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Nanomedicina: come può sconfiggere il cancro

Creato il 03 febbraio 2016 da Abcsalute @ABCsalute
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Alla vigilia del World Cancer Day 2016 arrivano novità incoraggianti dal mondo della ricerca medica. In particolare, dalla nanomedicina, un settore per il quale l’Unione Europea ha finanziato circa 50 progetti dal 2008 al 2014, e che vede tra i maggiori protagonisti i ricercatori dell’Università di Milano Bicocca e della Fondazione Istituto dei Tumori.

Minuscoli Caronte e cavalli di Troia trasportano farmaci nella cellula malata

I filoni di ricerca più promettenti sono due e, come vedremo, alcuni dei progetti di nanomedicina su cui si sta lavorando possono essere presentati attraverso metafore tanto affascinanti quanto efficaci.

Nadia Zaffaroni, direttore della Struttura complessa di farmacologia molecolare della Fondazione Irccs Int., parla di “minuscoli Caronte” per indicare le nanoparticelle intelligenti, vettori tra i 20 e i 500 nanometri (un miliardesimo di metro) capaci di riconoscere le cellule malate per poi traghettare il farmaco all’interno della cellula stessa. È un risultato che comporta una ricerca complessa per dare a ogni Caronte le coordinate giuste per riconoscere il tumore, superare le barriere biologiche della cellula ed entrarci per rilasciare i medicinali necessari, che possono essere farmaci sia tradizionali chemioterapici sia biologici, come acidi nucleici e proteine.

Il secondo progetto, studiato dall’Int in collaborazione con Mauro Ferrari allo Houston Methodist Research Institute americano, è più innovativo e ambizioso. L’obiettivo è quello di creare delle nanoparticelle che ingannano il cancro perché ricoperte da membrane ottenute dai leucociti (globuli bianchi), le cellule del sistema immunitario che il corpo richiama per intervenire sulle cellule con tumore. Da qui, il nome di leucolike dato alle nanoparticelle, che entrano nelle cellule malate comportandosi come cavalli di Troia: una volta dentro, liberano il farmaco.

Vantaggi e prospettive della nanomedicina oncologica

Il primo vantaggio dato dall’uso delle nanotecnologie oncologiche è il benessere del paziente: il farmaco è indirizzato nel cuore delle cellule tumorali, e di conseguenza i suoi effetti restano circoscritti senza intaccare le parti sane dell’organismo. Questo limita gli effetti collaterali proprie delle tradizionali cure oncologiche.

Usare la nanomedicina per combattere i tumori significa permettere ai medici specialisti di definire una terapia personalizzata per ogni paziente aumentando l’efficacia della cura e preservandolo da disturbi derivanti dagli effetti collaterali delle medicine.

Il settore della nanomedicina è molto attivo anche in Italia, sebbene sia necessaria una migliore preparazione dei ricercatori in tale contesto. A oggi, sono circa 49 i nanofarmaci presenti sul mercato, un numero destinato ad aumentare di pari passo con la ricerca medico-scientifica.

Fonti e approfondimenti: I numeri della nanomedicina, Tumori: arrivano i nanofarmaci che riconoscono le cellule malate.


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