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Nanni Moretti, lo “splendido quarantenne”, compie 60 anni.

Creato il 19 agosto 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online

Oggi Nanni Moretti compie 60 anni. Il regista che ha fotografato il nostro paese negli ultimi trent’anni, i suoi vizi e le sue manie, non può più proclamarsi lo “splendido quarantenne” che gridava cose giuste (alla faccia di quelli che gridavano cose orrende violentissime e ora si ritrovano vecchi e imbruttiti).
Sono consapevole dei rischi in cui ci si può imbattere nello scrivere un articolo sull’anniversario di una figura di un panorama politicamente e intellettualmente ben definito e al contempo una sorta di “mostro sacro” del grande schermo: in primo luogo, quello di trasformare un pezzo giornalistico in un’accozzaglia di frasi pseudo celebrative (con la tendenza a trasformare in eccessivamente “retrò” un personaggio quanto mai attuale), e in secondo luogo di calcare sul volto di Moretti la maschera di idolo pop-di-sinistra che tante volte gli è stata attribuita. Cercherò di fuggire entrambi gli inconvenienti.

Nanni Moretti

Photo credit: delaque79 / Foter / CC BY-SA

“Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi ritroverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c’è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un’isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone. Però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sa che mi troverò sempre d’accordo e a mio agio con una minoranza…” (Caro diario, 1993).
Lo schivo Moretti racconta la sua storia attraverso mondi diversi. Primo tra tutti, il mondo del cinema, in cui debutta nel corso degli anni settanta vestendo i panni di regista, sceneggiatore e attore. Lasciando un segno indelebile con i suoi classici: Ecce Bombo, La messa è finita, Palombella rossa, Bianca, fino ad arrivare all’autobiografico Caro Diario e ai più recenti La stanza del figlio (bello e straziante) e Caos calmo (di cui è stato protagonista e sceneggiatore).

La figura ironica dell’uomo con la barba che si aggira per le sue pellicole incredulo di fronte all’assurdità del suo tempo smaschera un’italietta confusa, a volte drammatica, spesso tragicomica.
La voce di Moretti si fa sentire anche nel campo politico: negli anni novanta il suo cinema si fa spesso documentario, spesso critica politica. L’impegno politico di Moretti culmina nel movimento dei girotondi, all’inizio del nuovo millennio.

Nell’ultimo anno il nostro paese ha visto trasformarsi la satira in profezia: la rinuncia della propria carica da parte di Papa Ratzinger, la cui immagine tanto si è avvicinata a quella del Pontefice in preda ad una crisi mistica ritratto in Habemus Papam, e la disfatta de Il Caimano, con le disavventure politiche di Silvio Berlusconi, immortalato alla fine del film come un politico decaduto condannato in aula di Tribunale a sette anni di pena, acclamato dalla folla di fedelissimi che lo attendono sulle scale del Tribunale, pronti a lanciare bombe e insulti ai giudici. Intanto, sempre più militanti del centrosinistra si sono trovati davanti ad una tv a ripetere come un mantra “Di’ una cosa di sinistra” (frase pronunciata da Moretti in Aprile, davanti ad una tv che trasmetteva il faccia a faccia tra D’Alema e Berlusconi). Lo splendido quarantenne ci ha visto lungo, o forse è questo paese ad essere così cieco da arrivare ad assomigliare ogni giorno di più ad una parodia di se stesso? Non sono cose da indagare in questo articolo. Chiamarlo “profeta” forse non rende giustizia alla sua anima di osservatore, di uomo che fa cose e vede gente. E racconta quello che osserva nelle arzigogolate pieghe dei nostri giorni. Per il resto, “continuiamo così, facciamoci del male”.

Articolo di Gabriella Dal Lago


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