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Muffa

Creato il 28 dicembre 2011 da Andima
Il freddo che decide d'attaccare l'epidermide scoperta non perde certo tempo a tagliuzzare ed arrossare, dalle orecchie al naso, cercando di vincere la battaglia e imporre la ritirata in un bar, un negozio o casa di qualcuno, ovunque non risponda nebbia ad ogni respiro ed il collo possa lasciare la pressione sulle spalle e tornare a guadagnare centimetri d'altezza. Ovunque è casa sua, questa volta, lui che non si decide a lasciar le lenzuola e vi costringe ad una visita improvvisa quando però c'è tempo e voglia anche per queste cose. In fondo, son vacanze. C'è puzza di muffa qui - esclama uno del gruppo - quando forse sussurrare sarebbe stato più opportuno. Delicati, voi, non lo siete stati mai. C'è puzza di muffa qui e gli si arricciano le narici, s'inarca un sopracciglio e lo sguardo diventa quasi intelligente, ma solo per un attimo. Certi attimi, a vederli, non è facile. Ci hai provato pure tu, ad annusare per qualche istante ma niente, niente muffa per te.
Il calore che decide d'abbracciare tutti intorno al tavolo, finalmente nell'angolo di un bar, non perde certo tempo a trasmettere benessere e rilassare i muscoli del viso, quasi fosse una grossa carezza, quasi risvegliasse sorrisi intimiditi, che loro, i sorrisi, son come luci contagiose. Quando son sinceri, però. E sinceramente ti perdi un po', quando si parla soltanto dei tacchi delle ragazze, che van di moda quest'anno, altissimi, sembra, e di come da un tacco si possa supporre l'intera persona con aggettivi in dialetti stonati. Tu, con i tacchi, mai andato d'accordo. E ti perdi anche quando c'è chi insiste che lui, un figlio omosessuale, lo sparerebbe nella culla. Solo, nella culla, non è facile. Ma non hai il tempo d'approfondire, che c'è chi ha quasi un bisogno vitale nel riservare un tavolo in una discoteca di tendenza, quasi rappresentasse sangue blue nelle vene. Un tavolo, addirittura riservato, manco a casa ce l'hai. E all'improvviso ti si arricciano le narici, ti s'inarca un sopracciglio e lo sguardo diventa quasi intelligente, ma solo per un attimo. Sì, proprio lei. Puzza di muffa. Doveva essere l'alito di chi vantava il costosissimo regalo di natale alla ragazza. Puzza di muffa. O chi attaccava il pippone che le cose che aveva mangiato lui, qui, a sud, a natale, te le sognavi a Bruxelles. Tu, se per avere quelle cose a tavola, a Bruxelles, devi portarti mamma con te, no grazie.
Quando rientri con la testa gobba, inchinata al freddo vincitore, metti una mano davanti la bocca e t'aliti tra le dita, preoccupato. Arricci le narici. Inarchi un sopracciglio. Lo sguardo, non lo so, se diventa quasi intelligente. E per un attimo quasi tentenni, se ce l'hai pure tu, la puzza, la muffa. Un po', è probabile. Corri a domandare a Google, preoccupato: segno di decomposizione... scarsa ventilazione d'aria... si manifesta prima con piccoli puntini, poi si espande... spesso uccisa dalla luce diretta del sole. E tanto altro.
Che si espande, lo avevi capito. Che mancava l'aria, pure. Che dove c'è tanto sole non dovrebbe esserci, strano. Mi sa che t'ha distrutto la metafora, il sole, lì, a sud. Peccato. Niente muffa, forse. La puzza, però, c'era.

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