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Mozambico e Italia / "Cui prodest" la nostra Cooperazione ? / Risponda ministro Riccardi

Creato il 04 ottobre 2012 da Marianna06

Mozambico21

 

Sono trascorsi esattamente 20 anni (1992-2012) da quando in Mozambico è terminata la guerra civile (le forze in campo erano rispettivamente quelle dei guerriglieri del Frelimo e della Renamo, socialiste le prime,nazionaliste le seconde ), che era   incominciata nel Paese agli inizi degli anni ’80.

Un guerra che,dopo la fine del lunghissimo dominio coloniale portoghese (1975) ha lasciato , al termine, sul terreno, un cospicuo numero di morti, di feriti e di devastazioni inaudite del territorio come, purtroppo , è  d’obbligo dopo ogni conflitto.

La fine delle operazioni belliche avvenne, a suo tempo,sopratutto grazie alla mediazione politica e diplomatica della Comunità di Sant’Egidio, con gli accordi di Roma (1992) e, due anni dopo, ci furono nel 1994 le prime elezioni del Mozambico libero.

Un Mozambico dall’economia certamente fragile, considerati i precedenti, e bisognoso di tutto.

Un Paese spaccato in due anche dalle difficili oggettive condizioni climatiche e dalla povertà materiale e culturale esistente.

Un Nord che era, ed  è ancora oggi, molto povero di servizi (scuole-sanità) e un Sud e la fascia costiera, che è appena appena leggermente più agevolato dalla vicinanza all’oceano e quindi dai vantaggi di un  turismo, che comincia a prendere in considerazione il Mozambico.

Oggi ,dunque, 4 ottobre, giorno di San Francesco, il “giullare” di Dio,il poverello di Assisi, si festeggia in tutto il Mozambico l’indipendenza raggiunta.

Festeggiano i ricchi (quei pochi che pur ci sono) e festeggiano( a modo loro) i poveri.

A questo punto l’indipendenza,diciamo, che è cosa fatta. Ma la libertà c’è davvero per il Mozambico e i mozambicani?

Per essere “liberi”, occorre essere liberi a tutti gli effetti dal bisogno. E questo, come si accennava non è, o meglio, non è ancora.

Per rimettere in piedi il Paese dalla metà degli anni ’90 in avanti c’è stato immediato il concorso esterno, dall’Italia, di parecchi e differenti attori sociali. Dalla Chiesa missionaria,che si è spesa senza risparmio, al volontariato laico e/o confessionale, alla cooperazione internazionale.

E ci sono stati, tutto sommato, anche discreti se non ottimi frutti.

Ora, però, da un giorno all’altro, si sono scoperti gas( 2 mila miliardi di metri cubi) e forse petrolio in qualche parte del Mozambico e,diciamo che, secondo politici, cooperanti e privati, i doni fatti in passato andrebbero restituiti.

Ecco che l’Eni, quella appunto del “cagnone a sei zampe”, la “nostra” Eni, corre a darsi da fare per costruire in Mozambico ben due centrali elettriche.

Precisamente una nel nord e una nel centro- sud del Paese africano. E il chief  corporate operations officer della società precisa che si tratta di un investimento di 700-800 miloni di dollari per ciascuna centrale

E si chiede anche l’intervento della UE per il finanziamento della rete di distribuzione.

Nelle conclusioni del Forum sulla Cooperazione internazionale, tenutosi  pochi giorni fa a Milano, si è detto che cooperazione e internazionalizzazione delle imprese è un binomio perfetto per un richiamo alle responsabilità sociali delle imprese stesse e  il loro coinvolgimento attivo in modo sinergico con il settore pubblico e il no-profit.

Facciamo posto ,tuttavia, a un po' di scetticismo in merito, nonostante gli sforzi seri e mirati del gruppo di lavoro,coordinato dal ministro Riccardi.

Trovo valido il progetto sulla carta, mi pare anzi una specie di bel libro dei sogni da far leggere alle autorità del Mozambico per strappare le famose concessioni, ma ritengo che gli scenari effettivi, in loco, saranno poi quasi certamente altri.

E credo poco alle ricadute indirette nel sociale per i mozambicani.

 Specie per i mozambicani poveri, quelli che io so che hanno bisogno di cibo, istruzione e tanta salute, che non c’è.

E parlo di malaria e tubercolosi ( per tacere dell’aids,che uccide, come ben si sa, giovani e anziani, uomini e donne), che sono molto diffuse e proprio al nord,dove si registrano, inoltre, tassi spaventosi di analfabetismo , per cui è complicatissimo anche poter fare prevenzione.

E dico ciò pensando ,con stizza, sopratutto alla “svendita” letterale di territorio mozambicano, fatta  e ancora in corso da parte dalle autorità governative del Paese, di migliaia di ettari

Estensioni di terreno che le multinazionali straniere (cioè il settore “privato” che il Forum di Milano non ha minimamente intaccato o messo in discussione nelle sue argomentazioni d’accademia, semmai il contrario) hanno acquistato per realizzare colture estensive, destinate alla produzione di combustibili “puliti”.

E questo, sottraendo, come è ovvio, la terra ai contadini locali e alle loro famiglie.

 

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  Nell'immagine in basso la cartina del Mozambico

Mozambico-cartina

 


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