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My Handmade Wishlist: i Creativi Attivi a sostegno dei rifugiati

Da Mammabook

Nell’ultimo anno mi avete sentito parlare tanto di prodotti fatti a mano, mi sono accanita a spiegare che ‘ogni dollaro è un voto’ e che è importante scegliere, anche con i propri acquisti, da che parte si vuole stare. Fare un passo indietro, comprare meno ma meglio, comprare oggetti che hanno una storia, che sono unici nel loro genere. Ricostruire i rapporti umani, parlando direttamente con gli artigiani che producono, riscoprire altri materiali, più caldi della plastica. Questa che combattiamo per l’handmade è di per sé già una battaglia molto importante, che ripensa i sistemi di produzione e consumo nelle nostre vite.
Ci sono poi occasioni in cui handmade e solidarietà si uniscono, e allora diventa ancora più importante sostenere i creatori che si impegnano in un progetto solidale.
Conosco già la replica.
Che i problemi sono tanti. Che c’è la crisi. Che non c’è bisogno di andare a cercare problemi lontano da noi con tutto quello che sta capitando a casa nostra. Che se anche lo shop dei Creativi vendesse tutto i fondi raccolti sarebbero comunque irrisori. Che paghiamo governanti perché si occupino di questi problemi. Che noi siamo piccoli, insignificanti e che quello che ci stiamo illudendo di fare è niente, non serve a niente.
Siamo tutti malati di disfattismo. Quanto siamo malati.
Un po’ lo sono anch’io, come tutti. Eppure ho grosse difficoltà a credere veramente che fare niente sia meglio che fare poco. Che non informarsi per non arrabbiarsi faccia sparire i problemi, come quando da piccoli chiudevamo gli occhi per non vedere l’uomo nero.
Certo, che non si può passare la giornata a pensare a chi sta peggio di noi. Ma non si può nemmeno non pensarci mai. Siamo bombardati da messaggi che ci ricordano di pensare a noi stessi, ma dovrebbe esserci un limite. Abbiamo perso il senso di comunità, lasciamo che la storia vada avanti come se non ci riguardasse.
Lontano, non è poi tanto lontano. Quello che diamo o non diamo prima o poi torna indietro: possiamo fregarcene dell’ambiente, delle epidemie, della guerra, e se lo facciamo per abbastanza tempo, loro verranno da noi. Magari verranno comunque - ma anche in quel caso preferirei sapere che almeno ci abbiamo provato.
Ogni iniziativa che viene promossa non è l’ennesima iniziativa, è un’iniziativa. Facciamoci del bene, pensiamo in maniera costruttiva. Non potete contribuire a tutto, certo, non potete aiutare tutti, scegliete una causa, due, aiutate il vicino che ha perso il lavoro, donate i vestiti vecchi, fate qualcosa, qualunque cosa. Facciamolo tutti. Se lo facciamo tutti, allora sì che la differenza si vedrà.
Nel nostro piccolo, anche noi abbiamo deciso di fare qualcosa, e stiamo raccogliendo fondi a sostegno dei rifugiati che arriveranno alla crosa rossa Kurda (qui potete trovare più informazioni). Lo abbiamo fatto malgrado ci tocchi farlo in maniera autonoma, senza pubblicità, e contiamo sul vostro aiuto per farci conoscere: abbiamo bisogno di creatori, di clienti e di tanto, tantissimo, passaparola. Per creare qualcosa ci vuole tempo, ci vogliono mani, testa e cuore. Lo facciamo perché ci crediamo, perché ci vogliamo credere. Credeteci anche voi.
The ethical shop of the Creativi Attivi is open. A lot of artisans are donating their creations to raise funds to help the refugees of the war in Siria and Kobanê - please don't miss to visit us!

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