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Minori: in Italia 340mila baby-lavoratori, 28mila a rischio sfruttamento

Creato il 12 giugno 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Sono 168 milioni i minori lavoratori nel mondo, 340.000 in Italia, di cui 28.000 a rischio sfruttamento. Lo denunciano Save the Children e Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) che, in vista della Giornata Mondiale contro il Lavoro minorile di domani, chiedono con urgenza l’adozione di un piano nazionale sul lavoro minorile e di contrasto e prevenzione dello sfruttamento lavorativo di bambini e adolescenti nel nostro Paese.

(tg24.sky.it)

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Di 168 milioni di bambini e adolescenti nel mondo costretti a lavorare, 85 milioni svolgono lavori altamente rischiosi. L’agricoltura è il settore con la più alta presenza di minori – 98 milioni – ma bambini e adolescenti sono coinvolti anche in attività domestiche, nel lavoro in miniera o nelle fabbriche, spesso in condizioni di estremo pericolo e sfruttamento. L’Africa sub sahariana è l’area del mondo con massima incidenza di minori al lavoro. E il lavoro minorile è presente anche in Italia e riguarda almeno 340.000 minori sotto i 16 anni, di cui 28.000 coinvolti in attività molto pericolose per la loro sicurezza, salute e ai limiti dello sfruttamento.

La richiesta con urgenza di un piano di azione nazionale sul lavoro minorile in Italia. “Insieme a Save the Children chiediamo al Governo italiano l’adozione con urgenza di un piano d’azione nazionale sul lavoro minorile”, dice Furio Rosati dell’Ilo e direttore del Programma di ricerca Ilo-Unicef-Banca Mondiale Understanding Children’s Work (Ucw). Un piano “che preveda da un lato la creazione di un sistema di monitoraggio regolare del fenomeno e dall’altro le azioni da svolgere per intervenire efficacemente sulla prevenzione e sul contrasto del lavoro illegale, e in particolare delle peggiori forme di lavoro minorile, come previsto dall’art.6 della Convenzione sulle peggiori forme di lavoro minorile (182) ratificata dall’Italia. Chiediamo inoltre l’istituzione di un tavolo di dialogo sul lavoro minorile con le parti sociali e le organizzazioni non governative”, aggiunge.

“Come emerge dal Rapporto mondiale sul lavoro minorile 2015 dell’Ilo che è stato diffuso ieri – continua Rosati – un bambino costretto a lavorare prima del tempo, avrà il doppio delle difficoltà dei suoi coetanei ad accedere a un lavoro dignitoso in età più adulta e correrà molti più rischi di rimanere ai margini della società, in condizioni di sfruttamento. E’ cruciale assicurare ai minori una istruzione di qualità almeno fino all’età minima di accesso al mercato del lavoro per garantire l’acquisizione delle conoscenze base e delle competenze adeguate alle necessità del mercato del lavoro”, spiega.

“Dobbiamo impedire – sottolinea Rosati – che il lavoro minorile comprometta il presente e il futuro dei bambini e agire perché ciò non accada, sia nei Paesi in via di sviluppo che nei Paesi più benestanti, Italia inclusa. Non affrontare il problema del lavoro minorile e di un precoce ingresso sul mercato del lavoro, renderà estremamente difficile affrontare l’ emergenza dell’occupazione giovanile. Per questo l’Ilo auspica che nell’ambito del Piano nazionale garanzia giovani, si presti la necessaria attenzione al fenomeno dell’ingresso precoce sul mercato del lavoro e dello sfruttamento dei minori”, conclude.

Secondo la ricerca “Game Over” di Save the Children, il 7% dei minori nella fascia di età 7-15 anni in Italia è coinvolta nel lavoro minorile. Più di 2 minori su 3 (fra 14 e 15 anni) sono maschi e circa il 7% è un minore straniero. L’11% degli adolescenti che lavorano – pari a circa 28.000 – sono coinvolti nelle forme peggiori di lavoro minorile, con orari notturni o con un impegno continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, di non avere neanche un spazio minimo per il gioco e il divertimento o per il necessario riposo. I minori lavorano perlopiù in attività di famiglia (44,9%) mentre per ciò che riguarda i minori impiegati all’esterno del circuito familiare, i settori principali sono quello della ristorazione (43%), dell’artigianato (20%) e del lavoro in campagna (20%). E sono stati coinvolti in sfruttamento lavorativo anche molto pesante la gran parte di minori nel circuito della giustizia minorile, come emerge da un’ulteriore indagine di Save the Children.

Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the Children, sottolinea come “alla vigilia di un anniversario ufficiale ci ritroviamo a constatare una mancanza di attenzione al lavoro minorile nel nostro paese, sia in termini di monitoraggio del fenomeno che di azioni specifiche per prevenire e contrastare il lavoro illegale e in particolare le peggiori forme di lavoro minorile, nonostante si tratti di un problema presente e che rischia di peggiorare, anche a causa della crisi economica”, aggiunge. “Il picco di lavoro minorile si registra fra gli adolescenti, in quell’età di passaggio dalla scuola media alla superiore, che vede in Italia uno dei tassi di dispersione scolastica più elevati d’Europa e pari al 18,2%”, continua Milano. “Bisogna intervenire per spezzare il circuito perverso fra disaffezione scolastica e lavoro minorile, rafforzando i progetti contro la dispersione scolastica, gli interventi di sostegno formativo per i ragazzi che hanno prematuramente abbandonato gli studi e favorendo una maggiore continuità fra scuola e lavoro attraverso percorsi protetti di inserimento lavorativo. Un lavoro dignitoso, a differenza di quello illegale e sfruttato, può essere uno strumento virtuoso per favorire lo sviluppo della personalità del minore, la sua responsabilizzazione e le capacità relazionali ed è quindi cruciale finanziare e potenziare questi percorsi”, conclude. (ADNKRONOS)


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