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Mutammo e non muteremo mai più

Da Robertodragone

La passeggiata prevedeva il solito percorso, questo perché a Egli piaceva vedere le cose mutare. Ebbe a che fare con il cambiamento per la prima volta quando era solo un bambino. Quando Egli chiese al nonno, padre di sua mamma, dove abitassero tutte le farfalline, cioè le bambine di quelle grandi farfalle colorate che volavano tra i fili d’erba del prato davanti casa sua, il nonno gli rispose che le farfalline non esistono, che le farfalle bambine sono dei bruchi. Bruchi? Una specie di vermi. I vermi mi fanno schifo! Sono così viscidi, sono così insignificanti. Eppure, continuò il nonno, quelle insignificanti creature erano destinate a volare via dalla loro forma. Mutavano il proprio essere per diventare ciò che la natura voleva da loro. Il discorso provò molto Egli, che guardò i vermi con sguardo differente, e iniziò a odiare le farfalle.

Da vecchio come ora era, Egli non poteva far altro che ammirare la trasformazione che subiscono le cose di giorno in giorno. A esempio il giorno prima, appesa alla vetrina di quel negozio non c’era nessuna scritta di saldo. Il giorno prima nessuno si fermava per sbirciare i capi esposti in quella vetrina eppure oggi guarda lì, numerose persone accalcate fanno quasi a botte per vedere cosa c’è in saldo. Il cambiamento è una forma di crescita, così come l’incoerenza è una forma di rimpianto. Malinconico è l’incoerente che cambia pensiero per trovarne uno più bello di quello che l’ha lasciato, vuoi per crescita, vuoi per scelta. Egli pensava che se il destino fosse incoerente, allora nella stessa confusione del tempo sarebbe giusto dire che il destino non esiste. Anche se, a pensarci, è il destino stesso ad aver appeso quel cartello e aver cambiato rotta a quegli umani. Che confusione! Ma guardali, oh moglie mia, guardali come non sanno stare in ordine neanche quando hanno tutto lo spazio per farlo. Persino i fili d’erba sanno più di loro cosa sia l’ordine! E i fili d’erbe sono disordinati. Come è disordinata la mia testa, e la mia casa, e le tasche del mio cappotto. Non so come si fa il disordinato. Le cose devo metterle io in disordine o si confondono da sole?

Il disordine è in fondo l’anima del mutamento. La gente muta quando il disordine della loro testa è troppo per essere riordinato, cosicché trasloca e il problema è risolto. Il trasloco è un mutamento, che ve lo dico a fare. Traslochiamo? No casa, ma pensiero. Quanto bisogna essere presuntuosi per avere un pensiero, o dieci, cento, con l’infinità di realtà che ci offre il mondo? Non bisogna pensare. In questo caso, bisogna essere coerenti alla nostra fantasia quando sogniamo, o al nostro pensiero di quando dormiamo. Non dovremmo pensare. Pensare è per chi ha tempo da perdere. Pensare è per chi non ha voglia di mutare, di traslocare, perché pensare porta ad avere l’illusione di avere idee concrete – e come possono esistere idee concrete se le stesse idee sono qualcosa di astratto? Ma è anche vero che, moglie mia, spostarsi dalla propria casa e arrivare alla vetrina di una negozio che fino a ieri non mi interessava è traslocare. Quindi chi pensa di non mutare muta! Sono confuso! Ma è anche che vero che è un trasloco incoerente alla natura stessa dell’individuo perché senza il cartello egli non si sarebbe mosso. Non è un trasloco di principio, però per principio è un trasloco.

Il solito percorso (la passeggiata, Egli non intendeva quel percorso qual è la vita che tra centinaia di individui sembra essere per molti uguale) Egli lo percorreva per osservare le cose che possono mutare da un giorno all’altro. Spesso era testimone di quella incoerenza convulsiva di cui il mondo, secondo Egli, era malato. Quella incoerenza sbagliata, insomma, quel fare qualcosa per la paura di smettere di muoversi. Muoversi, muoversi, pensare, pensare, coerenza, mi vuoi bene? Ah, in che brutta società sono capitato. Le persone affacciate a quella vetrina non sono nient’altro che testimoni involontari di un finto cambiamento non voluto, cioè un cambiamento involuto/tivo. Grave, molto grave. E’ peggio di quando Egli passeggiava per la solita via e non trovava nuovi cartelli di saldi quindi nessuna novità si mostrava ai suoi occhi attenti. Era un negozio che non aveva nulla da dare alla clientela se non l’illusione di poterle dare tutto.

Vecchio rimbambito cosa fai fermo lì? Fammi passare! Penso che alcuni vecchi dovrebbero accopparli prima che rimbambiscono, come fanno con i cavalli e le mucche. Oh, quanta gente! Cosa avranno da vedere così tante persone? Andiamo e scopriamolo.


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