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Mille vite, un solo Amore. Avventure in Oman

Creato il 09 giugno 2015 da Agipsyinthekitchen

La valigia: cosa mettiamo in valigia?
La nostra referente ha passato i tre giorni prima della partenza a mandare email specifiche: pantaloni lunghi, braccia coperte.
Fosse facile: io che credo nella repubblica degli shorts e gli abiti estivi sono lunghi si, ma impalpabili e bianchi, o colori tenui e il massimo della sobrietà è una tunica a righe con due spacchi laterali che nemmeno Sharon Stone ai tempi d’oro aveva osato tanto.

Quindi valigia: come al solito, con il poco tempo che queste giornate frenetiche ci lascia, ci riduciamo a farla alla sera, velocemente, tra un arrivo di un fattorino con sacchetti pieni di costumi e magliette e valigie che non si trovano.
Parto dal beauty case – solo questo di solito mi occupa un bel 3/4 dello spazio: protezione 50 per il corpo, totale per il viso. Creme idratanti. Olio secco. Gocce di pompelmo per lo stomaco. La dose di Somatoline per una settimana. La piastra, che va bene il caldo, va bene il capello da mare, ma vuoi non sistemarti il ciuffo davanti?

Intanto: sale l’emozione. Viaggiare con il mio compagno, condividere con lui la gioia della scoperta è di per sé già il tesoro più grande.
Non è facile: non lo è mai stato per me. Sono sempre stata quella che ama troppo, sogna troppo e cade con troppa veemenza, facendosi grandi lividi. C’è stato un momento in cui mi sono sentita anche perseguitata: tutto quello che immaginavo, pensando ad occhi aperti, semplicemente non si avverava.
Uniscici i piccoli grandi contrattempi. Mischiali con una dose di gelosia non trascurabile e atteggiamenti che inevitabilmente vengono fraintesi, producendo in me grandi paranoie. Adesso però aggiungi anche una gran dose di tenacia. E la profonda fede che tutto l’amore che si dona, poi torna indietro, ti ritrova.
Ed io ora mi sento ritrovata, questo è.

La leggerezza che ne ricavo dal sorridere davanti agli imprevisti, o di fronte alle mie inutili gelosie, è tutta ripagata dalla profondità dell’amore che circola quando sono io, il mio A. e i nostri viaggi.

Sentirsi a casa, sempre, perché basta il suo abbraccio e tutto diventa famigliare, al di là di ogni paura, al di fuori di ogni turbamento e riuscendo ad affrontare persino scorpioni e scarafaggi durante una notte in una tenda beduina.

Partiamo alla volta di Istanbul e poi Muscat: appena scendiamo dall’aereo veniamo investiti da un’aria calda, che non posso descrivere. Potrei dire: ventata di phon. Scirocco. Ma non basta. Molto di più. Irreale talmente era calda ma al tempo stesso suadente.
48°C fissi, nessuna umidità. Un calore che ti si appiccica addosso e non lascia più. Ci dirigiamo verso l’hotel, è quasi mattina di un viaggio lungo tra scali aeroportuali. Siamo noi e un’alba che incombe su una città che sa di favole antiche. Il tempo è sospeso.
Ci perdiamo tra spezie e profumi e un idioma che sa di musica.
Inshallah.

La gente è accogliente, ci sorride, ci offre cibo e incensi. Mangiamo samosa e polpette vegetariane, beviamo litri di acqua e di succhi – gli omaniti fanno succhi freschi meravigliosi e il mio preferito è limone e menta – ne bevo più dell’acqua e mi sento ritemprata.

La Grande Moschea: bianco e silenzio. Bianco e tutto pulito e tutto illuminato. Questa luce fa rumore.
Ho una gonna di Stella McCartney che mi copre le caviglie ma è evidentemente ancora troppo leggera e trasparente. Vengo invitata a cambiarmi ed a indossare i loro abiti tradizionali.

Una Signora antica mi avvolge il velo con un rito delicato, io mi lascio conquistare, mettendomi nelle sue mani.
Si lasciano le scarpe all’ingresso, il pulito è assordante. Tutto bianco, bianchissimo, e il pavimento scotta, e l’interno diventa refrigerio.

Ci spiegano che la comunità si prende cura l’uno dell’altro, che le donne sono divise dagli uomini  e che non possono toccare il corano, perché in alcuni giorni del mese sono “impure”.

Cammino con questo abito che mi copre per intero, 45° C all’ombra. Sentire caldo è un eufemismo. Io mi sento delicata. Ad ogni passo che compio, ad ogni gesto che faccio, mi sento avvolta da un’eleganza inaspettata.
La prova che bisogna mettersi nei panni degli altri. Il diverso non vuol dire peggio. Vuol dire solo allontanarci dai nostri schemi e riflettere su quanto siamo diversi, eppure uguali, in quanto essere umani.

E torna l’importanza vitale della gentilezza, della delicatezza.

Queste donne profumano di buono. Lasciano dietro di loro una scia di sentore di femmina e mistero, quasi magia. Ne sono inebriata.

I datteri-  ci sono 700 tipi diversi di datteri di cui 200 solo qui-  che vengono serviti prima del caffè, come rito propiziatorio e scanzonato.
La loro dolcezza si fonde con  l’amaro del caffè e non esiste barriera, si entra in qualsivoglia posto- che sia una tenda di beduini o l’hotel più scintillante – e si abbandona ogni freno inibitorio: assaporo queste meraviglie ogni volta come se fosse la prima e non mi stanco di sentirne la storia, i racconti e le tradizioni.
Passiamo per la fabbrica più antica di profumi, e mi perdo nelle descrizioni delle ispirazioni che abili mani traslano poi in odori preziosi. Qui si produce il profumo più caro del mondo.

Montagna
Lasciamo la città in cerca di respiro, che questo caldo attanaglia la gola, sebbene io mi trovi molto confortevole nel non avere più i piedi freddi. Raggiungiamo Nizwa, fermandoci prima in un suk di verdure e datteri e mille diversità di curry e rosa essiccata da miscelare con le bevande.
Ci ritroviamo in un’oasi di pace: Alila, un hotel fatto di ville e massi, pietre piene di energia. Acqua, una piscina straordinaria, a filo con il panorama. Si mangia hummus e altre meravigliose salse. Non vorrei più andarmene. Stare qui e contare le mie fortune, come una matrona d’altri tempi.

Non chiedermi quanti libri ho letto, chiedimi piuttosto quanto ho viaggiato e quanto ho lasciato dietro di me, rubando come una zingara un po’ di magia ad ogni occhi che incrociavo, da poter portare con me, nei mie fardelli, come uniche ali di libertà protese verso la curiosità di conoscenza, quella stessa curiosità che mi spinge a correre verso nuovi orizzonti, saltando su un aereo e l’altro, come fossero tram.

Viaggiare abbastanza lontano da ritrovare se stessi, e poi perdersi di nuovo, perché la strada del ritorno la si conosce e la mia casa è accanto a me, nell’uomo che ho scelto di avere al mio fianco ogni giorno, che è precisa mappatura di ogni caccia al tesoro, laddove l’unico vero tesoro è l’amore che ci lega come fossimo predestinati, come ci fossimo sempre stati. Come se fosse inevitabile amarsi e appartenersi. You keep me safe, I’ll keep you wild.

Perfetto gioco di equilibri.

Deserto.
Mi hanno detto che si è invasi da un senso di impotenza, ed al tempo stesso di possibilità infinita. Mi hanno detto che avrei faticato a dormire, perché mi sarei inebetita e spaventata dell’immensa vastità della natura. Ed invece.
Invece questo caldo così secco, questa sabbia così volatile, che sa di oro e di incanto, questo vento – oh questo vento pieno di parole magiche e incantesimi – e l’assoluta assenza di wifi, linea telefonica e collegamenti mi hanno ritemprata e riempita.
Abbiamo passato una serata al di fuori degli schemi, ritrovandoci a parlare di vite passate, di incroci di anime, di predestinazione e di karma. Abbiamo svelato veli e sorriso di fronte alle debolezze. Ho affrontato la mia paura degli scarafaggi ed il buffo è che lì, erano giganti e seppure intimorita, non ho più badato a loro.
Ho camminato a piedi nudi sulla sabbia. Abbiamo scivolato sulle dune con delle slitte improvvisate.
Abbiamo ascoltato famelici i racconti dei beduini nelle tende: l’unico antidoto agli scorpioni velenosi è Allah e il corano. Che viene recitato e sussurrato a questi animali, che si immobilizzano e perdono il loro veleno.

Wadi
Sapere cos’è un wadi?
E’ una valle, riempita da acqua piovana e mischiata con acqua di mare.
Il bagno si fa in maglietta per le donne, le cascate sono fresche e l’acqua è trasparente.Poco altro da aggiungere se non la leggerezza che contraddistingue la sensazione che accade dopo. Subito dopo. Fa caldo ma si è al fresco.

Prendiamo ogni possibilità che la vita ci riserva.Pensiamo felice, siamo felici.
Ogni persona è una porta su un nuovo mondo, che aspetta solo di essere varcata. Non temiamo, siamo curiosi. Ribaltiamo concezioni, pensiamo in grande. E’ anacronistico. Le nostre anime esistono da prima del nostro corpo e non muoiono quando questo si deteriora. Continuano il loro percorso perché l’energia non può mai esaurirsi. Viaggiando, diventiamo persone migliori e ci arricchiamo. E questo va oltre la semplice concezione momentanea e abbraccia un karma  più imponente. Quello che cerchiamo ci cerca, ma paradossalmente nel momento stesso in cui smettiamo di inseguirlo, veniamo trovati.

L’Oman è un paese eccezionale. Fatto di tradizioni e persone buone, amanti della loro politica e con uno stato assistenzialista, che non permette infelicità. Una monarchia illuminata, fatta di una grande fede religiosa degli anziani e di una voglia di skateboard dei giovani. Hanno necessità di parlarti, per poter raccontare la meglio la loro terra. hanno necessità di guardarti negli occhi, perché tu possa vedere la profondità dei loro occhi scuri.

Credits

Ufficio del Turismo del Sultanato dell’Oman in Italia
c/o AIGO – Milano
Tel. +39 02 89952633 Fax +39 02 6692648
dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00
[email protected]
www.omantourism.gov.om

Abiti
Fashion Styling Research: Elisabetta Passone
Stella Jean
Stella McCartney
La Feé Marabouté
H&M
Scholl // Pescura
Guia La Bruna
Hedone Couture

Foto&Video
Alessandro Madami

Indirizzi Gipsy
Alila
Kargeen Café
1000 Nights Camp
Shangri -La Muscat

Cosa Comprare
Argenti – meravigliosi ciondoli.
Ceramiche dipinte a mano
Spezie – anice, rosa essiccata, curry…
FrankIncense
Datteri
{di cui anche lo sciroppo di datteri che è pazzesco}
Tessuti

Cosa Mangiare
Samosa
Falafel
Hummus
Il pane arabo, ma anche il naan è favoloso.
Succhi freschi – limone e menta è il mio preferito.


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