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Monster Ball Torino: rassegna stampa

Creato il 10 novembre 2010 da Gagatribe

Monster Ball Torino: rassegna stampa

TGCOM – C’era attesa in Italia per lo show “Monster ball” di Lady GaGa. I fan torinesi in un PalaOlimpico sold-out sono impazziti per il film pop che la star ha suddiviso in 4 atti (City, Subway, Forest e Monster Ball) per 19 canzoni in scaletta. Frizzante e spettacolare con cannibalismo annesso, il live è stato all’altezza del genio creativo dell’artista, che è apparsa più in carne. “Le vere donne hanno le curve”, ha detto.Il primo atto del film-opera è iniziato alle 20.45 ed era intitolato semplicemente City (città) e dopo una intro accolta da ovazioni con immagini dell’artista in bianco e nero che in versione fetish spruzza della lacca magica, Lady GaGa ha proposto – con un vestito spaziale glitterato viola e capelli biondo acceso – il primo brano “Dance in the dark” sopra una pedana e scalini di acciaio come fosse sul marciapiede di un night club. Poi atmosfera street con coriste e ballerini sopra un’auto verde circondati dal fumo per “Glitter and grease”. L’auto in panne e la strada si illumina d’incanto è tempo di “Just dance” in cui la cantante rimane in guepiere di pelle leopardata mostrando le sue rotondità, oggetto di scherno da parte di alcuni giornali di gossip. Ritmi ancora più serrati per “Beautiful, dirty, rich” e le scalinate che si sono illuminate mentre i ballerini si attorcigliano. La musica poi si ferma e Lady GaGa si intrattiene sulla pedana centrale che attraversa il pubblico assieme a un ballerino di colore travestito da donna. Cambio d’abito velocissimo con un abito rosso acceso e spalline enormi per intonare “The Fame” con ballerini seminudi e accompagnata dalle coreografie improvvisate dai fan sugli spalti. Poi cala il sipario per dar spazio a un filmato registrato con Lady GaGa vestita di bianco che mangia e addenta come un cannibale un cuore (finto). Nel frattempo una ballerina vomita del liquido turchese sopra la cantante. Queste immagini avevano già creato polemiche da parte delle associazioni dei genitori nei mesi scorsi. Il secondo atto è intitolato Subway (Metropolitana), ambientato appunto in una metropolitana argentata in cui Lady GaGa appare come una suora bianca, fasciata da un abito totalmente trasparente di plastica bianca e due croci sui capezzoli. Così viene introdotto, con un corpo di ballo scatenatissimo, “Love game”.

Monster Ball Torino: rassegna stampa
Prima di proporre la dance di “Boys boys boys” la cantante - lanterna-faro in mano – incita i suoi fan a ballare: “La dedico ai gay italiani e al loro orgoglio”. Un lungo prologo per ringraziare i suoi eccentrici “mostriciattoli italiani” e via alle note scatenate di “Money honey. Durante l’esecuzione Lady GaGa scompare per lasciar spazio al corpo di ballo e alla band per qualche minuto. Ed ecco poi che la diva torna di nero vestita con occhiali neri glitterati a coprirle il volto. Colpo di scena e l’artista rimane con un due pezzi nero per proporre la hit “Telephone” che letteralmente incendia il pubblico presente in un delirio collettivo. Fasciata dalla bandiera italiana propone l’intermezzo al pianoforte - che a un certo punto si accende con un fuoco al centro – per poi intonare “You and I”, una ballad inedita e struggente del prossimo album che uscirà nel 2011 che lascia presagire sarà diverso e meno dance del precedente. “Sono molto orgogliosa di essere qui stasera perché parte della mia famiglia viene da questo Paese che hanno lasciato per il sogno americano ma nel cuore è sempre rimasto un sogno italiano. Non la vostra lingua ma so cucinare come una fot*** signora italiana!”. E senza fronzoli missati e ritmi dance ha dimostrato di essere intonata e avere una voce potente.Un enorme cono con led illuminati cala sulla pedana - trasformata per qualche istante in una discoteca – per far sì che Lady GaGa potesse cambiarsi d’abito assieme alle sue ballerine. Poi la cantante riappare con un vestito bianco e un enorme copricapo che si apre a ventaglio pronta per il nuovo spettacolare capitolo del film pop denominato “Forest” (Foresta) che inizia con “So happy I could die”. Grazie a una pedana poi si eleva in aria come fosse la regina della foresta.

Un palcoscenico con tronchi di alberi spogli ed appuntiti accoglie l’artista con un nuovo abito bianco con frange a lasciarle scoperto il volto per proporre “Monster”. Uno dei momenti più intensi e discussi per le scene di cannibalismo sul palco in cui Lady GaGa salta fuori da una botola insanguinata per nutrire il suo corpo di ballo. E ancora momento da discoteca per la canzone “Teeth”. Momenti di intensità sensuale tra la cantante e un ballerino del corpo di ballo che prima si passa la lingua tra le labbra per poi mimare una fellatio con la bocca.

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Infine l’atteso tormentone “Alejandro” – e la voce della cantante inizia ad affaticarsi tanto che buona parte della canzone è interpretata dai coristi- con al centro del palco una statua enorme argentata poi accesa da fuochi d’artificio. Ancora un momento di delirio tra il pubblico per una delle canzoni più amate dell’artista che nel frattempo ha stretto la mano ai fortunati delle prime file sotto al palco. A chiudere il brano un bacio gay tra due ballerini.E via al capitolo conclusivo “Monster ball” introdotto dall’ultimo intermezzo denominato “Little Monster” in cui la cantautrice si mostra in versione fetish con abiti in lattex. In questo modo viene introdotto il brano che ha lanciato Lady GaGa nel firmamento della musica mondiale: “PokerFace”. Luci rosse e la tromba preannunciano la canzone. Ancora una volta pubblico in delirio per la cantante tutta glitterata d’argento con le spalle e il lato B coperti solo da uno strato sottile di pizzo.

Dopo l’intermezzo filmato “Apocalyptic” una delle canzoni più famose (e belle) del repertorio della cantante “Paparazzi”. La scena per “Paparazzi” era sormontata da un enorme testa di cernia-mostro e Lady Gaga ancora una volta insanguinata - indossa gli ormai famosi reggiseno e mutandine lanciafiamme – sorretta da due ballerini, entra quasi a volere sfidare l’enorme mostro con i tentacoli da polipo che poi invade letteralmente lo spazio strattonandola ma non riuscendo a sconfiggerla.

Le telecamere poi inquadrano i fan - chi urla chi si bacia appassionatamente – che invocano il bis. Subito accontentati con “Bad Romance” in un tripudio di abiti argentati ed energia pura a concludere una serata ricca di colori, musica e calore a due ore esatte dall’inizio: ore 22.45. Qualcuno nota che ha preso qualche chilo? Lei risponde: “E’ vero sono ingrassata, ma nella mia famiglia mi hanno sempre detto che una donna non è tale se non ha un bel cu** grosso e qualche curva”. Torino è stata la prima delle tre date nel nostro Paese i prossimi appuntamenti saranno al MediolanumForum di Assago (Milano) il 4 e il 5 dicembre e c” da scommettere che anche lì il palazzetto si riempirà.

ANSA -”Stasera, quando uscite di qui, voglio che ne usciate amando un po’ di più voi stessi, rifiutando chi vi ha fatto sentire esclusi, fuori dal gruppo o non abbastanza carini, perché in ognuno di voi c’é una dannata rockstar”. Pochi eccessi, molti messaggi positivi nel primo concerto italiano di Lady Gaga a Torino, dove diecimila “little monster”, così la popstar chiama i suoi fans, si sono radunati per il suo Monster Ball Tour. ßß Dal palco di Torino li saluta in italiano: “Vi amo, piccoli mostri”. Poco dopo dedica “ai gay italiani e al loro orgoglio” la canzone “Boys Boys Boys”, e suona “Speechless” al piano avvolta nella bandiera arcobaleno simbolo del movimento gay.

Accenna alle sue origini italiane: “Non so molto la vostra lingua, ma so cucinare italiano come una fottuta signora”. ßß Uno show che, se non poteva basarsi solo sui pochi pezzi dei due album di Gaga usciti finora (il nuovo “Born This Way” uscirà nel 2011), ha tenuto tutti col fiato sospeso per le scenografie e i costumi di Lady Gaga, che cambiavano continuamente. Tra le mise più esagerate della serata – tutte disegnate dalla maison Giorgio Armani che collabora coi creativi della Gagas Haus – un gigantesco abito fatto interamente di capelli biondo platino, a frange, una porpora cardinalizia con enormi spalline a punta e il costume da angelo in fibre ottiche, nylon e ali di plexiglass sfoggiato in “So Happy I could Die”. Non mancano i riferimenti alla religione, che ricordano la sua arcinemica Madonna: “Gesù ci ama tutti – dice, col collo coperto di sangue durante ‘Teeth’ – indipendentemente dalla nostra razza e dalle nostre preferenze sessuali”. E anche toni molto burlesque: il pianoforte che prende fuoco, i ballerini toy-boy, la monumentale drag-queen Posh che duetta con Gaga per tutta la prima parte del concerto. La popstar, che ha di recente messo su qualche chilo, ha lanciato messaggi rassicuranti anche alle donne del pubblico: “guardatemi, sono ingrassata, ma nella mia famiglia mi hanno insegnato che una donna non è una donna senza un bel sedere e qualche curva”.

E ai ragazzini: “A scuola i bulli mi tormentavano, ma io mi ripetevo che sarei diventata una star essendo me stessa”. Insomma la dark lady del pop icona di questi anni distribuisce al suo popolo i suoi valori. E pazienza se, a parte tutto, a parte cioé la perfezione e l’energia della serata, ogni tanto viene da chiedersi il perché e il senso profondo di tutto questo. Gran finale, poi, con tutti i pezzi forti della star: “Alejandro” con, sullo sfondo, un’immagine sacra in argento e in pista molti crocifissi, “Poker Face” e poi, dopo un interludio techno servito a preparare la sorprendente scenografia finale, “Paparazzi” (su questa canzone mostra io suo storico reggiseno lanciafiamme) e “Bad Romance”. Quest’ ultima canzone, che le è valsa pochi giorni fa l’ Mtv Award, Gaga la canta tra gli applausi del pubblico che quasi la coprono: sullo sfondo del palco il “Fame Monster”, un enorme polipo viola di cartapesta, dai denti acuminati, insegue la popstar: è il mostro della fama, il suo mostro personale.

IL GIORNALE - Era il 4 settembre 1987 quando Madonna sbarcò per la prima volta a Torino (e in Italia) con il «Who’s that Girl Tour». Un autentico uragano pop si abbattè sul capoluogo sabaudo, allora poco abituato a stare sotto la luce dei riflettori, con oltre 60mila fans scatenati, bivacchi notturni alle biglietterie (all’epoca non esisteva internet e l’unico modo di procurarsi il prezioso tagliando era quello di mettersi in fila). Tutti volevano esserci, nonostante il concerto fosse stato trasmesso in diretta su Raiuno. Quel giorno Stefani Joanna Angelina Germanotta, non ancora Lady Gaga, aveva poco più di un anno, essendo nata a New York il 28 marzo 1986.
Sembra davvero un salto nel passato il rito che si è consumato ieri sera, ancora una volta nel capoluogo sabaudo, al Pala Olimpico costruito dall’archistar giapponese Arata Isozaki, adiacente all’impianto dove si consumò il debutto di Madonna, battesimo italiano di Lady Gaga, in attesa di altre due date, il 4 e il 5 dicembre al Forum di Assago a Milano, l’unico autentico fenomeno capace di irrompere nell’estetica di fine anni zero, proponendosi come un mix a tratti irresistibile tra canzonetta pop, body art, gusto camp infarcito di scandali a sfondo sessuale e religioso. Certo, gli ingredienti di questo prodotto confezionato con astuzia, intuizione e talento risultano profondamente debitrici alla signora Ciccone, con la differenza che Lady Gaga è meno attrice e più performer e più colta della sua progenitrice. Le frequenti citazioni e i rimandi all’universo dell’arte contemporanea, del teatro off, della commedia queer, la rendono davvero artista a 360 gradi. Irresistibile per le teenagers in delirio, sfiziosa e intrigante per chi ne legge le maliziose incursioni nei territori della cultura alta.
«The Monster Ball» è l’unico mega-tour di una artista giovane del terzo millennio pensato su dimensioni faraoniche, uno spettacolo diviso in quattro atti, dalle diverse scenografie, the City, the Subway, the Forest e appunto il pirotecnico finale Monster Ball dove ha «performato» le sue irresistibili hit, Paparazzi e Bad Romance. Vertiginosi cambi d’abito, ben quindici su diciotto brani come il Renato Zero dei tempi d’oro, intervallati da voci fuori campo, scampi di video arte sofisticatissima, intermezzi di rumori ambientali e balletti nella tradizione di Rocky Horror Picture Show. Insomma un’opera pop eelettronica, come lei stessa ama definire.
Nonostante abbia pubblicato solo due album, Lady Gaga è solita stravolgere la scaletta dei suoi show inserendo sorprese dell’ultima ora. Quella torinese ha peraltro ricalcato le ultime tappe della tournée a Londra e Manchester. Entra in scena al ritmo di Dance in the Dark vestita di una tuta coperta di lampadine.
L’attacco dello show è poderoso con un megavideo convesso su cui si proiettano le immagini di Lady Gaga che, vestita da alieno con un corpetto di Jean-Paul Gaultier, fa tanto venire in mente la Madonna degli anni Ottanta. Per tutto lo show indossa abiti straordinari: quello da suora lascia intravedere ogni cosa e lo sfoggia con una pettinatura alla Moana Pozzi. I cambi palco si seguono vertiginosi mentre la cantante si esibisce alternando momenti di sublime kitsch ad altri di riflessione quasi maliconica. Come quando, suonando il pianoforte con consumata abilità e avvolta in una bandiera tricolore, cita il nonno italiano.È il momento di Love games, con lei che magnifica le virtù sessuali dei ragazzi italiani, arringa le folle come un politico consumato, mentre sui video scorrono immagini forti. Un’ora e un quarto tiratissima. Con scenografie che riproducono dalla metropoli alla giungla, come quando canta Monster in un’ambientazione ironica e tribale. Poi il gran finale con fuochi d’artifico sparati sul palco, un saluto ai gay italiani «andate a casa amando di più voi stessi» e circa diecimila persone, accorse al Pala Olimpico per lei, che ballano Bad Romance, appena premiato come miglior singolo dell’anno, o Poker Face e folle di paparazzi indaffaratissimi. Tutt’altro che banale, Lady Gaga scivola tra alto e basso facendo divertire il pubblico più sofisticato e i teenagers prima di svanire nella notte torinese.

IL SECOLO XIX -Lady Gaga è così. Stupisce ma poi replica sempre. Fomenta i suoi fan con frasi oscene, strizzata in abitini in lattice, ma poi li commuove con un pensiero per il nonno appena morto. Sventola le natiche sul naso del pubblico, avvolta nel tricolore italiano, e poi si fa seria e lancia messaggi di riscatto: «Amatevi di più». Lady Gaga disorienta, è quello che vuole. E travolge i 10.000 «piccoli mostri», così li chiama, che ieri da tutta Italia sono arrivati a Torino, al Palaisozaki, per la prima data italiana del suo nuovo tour.La Lady più famosa del pianeta srotola come da copione tutto il fetish che le viene in mente. E tutti i suoi valori: di sostegno ai gay, di coraggio ai ragazzini, «perché anch’io ero tormentata dai bulli», e alle donne, «guardatemi, sono ingrassata, ma una donna senza curve e un gran sedere non è bella».

Sul lato popolare, diciamo pure tamarro, di Lady Gaga, nuova icona pop con seguito milionario di fan e ambizioni sfrenate, c’è però un aspetto che passa quasi sempre inosservato. E che ieri l’attesa fremente di tante ragazzine, con le facce dipinte e le calze a rete rosse, ha messo in bella evidenza. Il Palaisozaki, trasformato in un tabarin, è tutto lustrini, pizzi, parrucche gialle e fucsia da cocotte. L’armamentario di questa americana tracagnotta, 24 anni, è lì riflesso in platea e sugli spalti, e evoca un mondo già visto: quello di Madonna, ad esempio, e delle Spice Girls. Ognuna ha la sua professione profana: quella di ieri è cominciata alle prime ore del mattino, con tanto di fan inferociti perché per 100 euro avevano comprato il biglietto su siti che li hanno però truffati.

Qualcuno pensa che la popstar di New York sia un piccolo genio dell’horror: lei, a Torino, lo ribadisce e cantando “Monster” lo spiattella in faccia al pubblico con del finto sangue che le cola addosso. E aggiunge: «Gesù ci ama tutti, gay e etero». La platea le risponde: fra le decine di magliette che la raffigurano c’è anche quella che la mostra appesa per il collo. Ora cosa fa Lady Gaga per essere sempre su riviste, tv e Internet? Nulla di particolare. Indossa 20 centimetri di tacco e trasforma difetti in cose da imitare.

Ieri, ovviamente, era tutto esaurito, come lo sarà il 4 e 5 dicembre a Milano, per Stefani Joanne Angelina Germanotta, che due anni fa apparve, semisconosciuta, in un palasport bolognese per far ascoltare con un corpo di ballo improvvisato “Just dance”. Se ne ricorda ancora, e lo dice qui a Torino sorridendo. Ma da allora è un altro mondo. Ora lei ci mette poco a offuscare Madonna con “Paparazzi” e anche la comica guerra con la rampante Kesha, giovanissima e arrogante americana, la vede vincitrice. Finisce sul nascere.

Non finisce però la sua voglia bruciante di stupire – lo fa coprendo il pubblico con centinaia di farfalle rosa e affascinandolo con la scenografia finale, un mostro metà polpo metà pesce – e di provocare. Lo fa da subito, quando sale sul palco cantando “Dancer in the dark” e il palazzetto vibra. Eppure l’impressione è che il trash sia sempre l’elemento principale della sua messinscena. La folla urla con lei, le canzoni vanno tutte a memoria, ma l’arena vuole di più. E lei appare sotto una croce alla cui sinistra c’è scritto “sexy ugly”, che suona come “dannatamente sensuale”. Questa ragazzotta tonda e con la faccia rincagnata non spende troppe metafore. Entra sul palco vestita da infermiera, lancia frasi oscene al pubblico, molte intraducibili, sculetta avvolta nel tricolore, suona il piano mostrando le natiche, si fa svestire da sei ballerini muscolosi e rimane con un intimo in pelle, coi lustrini dove nessuno li metterebbe.

Lei è furbissima, con una dote calcolatrice che lascia stupiti anche i più smaliziati: prima dedica un brano al nonno Giuseppe, poi al piano intona l’inedita “You and I”, per il quale il pubblico dovrà aspettare il prossimo album, “Born This Way”.

Il coraggio non le manca. Sarà anche una smandrappata ma fa le sue campagne civili, come quella contro l’omofobia. Così annuncia “Boys Boys Boys”: «Questa canzone è per i gay italiani: sarà una serata di grande orgoglio». E ancora: «Quando andrete a casa, amatevi di più. Da stasera rifiutate tutto quello che vi ha fatti sentire diversi, esclusi, brutti». Per dirlo sculetta, confonde la liberazione sessuale con le boccacce. Ma tutto non si può avere.

LA STAMPA - La storia è appena un pretesto: Lady Gaga è in città (New York, ovviamente), l’auto si guasta, così lei e gli amici optano per la metro. Si blocca pure quella, il gruppo torna in superficie, ma una tromba d’aria li trasporta nel mezzo di Central Park, che è in realtà una selva oscura e piena di pericoli. Qui Lady Gaga affronta un mostro, lo sconfigge lanciando razzi dal reggiseno e il party può cominciare. Il Monster Ball Tour sbarca a Torino e per due ore e passa il mondo gira all’incontrario: i 12 mila del Palaisozaki sono quelli «normali», quelli fuori i tipi strani. È lei stessa a spiegarlo: «Non importa quanti soldi avete, da dove venite, se sapete ballare o no; qui potete essere chiunque vogliate. E stanotte a Torino saremo tutti liberi».

La serata torinese si articola in diciotto canzoni, con un’infinità di cambi d’abito. Incomincia alle 20.45, con Lady Gaga nascosta dietro una griglia di raggi luminosi: «I am free», sono libera, canta. Poi parte Dance in The Dark, ritmo tiratissimo, ma lei è immobile, solo la sua silhouette si proietta sui teloni semitrasparenti. Che cadono, e finalmente la svelano: ha capelli gialli e un giubbotto viola con enormi spalle imbottite. Segue Glitter and Grease, poi Just Dance, il singolo d’esordio, che lei suona nel cofano di una Rolls Royce verde. «Torino!», urla lei, e il pubblico esplode, ma al «Ti amo Italia» è un boato. Lo spettacolo prosegue con Beautiful, Dirty Rich e The Fame.

Cambio di quadro, altro filmato. Una modella le siede sulle ginocchia e vomita liquido verde, Lady Gaga mangia un cuore sanguignolento: Hermann Nitsch in salsa pop. Per Love Game è vestita da suora e ne approfitta per un sermone: «Mi chiamo Lady Gaga. Voglio che liberiate di quello che non vi piace, voi siete delle superstar e siete nati così; quando andate via portate con voi questo messaggio». «Vi amo ragazzi, e vi dirò una cosa: cucino da dio i piatti italiani». È la volta di Boys Boys Boys, dedicata ai gay: «Quando andrete a casa, stasera, andateci amando di più voi stessi»; molti tra i suoi fan lo sono, e negli Usa Lady Gaga è considerata una paladina dei diritti omosessuali. Ma è per le sue origini italiane che Lady Germanotta spende parole appassionate, ricordando il nonno Giuseppe e la nonna Angelina: «Mi sarebbe piaciuto averli qui, perché so che sarebbero stati orgogliosi di me, e sono certa che ci stanno guardando». Indossa anche il Tricolore, per presentare un brano inedito e molto rock, You and I: sarà nel prossimo album, Born This Way, in uscita nella primavera del 2011.

In So happy I could Die è abbigliata da Spirito Santo e opportunamente sollevata in cielo da una piattaforma meccanica. Siamo a metà del concerto, la scenografia cambia ancora: su Monster i ballerini si scatenano in una foresta stilizzata. Lo show non è forse perfetto e asettico come quelli di Madonna, cui spesso Lady Gaga viene paragonata, ma ricco di suggestioni ed energia. «C’è una sola cosa che odio più del denaro – dice verso la fine – ed è la verità». Con Teeth arriva un altro predicozzo sui diritti gay, tra assoli di chitarra, poi è la volta di Alejandro.

Per entrare nel grande party di Lady Gaga non è necessario vestirsi di bolle di plastica, basta essere se stessi, non scendere a compromessi. Come lei, nata discograficamente appena due anni fa, con all’attivo un disco e mezzo, nemmeno trenta canzoni, di cui una decina finite nelle top ten di tutto il mondo. Canta bene, suona il piano (che va a fuoco in Speechless, uno dei rari momenti in cui il ritmo rallenta un po’), ha con i fan un rapporto privilegiato. Li chiama Little Monsters, «piccoli mostri» e si candida a diventare per loro una sorella, una madre, un’amica. Ma con Poker Face, Paparazzi e, in chiusura, Bad Romance si rivela per quello che è: la nuova regina del pop.

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