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Montezemolo, ovvero la DC

Creato il 18 novembre 2012 da Bernardrieux @pierrebarilli1
Montezemolo, ovvero la DC Della serie «Cerco un centro di gravità permanente». Siamo alle solite, luoghi comuni compresi. Montezemolo in fondo è solo l'ultimo arrivato. Anche lui vuole mettersi lì dove vogliono stare tutti: al centro, per poi, alla fine, sedersi in Parlamento, al banco del Governo,  a fianco di chi vincerà, cioè probabilmente a fianco del Pd di Bersani e Vendola. 
Gli ingredienti del piatto montezemoliano sono quelli che vanno di moda adesso, che tirano. Che hanno sempre tirato, per la verità. Un classico.  Montezemolo pigia tasti orecchiabili e orecchiati da tutti: basta con le risse, basta con il bipolarismo muscolare, con la burocrazia, con il troppo Stato, con le troppe tasse, la partitocrazia, gli sprechi, l'evasione, i furbetti. E porte aperte alla società civile. Come molti, come tutti. È montiano, sobrio, presentabile, laico e cattolico. In fondo democristiano.
E di cattolicesimo ce n'è abbastanza tra i suoi anche perché senza benedizioni Oltretevere non si vince.
C'è il ministro Riccardi, amicissimo del cardinal Bertone e fondatore della comunità Sant'Egidio, a dargli manforte. C'è il presidente delle Acli Andrea Olivero e il presidente della provincia di Trento, cattolico pure lui, Lorenzo Dellai; c'è il leader della Cisl Bonanni; ci sono miriadi di associazioni cattoliche che drizzano le orecchie, captano le parole «welfare» e «sussidiarietà» e applaudono. Tanti i docenti cattolici (Agostino Giovagnoli, Walter Ricciari, Maurizio Baradello).
 I critici lo tacciano di tardoberlusconismo; i suoi tifosi lo esaltano perché intriso di pragmatismo confindustriale. E sono ovazioni a lui e alla Tinagli (testa d'uovo montezemoliana assieme a Nicola Rossi e Carlo Calenda), quando predica i tagli agli incentivi per tagliare l'Irap; quando parla di fisco-patologia, di patrimoniale sullo Stato, di liberalizzazioni vere, di pressione fiscale al limite del tollerabile, di imposte sul lavoro incivili.  Ma guai a dire che è roba di destra. No, Montezemolo è di centro.
Ma Mr. Ferrari è in buona compagnia. A voler rifare un grande centro ci lavora da sempre Casini, erede naturale della Dc, che ieri lo ha abbracciato (forse per stritolarlo): «Parole condivisibili le sue. Siamo in sintonia ed è sempre positiva un'iniezione di concorrenza». Anche Casini, guarda un po', è aperto alla società civile e supermontiano. Idem Fini, ruotino di scorta di Pier, che dopo aver distrutto la destra cerca di riciclarsi pure al centro.
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