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Monet e la delicatezza della luce

Creato il 09 marzo 2016 da Artesplorando @artesplorando

Monet e la delicatezza della luce

Claude Monet, impressione, sole nascente

Tra tutti i pittori dell’impressionismo, Claude Monet può essere considerato il più impressionista. La sua personale ricerca pittorica non uscirà mai dai confini di questo stile, benché egli sopravviva molto più a lungo dell’impressionismo.
E' necessaria quindi una piccola introduzione a questo movimento per capire Monet: il nome, come forse già saprete, deriva dall’epiteto, inizialmente usato in senso spregiativo contro i pittori del gruppo, tratto dal titolo di un quadro di Claude Monet.
I pittori di questo movimento rivoluzionario cercarono di cogliere gli effetti di luce, come l’impressione più immediata della visione. Punto chiave è la negazione dell’illuminazione artificiosa dell’atelier, praticando la pittura all’aria aperta (en plein-air ), usando una tecnica pittorica rapida e sciolta e rinunciando al chiaroscuro artificiale in favore di ombre colorate.
Ciò che vediamo nei dipinti impressionisti è una totale fusione di oggetto e spazio, pensato come fenomeno cromatico e luminoso. L'impresionismo fece riemergere l’interesse per il vero, in una ricerca di libertà totale, nel soggetto e nell’espressione, utilizzando processi di rappresentazione totalmente anti-accademici.

Monet e la delicatezza della luce

Claude Monet, Cattedrale di Rouen

Ma torniamo a Monet: Oscar-Claude Monet nacque a Parigi nel 1840. Trasferitosi con la famiglia a
Le Havre, verso il 1845, frequentò il collegio di La Meilleraye; giovanissimo, tra il 1856 e il 1858, acquisì una discreta reputazione come caricaturista. Verso il 1858, incontrò il pittore Eugène Boudin che, riconoscendone il talento, lo incoraggiò allo studio del paesaggio dal vero, all’aperto, secondo la tradizione olandese. Lo stesso Monet, nei suoi ricordi, sottolineò il ruolo decisivo che questi insegnamenti ebbero su di lui. Nonostante il rifiuto della municipalità di Le Havre di concedergli una borsa di studio, Monet si recò a Parigi nel 1859, dove riportò una forte impressione dai paesaggi di Daubigny e di Corot esposti al salon.
Nella capitale entrò in contatto con Amand Gautier, artista di ispirazione realista, e Constant Troyon, affermato animalista, ma di cui egli apprezzò soprattutto le capacità paesaggistiche. Lo stesso Troyon insistette per far iscrivere il giovane artista all’atelier di Couture, ma Monet optò invece per l’Académie Suisse, atelier libero, dove incontrò Pissarro.
Contemporaneamente frequentò la Brasserie des Martyrs, ritrovo di artisti e intellettuali. Il soggiorno parigino venne interrotto nel 1861, quando Monet fu costretto a partire per l’Algeria per assolvere agli obblighi militari: problemi di salute ne imporranno il rimpatrio alla fine del 1862.

Monet e la delicatezza della luce

Claude Monet, Donna con ombrello

Ritornato a Le Havre, Monet strinse amicizia con l’olandese Jongkind, la cui cultura artistica segnò in maniera determinante la sua formazione. Superati alcuni contrasti con la famiglia, ottenne il consenso a ritornare a Parigi, dove entrò nell’atelier di Gleyre, e vi incontrò Bazille, Renok e Sisley. In compagnia di Bazille soggiornò nel 1863 a Chailly-en-Bière, località della foresta di Fontainebleau, dove eseguì paesaggi prossimi alla tradizione di Barbizon e di Daubigny. In un nuovo
soggiorno a Chailly, nel 1865, conobbe Gustave Courbet: Monet affascinato dalle opere courbettiane ne studiò con passione la tecnica. L’influenza di Courbet si intrecciò con quella di Manet, che proprio in quegli anni aveva posto con evidenza il problema della rappresentazione di figure en plein air con il suo Le déjeuner sur l’herbe (1863), opera che aveva avuto ampia risonanza nella cerchia frequentata da Monet.
Di stretta ascendenza courbettiana, Monet realizzò Donne in giardino, dipinto abbozzato direttamente en plein air con l’intento di preservare le qualità naturali di spontaneità e luce della scena: l’opera venne però rifiutata dalla giuria del Salon del 1867.
Gravi difficoltà economiche costrinsero l’artista a lasciare Parigi tra il 1868 e il 1869: in questo periodo realizzò alcuni scorci della Senna, volti alla resa dei riflessi della luce sull’acqua e considerati dalla critica compiute anticipazioni della pittura impressionista.

Monet e la delicatezza della luce

Claude Monet, donne in giardino

Nel 1870, un nuovo rifiuto del Salon ad accettare le sue opere inudsse Daubigny a dimettersi dalla giuria. Da Trouville, dove risiedeva,  Monet apprese la notizia dello scoppio della guerra franco-prussiana: sollecitato da Daubigny, si trasferì a Londra (1870-71), dove si rifugiarono anche Pissarro, Bonvin e Sisley. Con Pissarro, Monet approfondisce la conoscenza della pittura di Gainsborough, Constable e Turner. Al termine del conflitto e dopo la repressione della Comune, Monet rientrò in Francia attraversando l’Olanda.
Nel 1872, si stabilì ad Argenteuil; i dipinti di questo periodo si segnalano per la particolare luminosità e brillantezza delle superfici. Manet aiutò in quegli anni Claude a superare nuovi problemi finanziari e lo ritrasse nel suo famoso atelier galleggiante, realizzato sull’esempio di quello di Daubigny. Per superare nuove difficoltà economiche, Monet propose un’esposizione collettiva di artisti indipendenti, che ebbe luogo nel 1874, presso lo studio del fotografo Nadar: con intenti sarcastici, la mostra venne definita "impressionista", neologismo che derivò dal dipinto di Monet Impression. Soleil levant.
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Nel 1876, alla seconda esposizione impressionista, Monet riscosse successo con la grande tela La Japonaise. L’anno successivo dipinse una serie di vedute della stazione di Saint-Lazare, con l’intento
di rendere pittoricamente il fumo delle locomotive, soggetti che saranno esposti alla terza mostra impressionista. Nel 1878 si trasferì a Vedieuil, che lasciò per stabilirsi definitivamente a Giverny nel 1883. A partire dal 1880, Monet fu affascinato dall’idea di rappresentare l’effetto della luce sul paesaggio ad ore diverse del giorno; per raggiungere questo obiettivo, elaborò delle serie di dipinti, tra le quali è celebre quella dedicata alla cattedrale di Rouen. Realizzata tra il 1889 e il 1894, questa serie comprende cinquanta Cattedrali, percepite unicamente in funzione delle variazioni di atmosfera e luce.
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Tra il 1909 e il 1926, Monet realizzò la serie delle Ninfee, definita "grand poème de l’eau": l’esecuzione di queste grandi tele, in cui l’artista si prefigge "di rendere l’acqua con l’erba che si muove sul fondo", si accompagnò a un progressivo peggioramento della vista. Donata dall’artista allo Stato, questa serie venne collocata nelle sale dell’Orangerie alle Tuileries.
La critica ha sempre sottolineato l’influenza che queste opere tarde ebbero sul fauvismo, sull’espressionismo, fino ai più lontani sviluppi della pittura informale.

Monet e la delicatezza della luce

Claude Monet, Ninfee

Vi lascio con le belle parole che dedicò a Monet Camille Maucleir, poeta, romanziere, biografo, scrittore di viaggi, e critico d'arte:
Nessuno come lui sa ergere una roccia nelle onde tumultuose, far comprendere l’enorme struttura di uno scoglio che riempie tutta la tela, disporre un villaggio su una collina dominante un fiume, dare la sensazione di un gruppo di pini contorti dal vento, gettare un ponte su un fiume, esprimere il carattere del suolo che giace sotto il sole dell’estate. Tutto ciò è costruito con vastità, esattezza e forza, sotto la sinfonia deliziosa o ardente degli atomi luminosi. I toni più imprevisti si alternano nel fogliame; da vicino ci si stupisce di vederlo listato con strisce arancio, rosse, blu, gialle, e a distanza la freschezza delle fronde verdi appare evocata con infallibile verità. L’occhio ricompone ciò che il pennello ha dissociato e ci si accorge con stupore di tutta la scienza, di tutto l’ordine segreto che ha diretto questo ammucchiamento di macchie che sembravano spruzzate in una pioggia furiosa. È una vera musica d’orchestra in cui il colore è uno strumento con un ruolo distinto, e i cui momenti, con le loro tinte diverse, costituiscono i temi successivi.
C. Mauclair, L'Impressionnisme, son histoire, son esthétique, ses maîtres, 1904
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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