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NaGa in concerto per il Nepal

Creato il 11 maggio 2015 da Pjazzanetwork
NaGa in concerto per il Nepal
Il Dio serpente si materializza in acustico:
NaGa in concerto
Circolo Enosud - via Ollearo 5 - Milano
giovedì 14 maggio ore 22.00
ingresso a offerta libera interamente devoluta a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Nepal
NaGa significa uomo-serpente.
Il nome del gruppo trae origine da naga (“serpente”, femminile “nagini”) antica razza di uomini-serpente presente nella religiosità e nella mitologia vedica e induista. Sono anche considerati spiriti della natura, protettori di fonti, pozzi e fiumi; portano la pioggia, e quindi fertilità, ma anche disastri come inondazioni e alluvioni. Secondo alcune leggende diventano pericolosi quando gli esseri umani danneggiano l’ambiente o mancano loro di rispetto.
La scelta del nome non è casuale: l’interesse per la cultura orientale infatti caratterizza l’intera band e nel simbolo dell’uomo-serpente c’è tutto il messaggio musicale: dirompente e sensuale, forte e protettivo, solido ma sfaccettato.
LA MUSICA DEI NAGA
Per definire lo stile ed il genere preciso dei Naga bisogna scavare nella storia del rock internazionale. Gli strumenti sono tre, ciò farebbe pensare alle formazioni post-punk degli anni ‘80 o addirittura, andando a ritroso, ai gloriosi power trio degli anni ‘60 e ‘70, ma l’utilizzo dell’effettistica e le strutture armoniche e melodiche della band colloca il progetto in una dimensione più sofisticata, adulta, consapevole dello scenario musicale attuale. Tanti i punti di riferimento: dai Police ai Foo Fighters, dagli Skunk Anansie ai Nine Inch Nails, passando per il rock psichedelico. Il risultato è un suono diretto, duro ma mai violento. Possiamo definirlo pop-noise?
IL GRUPPO:
LA VOCE
Il sound della band è duro, acido, tagliente, a tratti frenetico e contrasta con la voce della cantante, sicuramente potente e grintosa, ma chiara e pulita: questo è il vero valore aggiunto del gruppo e ciò che lo differenzia dalla miriade di band che affollano la scena italiana.
Se Mina fosse nata nel 1983, ora sarebbe probabilmente la cantante dei NaGa.
Lela Cortesi ha una voce dalle innumerevoli sfaccettature: può essere aggressiva, dolce, sensuale, rabbiosa. Lela può essere vittima e carnefice… in una parola donna. Lela ha una forte passione per la cultura orientale, avendo vissuto per diversi anni in Cina, ma al tempo stesso il suo animo è anche intriso di tutte le tensioni contemporanee che emergono dalla quotidianità.
Il personaggio che ne viene fuori è proprio la rappresentazione stessa di un naga, una semi-divinità dai tratti orientali, aggressiva ma dalle movenze femminili.
Lela diventa così l’immagine stessa del gruppo, una sorta di logo in carne ed ossa.
LE CHITARRE
Sono la peculiarità del progetto: sia nella ritmica che nelle parti soliste si nota il gusto e la predilezione nel costruire atmosfere e scenari funzionali al pezzo. Il punto centrale è il suono giusto: la ricerca dell’atmosfera che permette anche solo con la ritmica di dare identità e forza al brano senza ricorrere all’ausilio dei synth.
Claudio Flaminio è la mente del gruppo, compositore delle musiche e dei testi, regista di quasi tutto l’impianto sonoro della band. La sua profonda cultura musicale e la fame di nuovi orizzonti sonori lo portano a sperimentare e ricercare di continuo espressioni in linea con il mondo attuale senza ricalcare o riproporre linguaggi già in uso.
IL BASSO
Solido ma agile allo stesso tempo, sostiene la ritmica dei brani con personalità e scelta precisa dei suoni ritagliandosi il proprio spazio all’interno dell’esecuzione, senza ricorrere a particolari virtuosismi. Il cinque corde permette inoltre di lavorare anche sulle basse frequenze, dando più corpo e profondità al sound.
Joe Cresseri, il più giovane del gruppo, coniuga la voglia e l’entusiasmo dei ventenni alla tecnica dei musicisti più navigati. Sperimenta, crea e gioca con i suoni e con il tempo.
LA BATTERIA
Asciutta, diretta, quasi essenziale ma mai scontata, sorregge la parte ritmica in modo solido, dando così maggiore libertà agli altri strumenti di muoversi all’interno del tessuto musicale.
Marco Parano, batterista e percussionista, sceglie di esprimersi quasi solo attraverso il groove: pochi fills e ritmiche assolutamente essenziali.

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