Magazine Musica

Musikfest Stuttgart 2015 – Sichten auf Bach

Creato il 12 settembre 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©Holger SchneiderFoto ©Holger Schneider

Il ciclo “Sichten auf Bach” costituisce uno dei momenti più attesi nella programmazione della Musikfest Stuttgart. Anche quest’ anno i quattro concerti della serie hanno registrato una massiccia affluenza di pubblico, arrivato alla Stiftskirche per ascoltare la musica di Bach in interpretazioni veramente di alto livello. In questa edizione la serie presentava le consuete proposte di Cantate bachiane, dando la possibilitá al pubblico di confrontare due diversi approcci esecutivi a questo tipo di musica. Per il concerto di apertura, la Bachakademie ha invitato Sigiswald Kuijken alla guida de La Petite Bande, il complesso fondato quarantatrè anni fa dal celebre violinista belga che ha rappresentato un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati della mia generazione. Tutti i melomani formatisi negli anni Settanta hanno imparato a conoscere l’ esecuzione storicamente informata di questo repertorio attraverso i dischi di Kuijken che, insieme ad altri pionieri come Gustav Leonhardt, Anner Bylsma, Frans Brüggen, Nikolaus Harnoncourt e Bob Van Asperen, in quegli anni rivoluzionò completamente l’ approccio stilistico alla musica barocca. Una lezione di inestimabile significato storico che ha rappresentato la base su cui il pubblico e tutti gli esecutori delle generazioni successive si sono formati.

Foto ©Holger SchneiderFoto ©Holger Schneider

Riascoltando il complesso di Sigiswald Kuijken dopo più di vent’ anni, posso dire che il suo modo di interpretare Bach non ha perduto nulla in termini di attualità e validità di concezione. L’ impostazione di base è rimasta quella di un suono pulito, trasparente, curatissimo nei dettagli e di un fraseggio delicato e tendente a un’ intimizzazione delle atmosfere. Il concerto de La Petite Bande era dedicato a due Cantate bachiane degli anni di Leipzig, la prima appartenente al gruppo delle cosiddette Choralkantaten scritte tra il 1722 e il 1725 su testi da attribuirsi probabilmente ad Andreas Stübel, ossia la BWV 33 “Allein zu dir, Herr Jesus Christ” per la tredicesima domenica dopo la Trinità e di seguito la BWV 85 “Ich bin ein guter Hirt” su testo di autore anonimo, composta nel 1725 per la Domenica della Misericordia. Seguendo i criteri proposti da Joshua Rifkin, anche Kujiken esegue le Cantate bachiane con un organico formato da un solo strumentista per ogni voce e con i Corali intonati dai quattro solisti. Si tratta di uno dei tanti approcci possibili a questo tipo di composizioni, e in questo caso perfettamente adatto al carattere lirico e intimo delle due Cantate proposte. Per quanto riguarda l’ esecuzione, La Petite Bande suona sempre ad altissimo livello e Kuijken a settantun anni è ancora uno strumentista di classe straordinaria sia col violino che con il violoncello piccolo, utilizzato per lo squisito accompagnamento dell’ aria “Jesus ist ein guter Hirt” nella seconda Cantata del programma. Ottima anche la prova dei quattro solisti, che erano il soprano Yeree Suh, il mezzosoprano Lidia Vinyes Curtis, il tenore Reinoud van Mechelen e il basso Stefan Vock, vocalmente forse il più interessante.

Foto ©Holger Schneider
Foto ©Holger Schneider

Il secondo appuntamento con le Cantate di Bach era affidato ai complessi della Bachakademie guidati da Hans-Cristoph Rademann, che hanno presentato il Mottetto “Der Gerechte kommt um”, composizione in cui Bach adattò un suo basso strumentale a una melodia di altro autore, probabilmente Antonio Lotti, e altre due Cantate del periodo di Leipzig: la BWV 164 “Ihr, die euch von Christo nennet” scritta nel 1725 per la tredicesima domenica dopo la Trinità adattando la musica di un precedente lavoro composto a Weimar, e la BWV 194 “Höchsterwünschtes Freundenfest” ideata per la festa di inaugurazione del nuovo organo nella chiesa di Störmthal. Come lui stesso ha dichiarato nel corso di un incontro con la stampa, Rademann è un musicista che ama sperimentare diversi tipi di criteri esecutivi. In questo caso il direttore sassone ha utilizzato un organico strumentale formato da strumenti moderni con la presenza del coro, ottenendo un clima sonoro più ampio e spaziato rispetto a quello ideato da Kuijken. Avendo avuto la possibilitá di comparare le due esecuzioni a distanza ravvicinata, posso dire che si tratta di approcci interpretativi entrambi legittimi, soprattutto considerando il carattere più solenne delle due Cantate ascoltate nel secondo concerto. Rademann lavora sempre di cesello sull’ articolazione dei fraseggi, ottenendo dal Bach Collegium Stuttgart e dalla Gächinger Kantorei atmosfere sonore ricercate e una grande ricchezza di dettagli. Ottima anche la prova dei solisti, tra i quali si distinguevano la voce ampia e sonora del basso Jochen Kupfer e il fraseggio raffinato del tenore Sebastian Kohlhepp. Buona anche la prestazione del soprano Carolyn Sampson e del giovane controtenore Terry Wey. Nel complesso, un’ esecuzione diversa da quella de La Petite Bande ma a suo modo egualmente esemplare.

Foto ©Holger Schneider
Foto ©Holger Schneider

Il secondo e il quarto concerto del ciclo erano dedicati, come accennato in apertura, all’ esecuzione delle Suites per violoncello affidata a Jan Vogler, cinquantunenne strumentista berlinese considerato oggi tra i migliori esecutori dello strumento e che lo scorso anno ha ottenuto il suo terzo ECHO Klassik Preis propio con l’ integrale del ciclo bachiano da lui registrata per la SONY Classical. Un’ esecuzione di altissimo livello per la rotondità e la morbidezza del suono esibito da Jan Vogler, che esegue questa musica con l’ autorità e la consapevolezza stilistica tipiche di un interprete di alta classe. La ricchezza della cavata e l’ intensità conferita alle linee melodiche, oltre alla mobilità e alla flessibilità del fraseggio che il violoncellista berlinese sa ricavare dal suo splendido Stradivari “Castelbarco/Fau” del 1707, hanno letteralmente incantato il pubblico della Stiftskirche che ha seguito questa e le altre due esecuzioni con quell’ intensità di attenzione tipica degli appassionati tedeschi quando ascoltano la musica di Bach, particolare che ho notato in numerose altre occasioni e che non finisce mai di farmi riflettere. Successo intensissimo per tutti e quattro i concerti, con lunghi applausi agli esecutori in un’ atmosfera entusiastica.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog