosa che mi facesse immaginare anche per un attimo come potesse essere respirare l'aria di New York.
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.Perché sì, sarò banale e scontata, ma New York incarna per me il sogno americano, nonostante sia perfettamente consapevole che ci sono tantissimi altri posti, negli Stati Uniti d'America, degni di essere visti.
Ma tanto il problema non si poneva proprio, per il momento un viaggio del genere era assolutamente fuori discussione.
Alla fine dello scorso anno però c'è stata una bella doccia fredda e la notizia che il mio fidanzato sarebbe partito per l'Afghanistan in una missione della durata di sei mesi.
Ora, dire che solo chi ha vissuto una cosa del genere sa cosa significhi è dire poco.
Ed io l'avevo anche già vissuta, lo sapevo benissimo, visto che questa era la seconda volta.
Avere un fidanzato - marito, fratello, moglie, sorella, padre, madre, amico, zio, parente - in missione in un Paese in cui la guerra esiste davvero e non sono solo cinque minuti di immagini passate al telegiornale, è come minimo destabilizzante. Ti tiene sospeso in una realtà fatta di paure e speranze, che si rinnovano ad ogni risveglio.
Per quanto mi riguarda sono stati sei mesi lunghi e molto difficili, in cui si alternavano momenti di sconforto totale, dovuto alla mancanza e alla paura, a momenti di assoluta incoscienza per il fatto di essere totalmente all'oscuro di tutto ciò che succedeva in quel luogo. Sono stati mesi in cui vedere tutti i telegiornali era la regola, in cui leggere avidamente notizie sul web non era abbastanza, mesi in cui il momento più bello era quella videochiamata su Skype, in cui il mio orologio biologico era sincronizzato con quello afghano: avevo sonno e fame in orari completamente sballati.
Sono state due le cose a cui mi sono aggrappata con tutte le mie forze durante questo tempo, due promesse: tornare da me e andare a New York.
Sì, il viaggio è stata una promessa, un regalo ad entrambi per aver affrontato un tale stress emotivo.
Una promessa che il mio fidanzato ha voluto rendere tangibile:
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.
 Nei momenti di sconforto, guardavo il mio ciondolo e mi facevo forza e adesso che tutto è finito e che quella promessa piano piano sta diventando realtà, non ci posso davvero credere.
Mancano 14 giorni, 20 ore e 40 minuti, in questo momento, dalla partenza ed è tantissimo tempo ma anche davvero troppo poco. Ci sono così tante cose da fare ed il tutto mi sembra più grande di me.
Ansia è il mio secondo nome, lo so. Gastrite è il mio cognome, legano così bene insieme.
Scegliere il periodo natalizio è stato naturale. Non immagino New York più bella che nei mesi di Dicembre e Gennaio. Col freddo, sì, ma non  mi importa, non ci importa.
Inizialmente ci siamo rivolti ad un'agenzia e vi confesso che ci stavamo scoraggiando e stavamo anche quasi rinunciando. Le proposte erano davvero costose ed il periodo scelto non aiutava. Poi, provvidenziale è stata un'amica ed il suo gentilissimo fidanzato che ci ha aiutati, consigliati ed indirizzati verso voli, siti, hotel, assicurazioni e tutto ciò che chi non ha mai viaggiato seriamente trova leggermente intimidatorio. In un attimo avevamo biglietto aereo e prenotazioni per le principali attrazioni della città. Facile? Non proprio, ma di certo non impossibile. Vi assicuro che è stato molto più semplice che trovare un albergo decente a Milano in zona stazione. Bah.
Un grande aiuto me lo ha dato anche Claudia/Ava's World, sia in privato, sia con i post che ha scritto sul suo blog di ritorno dal suo viaggio. Grazie!!!
E quindi il 31 si parte, ci faremo l'ultimo dell'anno in treno in direzione Milano, appunto, e trascorreremo l'1 Gennaio in aereo. La cosa paradossale è che passeremo il Capodanno a cavallo tra tre nazioni e due continenti: Italia, Francia e USA. Europa e America. Sarò scema, ma la cosa mi elettrizza, anche se a Parigi faremo solo uno scalo di qualche ora. Più che sufficiente per fare man bassa di macarons.
Mi spaventa il volo? Non avete idea! Sono letteralmente terrorizzata. Mi porterò il mio adorato Kindle, le mie cuffie e spero che passi abbastanza in fretta. Anche perché il mio fidanzato sarà occupato ad analizzare i dettagli tecnici dell'aereo, a giudicare l'operato dei piloti, valutare le condizioni meteorologiche e tante altre cose da super nerd.
Cosa mi aspetto? Sinceramente tanto, tantissimo. Mi aspetto di essere circondata da una realtà totalmente diversa dalla mia, mi aspetto una coesistenza di mondi diversi, di culture diverse, di stili, linguaggi, odori, sapori. Mi aspetto di essere risucchiata in una spirale psichedelica di colori e di emozioni. Mi aspetto di percepire quell'apertura che credo essere alla base di una città come New York e gli stimoli culturali provenienti da luoghi pregni d'arte come possono essere i musei, i monumenti e tanto altro.
E sempre l'1, nel pomeriggio, se tutto va bene, sarò qui:
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.
Non mi voglio dilungare molto, quindi smetto di blaterare e vi do appuntamento al prossimo post per scoprire i luoghi che vedremo.
Voi ci siete stati? Avete qualche consiglio da darci?
Alla prossima,
Miki In The Big Apple #1: genesi di un viaggio, paure ed aspettative.

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