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Mondiali del Brasile: due o tre cose da sapere sulla Nazionale della Costa Rica

Creato il 09 dicembre 2013 da Eldorado

In Costa Rica il calcio è sacro. Paese piccolo passione grande, per i costaricani l’essere approdati al quarto mondiale –delle ultime sette edizioni- è stata la conferma di valere davvero qualcosa nel panorama calcistico internazionale. Un riconoscimento dovuto per un paese che vive gli incontri della Sele come una festa, che rasenta quasi uno stile di vita. Il giorno delle partite della nazionale la Costa Rica si ferma ed i ticos vestono quasi fosse un obbligo morale ed una responsabilità civile, la maglietta rossa bordata di bianco-blu che richiama la bandiera nazionale. Quindi, tutti a tifare: allo stadio, nei bar, nelle case dove l’occasione serve per organizzare parrilladas e lunghissime discussioni sui convocati. Quattro milioni di commissari tecnici, i ticos –le cui simpatie a livello di club sono equamente divise tra Liga, Saprissa ed Herediano- si ritrovano uniti nel sostenere la Selección come un sol uomo.

Seconda nel girone eliminatorio dietro solo agli Stati Uniti, la Costa Rica ha costruito la qualificazione in Brasile con una striscia casalinga perfetta: cinque partite, cinque vittorie, tra cui spiccano proprio il 3-1 agli Usa di Jurgen Klinsmann ed il 2-1 al Messico. Il giocatore stella è Bryan Ruiz, un attaccante di 28 anni che, dopo tre stagioni in Belgio e due in Olanda (campione con il Twente) è approdato nel 2011 al Fulham. Classica storia da libro ¨Cuore¨: nato in un quartiere difficile della capitale e con una gamba più corta dell’altra, un poco come Garrincha, Ruiz trova nel pallone riscatto e gloria. Prima nella Liga Alajuelense, poi con il gran salto nei campionati europei fino alla Premier League. Dietro di lui una serie di giocatori che affilano armi e destrezza in vari campionati europei: il portiere Keylor Navas (del Levante), il difensore Junior Díaz (Mainz 05), i laterali Oviedo (Everton) e Bolaños (Copenaghen), il centrocampista Celso Borges (AIK Stoccolma) e, in attacco, colui che viene considerato uno dei migliori talenti del calcio centroamericano, Joel Campbell, 22 anni, di proprietà dell’Arsenal quest’anno in prestito all’Olympiacos. Ad allenarli è il colombiano Jorge Luis Pinto, 60 anni, una manciata di campionati vinti in Perù, Costa Rica e nella natia Colombia, che ha saputo dare ai giocatori della Selección soprattutto la convinzione dei propri mezzi. Fortissima in casa (in amichevole ha pareggiato anche con Argentina e Spagna), però, la squadra si perde quando deve affrontare gli impegni in trasferta. Da malandrina ed ardita tra le mura di casa, si trasforma in difensivista e timida negli incontri fuori. Forse, proprio qui sta la chiave per interpretare quella che sarà la partecipazione della Costa Rica ai prossimi Mondiali in Brasile. Legato al 4-4-2 quando deve giocare in casa, Pinto in trasferta preferisce arroccarsi, affidandosi ad un centrocampo energico per rintuzzare il gioco avversario e alla giornata di buena suerte dell’unica punta di riferimento.

In Italia 90, alla sua prima apparizione nella fase finale, la Costa Rica fece notizia per le sue vittorie contro Scozia e Svezia che gli valsero il passaggio agli ottavi, dove si spense contro la forza offensiva dell’allora Cecoslovacchia (Skuhravy fece una tripletta). L’allenatore di quei giorni era Bora Milutinovic, il serbo giramondo, che riuscì ad interpretare perfettamente il valore del calcio costaricano, aggiungendo all’innato talento che, si sa, da solo non serve per vincere le partite, il rigore tattico di cui i ticos erano carenti.

Da allora, il passaggio nelle due seguenti fasi finali (Corea/Giappone 2002 e Germania 2006) è stato incolore: una vittoria (contro la Cina), un pareggio e quattro sconfitte. Ora a giugno l’aspettano Italia, Inghilterra ed Uruguay. Per noi non sarà un avversario completamente nuovo. A livello di nazionali maggiori ci siamo incontrati una sola volta, durante la preparazione ai Mondiali degli Stati Uniti. Finì 1-0 con gol di Beppe Signori. Ma attenzione. Al Rose Bowl di Pasadena, alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, l’Italia di Zenga, Franco Baresi, Fanna e Serena, già qualificata agli ottavi, perse 1-0 con la Selección. Era il 2 agosto, giorno della Madonna di Cartago, patrona della Costa Rica ed il miracolo avvenne. Un’impresa di cui, ancora oggi, i ticos vanno orgogliosi e che faranno di tutto per ripetere. Qui, le fasi salienti di quel Costa Rica-Italia 1-0: http://www.youtube.com/watch?v=ayI7UtcEems


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