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Mulholland drive (di David Lynch, 2001)

Creato il 24 febbraio 2012 da Iltondi @iltondi

Betty (Naomi Watts) arriva a Los Angeles piena di speranze per la propria promettente carriera di attrice. Rita (Laura Harring) invece è appena rimasta coinvolta in un brutto incidente d’auto e vaga scioccata fino a rifugiarsi in una casa vuota. Lì si incontreranno le due ragazze, per puro caso, senza essersi mai viste prima. Rita non ricorda più niente, e Betty si prende cura di lei, dando vita a un’inaspettata complicità. Mulholland drive (di David Lynch, 2001)

Naturalmente non posso che associarmi a chi ha ritenuto difficile – se non impossibile – dare un’interpretazione razionale a questa pellicola (cosa che peraltro avviene ogni volta che il regista americano realizza un nuovo film). Costituirebbe solo un’inutile perdita di tempo, d’altronde, provare ad attribuire significati freudiani o di altro tipo all’intricato percorso onirico intrapreso da David Lynch, ovvero: la figura più enigmatica appartenente all’universo filmico. Mullholland drive è un viaggio tra sogno e allucinata realtà, basti dire questo. Come sempre, nei suoi film Lynch fonde tecnica (qui camera a spalla quasi mai ferma, soggettive, primissimi piani, inquadrature da prospettive insolite, qualche carrello e pura una ripresa aerea) e virtuosismi di sceneggiatura (due livelli narrativi uniti ma separati allo stesso tempo). Le musiche inquietanti sono del fido Angelo Badalamenti, curiosamente presente anche come attore nei panni del gangster Luigi Castigliane. Ma Mulholland drive è anche omaggi al cinema anni ’40 (vedi il ballo swing prima dei titoli di testa e Gilda di Rita Hayworth), situazioni tragicomiche e personaggi volutamente ridicoli (la moglie di Adam Kesher/Justin Theroux e il suo amante, ma soprattutto il sicario pasticcione), sferzate allo star system hollywoodiano (favoritismi, interventi “mafiosi”, vecchie glorie lampadate e arrapate), presenze oscure (il boss e il cowboy), uno spavento improvviso (il senzatetto che spunta da dietro l’angolo) e una scatola vuota (sicuri che sia vuota?). Infine, un paio di scene cult ad alto contenuto erotico tra Naomi Watts e Laura Harring. Lynch candidato all’Oscar per la migliore regia e premiato a Cannes pari merito con Joel Coen per L’uomo che non c’era. Si potrebbe parlare a lungo di questo film “infinito”, ma ci si deve pur fermare, da qualche parte, in “Mulholland drive”.



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