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Milan 2011: Sua Specialità…Allegri

Creato il 05 aprile 2011 da Gianclint

–L’eccezionalità di essere normale-

Massimiliano Allegri “il suo derby” lo ha vinto durante la sosta: in quattordici giorni l’inerzia psicologica negativa della squadra è stata ribaltata. Ha chiesto alla squadra di partire “a razzo” nel derby: l’avversaria, sorpresa, ha osservato tremante il Milan palleggiare sulla propria trequarti per 46’’ prima che Pato aprisse le marcature e chiudesse tatticamente la gara.

Negli ultimi dieci anni mai avevamo osservato una partenza del genere in un Milan-Inter. Se avesse ottenuto altrettanto dai suoi uno dei tanti emuli nostrani mascherati da Sua Signoria del Triplete, ci si domanda cosa avremmo dovuto sorbirci in questi giorni…

Da incompetente a stratega in 14 giorni: la cosa fa un po’ ridere, il diretto interessato per primo. Ma è anche così che ci si fan le spalle più larghe e si saldano le chiappe alla panca: facendo spallucce di fronte a chi poco in fondo della squadra sa, alla fine della fiera. Intanto è solo una cosa che conta, alla fine, no?: il risultato. E quello, sia chiaro, lo hanno ottenuto i giocatori scesi in campo, mica il Mister.

Milan 2011: Sua Specialità…Allegri

Mister Massimiliano Allegri

Certo l’effetto avuto in due anni da Mourinho è stato notevole: spesso i suoi stessi detrattori e critici usano gli stessi parametri usati dal portoghese nei giudizi che esprimono, senza rendersi conto del fatto che Mourinho parlava di tutto tranne che di calcio; di sortilegi e malie forse, mai del suo lavoro sul campo – e bravo lui a vendere fumo per arrosto!-.

L’unica cosa che mi interessa ascoltare sono le conferenze degli allenatori: non le risposte a domande buone e/o cattive (chissene…), ma quel che dicono da sé, che si può dedurre dalle loro parole dopo la risposta dovuta per mestiere (ed educazione, se presente).

Pretendiamo risposte intelligenti a domande stupide: ed è nello scarto fra quel che si deve dire e quel che si ha voglia di comunicare che sta l’informazione che dovrebbe interessare. Allegri è l’antitesi del Mou: mancando del suo ventaglio dialettico -buono per platee dalle orecchie prone-, si affida alla scabra ironia Livornese.

Una domanda (?) di importanza pregnante era: “Quando ha sentito/incontrato Leonardo l’ultima volta?”, “Ma… l’ho incontrato a Coverciano lo scorso maggio, ero andato a raccontare due bischerate a quelli che sarebbero diventati nuovi allenatori”. L’intelligenza sta tutta nella risposta, a saperla (volerla) cogliere.

C’è “tanto Allegri” qui: una demitizzazione di sé, del suo ruolo che poggia sulla “gioia” di essere stato un calciatore in gioventù; interessa la sostanza, non solo il vestito, ed all’esame di un derby stracaricato di parole, il nostro allenatore in panchina ha parlato per mezzo dell’undici schierato per 90’ minuti.

SE il Milan avesse perso sarebbe stato per colpa sua: per aver schierato Zambrotta e Seedorf; l’aver vinto è stato merito dei due giocatori, com’è giusto e corretto pensare per il rispetto di tutti i protagonisti; l’aver osservato Pato in un’economia di reparto è merito della ritrovata serenità sentimentale del Papero, … eccome no.

Rintracciare i suoi meriti nelle crepe dell’avversario è superficiale: “Troppo facile, tutto in discesa…”, balle. Il gol d’apertura del Milan deriva da un atteggiamento esplicitamente richiesto prima della partita: chi voleva un Milan cazzuto, è servito, e chi ne voleva uno che sfoderasse la sua caratura tecnica, pure.

Quelli che volevano un Milan possibile, quindi gioco-forza concreto, e che strizzasse l’occhio a quello futuro, erano già soddisfatti in buona parte… tastati gli umori presidenziali, beninteso: il Milan che verrà passerà attraverso la vittoria, non per un trascinarsi alla ricerca di un sentimento di rivincita che poco ci appartiene.

Crediamo sul serio che Leonardo avesse istruito i suoi in maniera insufficiente per fargli vincere il derby? Magari può far piacere pensarlo, ma non è così: i giocatori non hanno risposto, ed è solo su questa base che si può supporre che “la domanda” fosse stupida -quella, non chi la ha fatta-.

Una vittoria costruita pezzo per pezzo, come quella di sabato scorso, ne vale 100 fatte su un campo di provincia. Il Mister è cresciuto, e dovrà farsi fare un nuovo vestito: la credibilità di un allenatore la misuriamo non su quante urla riesce a performare le proprie corde vocali durante la gara, ma da quanto i suoi uomini sono pronti a sacrificarsi in partita in quegli aspetti che possiamo supporre siano stati preparati in settimana da lui -aldilà del risultato!-: il Milan è stato disposto a soffrire anche per il suo Mister.

Sono stati i giocatori in campo a regalarci una serata ed un derby storico: pure Mister Allegri lo ha fatto nella parte che a lui competeva, quella minore, non “da copertina”. Del 3-0 al derby del 2 aprile ce ne ricorderemo anche quando Massimiliano Allegri andrà via. Se ne andrà come è arrivato: con un mezzo sorriso che può far pensare ad un eterno scettico di sé per primo, di quel che che gli si attribuisce come merito o colpa pure di più. Ad alcuni basta anche meno per scrivere la storia. Ad ognuno toccherà la sua.

Giovanni Trapattoni [Gli allenatori si dividono in due categorie: quelli esonerati e quelli che verranno esonerati]

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