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Mostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- Photofestival

Creato il 03 maggio 2014 da Spaziotadini

 

Mostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- PhotofestivalMostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- PhotofestivalMostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- PhotofestivalMostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- PhotofestivalMostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- PhotofestivalMostre fotografiche a Milano: L’ALCHIMISTA di Franco Donaggio a Spazio Tadini dal 15 al 30 maggio- Photofestival

Inagurazione il 15 maggio alle ore 18.30 Spazio Tadini, via Niccolò Jommelli, 24 (mappa)

Una mostra di più di 30 opere che indicano un percorso significativo dell’attività artistica di Franco Donaggio. L’artista, dopo aver sviluppato una personalissima poetica piegando la fotografia agli intenti di una sua ricerca di gusto surreale e metafisico, si muove con acume all’interno di un universo analogico e virtuale, creando raffinate immagini in bianco e nero e a colori dotate di straordinaria pulizia formale. La mostra è frutto della collaborazione tra Sabrina Raffaghello e lo Spazio Tadini.

L’esposizione L’Alchimista ci introduce nei mondi virtuali dell’artista attraverso quattro significativi capitoli della sua opera: Metaritratti, Station, Prima del giorno, fino al più recente Gli Spazi di Morfeo. “Lavori che utilizzano linguistiche diverse tra loro – commenta Paola Riccardi – tutte riconducibili alle concettualizzazioni e alle sperimentazioni dei grandi movimenti artistici del ’900, dalla pittura metafisica al cubismo, dal dadaismo al surrealismo”.

 Al centro dell’opera di Donaggio vi sono temi legati all’uomo, all’ambiente che lo accoglie e lo circonda, alla comunicazione tra esseri umani ed il rapporto tra queste dimensioni si visualizza in ogni progetto attraverso una diversa e particolare atmosfera, sempre portatrice di una rappresentazione ultra-soggettiva del reale. Un tratto grafico pregnante contraddistingue ogni immagine, una dimensione fortemente onirica e surreale caratterizza la sua intera opera. “Utilizzo il mezzo fotografico per…’vedere dentro’, – parla di sé Franco Donaggio -alla scoperta di spazi occulti nella mia dimensione mentale, dove arrivano echi del mondo reale, dove la realtà fotografica viene quasi dimenticata per lasciare posto ad altro. […] Nella mia dimensione di artista la fotografia è uno strumento di conoscenza interiore, una pratica sciamanica per andare altrove”.

Artista e professionista attivo dalla fine degli anni ’70, premiato nel 1992 con il riconoscimento Pubblicità Italia per la fotografia di still-life ora dedito esclusivamente alla fine art photography.

In contemplazione

testo di Paola Riccardi

 La ricerca visiva di Franco Donaggio si articola in diversi capitoli che hanno in comune un’assorta contemplazione del visibile tramite il filtro di un pensiero interiore. Scrive Donaggio della sua fotografia: Utilizzo il mezzo fotografico per ‘vedere dentro’, alla scoperta di spazi occulti nella mia dimensione mentale, dove arrivano echi del mondo reale, dove la realtà fotografica viene quasi dimenticata per lasciare posto ad altro.” Un’alterità che prende forma da una realtà ricreata in senso onirico e soggettivo, cassa di risonanza dei sentimenti dell’autore, delle sue fantasie, delle sue fragilità. A sostanziare la narrazione, una capacità di emozionarsi di fronte all’insita forza espressiva di ciò che è sottoposto al proprio sguardo e un’intima necessità di invenzione tramite il mezzo fotografico. Riportando, con un narrare soggettivo, propri mondi. In un’intervista Donaggio afferma: “[…] penso non esista una realtà assoluta e che ogni essere umano possa avere una sua percezione, creando così mille realtà differenti. […] “. Donaggio vive e crea in una dimensione di continua sperimentazione visiva in cui il contenuto prevale in senso assoluto sulla forma. Ogni progetto ha il significato di una metamorfosi individuale, di un’incessante e rapida rigenerazione interiore, di un esercizio spirituale libero da qualunque condizionamento mentale e alimentato dall’immaginazione, alla ricerca di un altrove che è specchio dell’Io. Invenzione, gioco, poesia sono gli stimoli che lo spingono a creare e a comunicare tramite le proprie immagini; l’artista stesso parla del mezzo fotografico come di una vela di barca alimentata dal vento dell’immaginazione.
 Tra i capitoli in mostra a Spazio Tadini vi sono i ‘Metaritratti’: poliedrici, sfaccettati, altamente interpretativi, con un forte richiamo al cubismo e all’espressionismo; l’affascinante capitolo ‘Prima del giorno’ – un progetto tutto realizzato lavorando tra il crepuscolo e le prime luci dell’alba – che sembra ricollegarsi stilisticamente alla pittura di De Chirico o di Savinio ed assegna a spazi metafisici un significato rintracciabile nelle profondità dell’animo dell’artista. “’Prima del giorno’ è una discesa nelle mie penombre, in un percorso attraverso spazi sospesi, lungo il respiro della notte.” Dominano in tutto il progetto i temi della solitudine e della fragilità umana, l’Uomo appare minuscolo individuo perso e sospeso in disadorni paesaggi simbolici. Lo spettatore è messo di fronte a composizioni di grande effetto visivo, maestose visioni che interpretano una dimensione spazio-temporale astratta dal quotidiano, magici equilibri compositivi. Nella serie ‘Station’ figure fluttuanti e fuggevoli rappresentano l’isolamento e il senso di incertezza; l’autore descrive così questo capitolo: “in Station ho cercato di sublimare la poetica fragilità dell’essere umano, spesso solo, in un arduo percorso di ricerca esistenziale, nella fuga dalle proprie domande senza risposta.” Nel corpo di lavoro ‘Gli spazi di Morfeo’, il più recente nella produzione dell’artista,il corpo della donna, ‘casa primaria’ dell’uomo è messo in dialogo con l’idea di città come ‘casa antropologica’ dell’uomo stesso. Qui corpi statuari, immensi, esplorabili dallo sguardo come simboliche umane architetture sono immersi in scenari urbani a evidenziare il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo accoglie, a sottolineare la necessità di equilibrio e armonia tra l’essere umano e i luoghi che abita.
Alla base della poetica di Donaggio vi è dunque una pratica creativa costantemente incentrata sull’indagine del sé. Interessante è la definizione che Donaggio dà della sua fotografia in termini di “terapia conoscitiva” sostenendo che il grande lavoro necessario alla composizione di ogni immagine corrisponde alla complessità del processo di indagine psicologica messo in atto su sé stesso e sulle proprie angosce: “Quando sono davanti al monitor, divento il burattinaio delle mie paure”.
Una fotografia quella di Donaggio, che necessita di essere capita e interpretata, oltre che semplicemente osservata.
Un tratto grafico pregnante e una dimensione fortemente onirica e surreale caratterizzano tutta la sua opera. Un raffinato bianco e nero dai neri profondi, superbe stampe in grande formato che non fanno avvertire il grande lavoro che sta dietro a ogni immagine e grande sapienza tecnica, appagano la vista e conducono lo spettatore in un mondo intimo di complesse geometrie esistenziali.
Con magistrale sapienza alchemica, l’artista riesce ad accentuare il fascino del mistero dosando le forze dell’equilibrio compositivo, e attraverso magici legami tra elementi estetici, offre all’osservatore un senso di maestoso e poetico che per abitudine e stanchezza, sembriamo aver perduto.

Spazio Tadini associazione fondata da Francesco Tadini e Melina Scalise

 


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