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Missione su Marte: cercasi partner economici

Creato il 14 febbraio 2011 da Zonwu
missione marte
Il problema principale di una missione con equipaggio umano su Marte? Soldi.
Al giorno d'oggi si parla sempre meno di problemi di natura tecnica, di distanze interplanetarie, di radiazioni spaziali, ma si punta il dito verso il costo di una missione volta a portare l'essere umano sul Pianeta Rosso.
Spendiamo miliardi di dollari per un telescopio spaziale o per una sonda grossa quanto un'automobile. Immaginate quale possa essere il costo di una missione su Marte. Non riuscite a quantificarlo? Secondo recenti stime, siamo intorno ai 160 miliardi di dollari.
Inutile spiegare nuovamente quali benefici il genere umano possa trarre dal porre piede su Marte. Non è soltanto una questione di pionieristica, ma si tratta della cascata di tecnologia e scienza che deriverebbe dal conquistare questo traguardo.
Ma è facile comprendere che 160 miliardi di dollari non sono una cifra alla portata di chiunque. Persino le nazioni più ricche del mondo non sono in grado di sborsare una quantità di denaro così ingente.
La soluzione più ovvia che balza alla mente è una missione di respiro mondiale, che coinvolga il maggior numero di Paesi della Terra per ottenere le risorse necessarie a mettere in piedi tutto il necessario.
Ma una delle proposte avanzate è quella di una sponsorizzazione della missione da parte delle grandi corporazioni. L'idea è della NASA, e prevede la partecipazione di multinazionali del calibro di Google e Microsoft in un progetto titanico.
La cosa, però, potrebbe avere risvolti curiosi. Un'azienda non investe denaro senza la possibilità di un ritorno dell'investimento. Ecco che potremmo vedere, nel caso di un ipotetico accordo per una missione marziana, un'astronave con brand Microsoft sulla fusoliera, o un rover dal nome Apple iMars. La butto sul comico, ma potrebbe essere uno scenario non molto distante dalla realtà.
Le multinazionali coinvolte in questa ipotetica missione vedrebbero il loro ritorno d'investimento sotto forma di diritti di esclusiva per l'atterraggio su Marte, giocattoli, libri, film, videogiochi, e tutto ciò che può essere definito merchandising e marketing. Senza contare che è stata prevista anche la vendita di diritti di sfruttamento minerario del Pianeta Rosso.
"La soluzione è il marketing, il merchandising, e la sponsorizzazione aziendale, cosa che la NASA non ha mai fatto prima" spiega Joel Levine, scienziato del Langley Research Center. "E' un piano economico completamente nuovo per finanziare un viaggio su Marte e ciò che diventerà la più grande avventura nella storia della razza umana".
Il piano economico copre "ogni aspetto di un viaggio sul Pianeta Rosso: il design dell'astronave, problemi di natura medica e psicologica, la creazione di una base marziana, la colonizzazione, e una proposta di business rivoluzionaria per superare i maggiori problemi di budget che hanno impedito agli Stati Uniti di inviare astronauti su Marte".
Il progetto, esposto in dettaglio nel libro "The Human Mission to Mars: Colonizing the Red Planet", prevede la creazione di 500.000 posti di lavori negli USA nell'arco di 10 anni, e un impulso senza precedenti all'industria aerospaziale e a quella manufatturiera americane.
"Una missione su Marte motiverebbe milioni di studenti a intraprendere carriere nella scienza e nella tecnologia, fornendo l'America di un bacino enorme di talenti di giovani scienziati" dice Rudy Schild dell' Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. "Poi ci sono i progressi scientifici e tecnologici che avrebbero effetti diretti sugli americani. Cellulari, periferiche GPS e tv satellitare devono la loro esistenza ai programmi spaziali degli anni '60. Le tecnologie che potrebbero essere inventate per supportare una missione umana su Marte sono impressionanti".
Tutto molto bello, se solo non fosse per qualche "problemino". Per prima cosa, è possibile fornire l'esclusiva ad un'azienda-sponsor per l'evento più importante della storia dell'umanità? Se solo un'azienda avesse i diritti di trasmissione della missione, altro che teorie cospirative alla "Capricorn One".
Una missione su Marte deve necessariamente essere un progetto il più trasparente possibile. Non devono esserci dubbi su nessun aspetto del progetto, e l'evento dovrebbe poter essere trasmesso da qualunque media mondiale. Per come la vedo io, l'atterraggio su Marte è da considerarsi come patrimonio dell'umanità.
Il secondo problema è invece la questione dei diritti di sfruttamento del Pianeta Rosso. Al giorno d'oggi, non è possibile reclamare come proprio un corpo planetario e venderne, ad esempio, i diritti di sfruttamento minerario.
O meglio, non c'è alcuna regola a riguardo, il che crea una situazione da Far West: si possono pure comprare i diritti di sfruttamento (da qualcuno che si autocertifica "possessore planetario"), ma nessun organismo internazionale è costretto a riconoscerli, e non c'è modo di garantire un acquisto di diritti, o sanzionare una vendita truffaldina.
Sono inoltre convinto che lo scopo della missione debba rimanere squisitamente scientifico. Andiamo su Marte per metterci alla prova, per migliorare la nostra vita. E, possibilmente, per scoprire altra vita.
Il cosmo sarà di certo il futuro dell'umanità. Ma vendere diritti di sfruttamento minerario di un pianeta praticamente sconosciuto è il modo peggiore di iniziare la nostra avventura nello spazio.
Per quanto riguarda il resto, ben venga il finanziamento di multinazionali. Che mettano pure i loro adesivi sulla fusoliera della nave spaziale, che vendano pure i pupazzetti dei futuri esploratori marziani. Ma è necessario che sia posto un preciso limite a ciò che possono e che non possono fare prima, durante e dopo una missione di così enorme importanza per l'umanità.
Red Planet for Sale? How Corporate Sponsors Could Send Humans to Mars

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