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Muccino e quell'improvvido post su Pasolini.

Creato il 04 novembre 2015 da Alessandromenabue
Muccino e quell'improvvido post su Pasolini.L'altro ieri Gabriele Muccino ha scritto un post su Facebook (poi cancellato, ma su internet tutto resta) dedicato al Pasolini regista. Lo scritto - confuso e sintatticamente involuto - è sintetizzabile attraverso alcuni suoi passaggi: "Ho sempre pensato che Pasolini regista fosse fuori posto, anzi, semplicemente un non regista. Uno che usava la macchina da presa in modo amatoriale, senza stile, senza un punto di vista meramente cinematografico sulle cose che raccontava. (...) In quegli anni Pasolini regista aprì involontariamente le porte a quella illusione che il regista fosse una figura e un ruolo accessibile a chiunque, intercambiabile o addirittura improvvisabile rendendo il cinema un prodotto avvicinabile da coloro che il cinema non sapevano di fatto farlo. (...) Il cinema Pasoliniano aprì le porte a quello che era di fatto l’anti cinema in senso estetico e di racconto. Il cinema italiano morì da lì a pochissimi anni con una lunga serie di registi improvvisati che scambiarono il cinema per qualcos'altro".
Sinceramente non conosco bene il cinema di Muccino, l'unico suo film che ho visto è L'Ultimo Bacio e lo ricordo come una pellicola caotica, priva di qualunque estetica, girata con stile piatto e attori costantemente sopra le righe e poco credibili. Un pollaio ingovernabile, diametralmente opposto al rigore dell'opera pasoliniana. Detto questo mi limito a rilevare che se volessimo prendere per buone (e non lo sono) le tesi espresse nel suo post, Muccino dovrebbe eterna riconoscenza a Pasolini in quanto ampiamente beneficiato dall'apertura delle porte dell'anticinema. Nel suo caso un portone.

Qualcuno potrebbe obiettare: non può Muccino avere una sua opinione su Pasolini, per quanto impopolare possa essere? Certo che può averla, ed è suo diritto esprimerla nella consapevolezza che le sue parole daranno vita ad un dibattito anche aspro. Se però cancella il post a poche ore dalla sua pubblicazione e il giorno dopo arriva addirittura a chiudere il suo account Facebook (che aveva riattivato in maniera un po' ruffiana in occasione dell'uscita del suo nuovo film) evidenziando - e non è la prima volta - un preoccupante tasso di vittimismo (nel suo ultimo post, prima della chiusura, ha scritto "Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino"), sorge il dubbio che le sue convinzioni non siano poi così salde e che il confronto con il pubblico non sia di suo interesse.

Altra obiezione: Muccino si è limitato a criticare il Pasolini cineasta. Che ha detto di così insopportabile? Il problema non sta tanto nell'opinione espressa da Muccino ma in alcuni dati di fondo che personalmente non riesco a condividere. Personalmente ritengo che l'uso della macchina da presa e più in generale la tecnica registica pasoliniani fossero quanto mai consapevoli e adeguati a quelle che erano le sue narrazioni. Si tratta naturalmente di opinioni, io ho la mia e Muccino - che certamente di cinema ne sa molto più del sottoscritto - ha la sua ed evidenzia una distanza incolmabile tra due diversi approcci al mondo del cinema: se PPP era privo di stile ed usava la macchina da presa in maniera amatoriale, ne deduco che per estensione Muccino penserà le stesse cose - faccio il primo esempio che mi viene in mente - di un Bresson e di tutti i maestri del minimalismo, espliciti riferimenti per il Pasolini regista. E io non posso che dissentire e considerare quelle di Muccino critiche mosse da una visione superficiale del lavoro cinematografico pasoliniano e di quelli che stilisticamente sono i suoi principali ispiratori, a partire appunto da Robert Bresson.

Ancora: non sarà forse che Muccino paga anche un ostracismo dovuto alla scarsa considerazione di cui gode, manco fosse un Vanzina qualsiasi? In realtà dietro alla macchina da presa, almeno tecnicamente, se la cava bene. Ribadisco: di Muccino ho visto soltanto L'Ultimo Bacio e francamente non ricordo questo indimenticabile sfoggio di tecnica, forse perché distratto dalle grida inconsulte di Stefano Accorsi e Giovanna Mezzogiorno e da una sceneggiatura sciatta, colma di dialoghi prevedibili e superficiali. Non mi risulta che i suoi lavori successivi si discostino più di tanto da quella pelliccola. Certamente è chiaro che sarebbe ingiusto assimilare il cinema di Muccino a quello dei Vanzina, ma è altrettanto opportuno ricordare che i figli di Steno non hanno mai cercato di spacciare per arte la loro fuffa, al contrario di Muccino che da sempre è alla ricerca di quel riconoscimento critico che non può ottenere per il semplice fatto che in quasi vent'anni di carriera non ha prodotto nulla di rimarchevole. Anziché criticare Pasolini e fare il permaloso sui social, forse Muccino dovrebbe impegnarsi per creare un'opera che resti, se proprio vuole ottenere quel tanto agognato apprezzamento.

(Ringrazio Claudio Gavioli le cui argomentazioni e stimolanti critiche si sono rivelate efficace pungolo per la stesura di questo post.)



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