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Napoleone e gli Inglesi, in mostra a Londra

Creato il 07 febbraio 2015 da Se4 @londonse4

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Nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della Battaglia di Waterloo, che vide la sconfitta di Napoleone e la fine di un ventennio di guerre e conquiste, una mostra gratuita, al British Museum, concentra l’attenzione sul modo in cui Napoleone era visto in Gran Bretagna. Le opere si situano cronologicamente tra l’ascesa di Bonaparte come generale dell’esercito francese, nel 1790, e la sua morte, in esilio, sull’isola atlantica di Sant’Elena, nel 1821. Tra il 1797 ed il 1815, il clima politico della Gran Bretagna, con le tasse, il fallimento delle negoziazioni con  la Francia e il rinnovarsi delle ostilità (dal 1803), si rivelò assolutamente favorevole allo sviluppo e alla diffusione della caricatura, mentre al Paese restava un’unica opzione: quella di combattere il nemico fino alla fine, e con ogni mezzo. Il lato interessante dell’epoca napoleonica, risiede probabilmente nel fatto che la forza straordinaria di un solo uomo riunì i destini di tutte le nazioni europee, in una maniera mai esperimentata prima. Le opere esposte, provengono per la maggior parte dalle collezioni del British Museum, ma sono completate da importanti e generosi prestiti, come l’anello e il ritratto provenienti dalla casa-museo di Sir John Soane, gli stendardi francesi catturati a Waterloo, e di norma conservati ad Apsley House, e alcuni pezzi provenienti da collezionisti privati. Tra questi, il busto bronzeo dell’imperatore, realizzato da Antonio Canova.

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Il ‘Napoleone di Notting Hill, che apre la mostra londinese, dal 1818 si trovava nel parco di Holland House, a Kensington. Sulla base, Lord e Lady Holland avevano fatto inscrivere una frase dall’Odissea di Omero, che si riferiva ad Ulisse, naufragato sull’isola greca di Ogigia, e che rimandava all’eroe esiliato nell’Atlantico (Lasso! che da’ suoi lontano Giorni conduce di rammarco in quella Isola, che del mar giace nel cuore…). Napoleone fu raffigurato nelle caricature del periodo più di ogni altro, superando persino i suoi illustri oppositori, come re Giorgio III e il duca di Wellington. Ecco allora personalità del calibro di James Gillray, William Rowlandson e George Cruikshank, dare vita ad uno stile caricaturale immediato, potente ed espressivo, in cui Bonaparte finisce per rappresentare la Francia stessa, mentre il fisico minuto e magro del generale corso ben si presta al contrasto ridicolo con la corporatura robusta del monarca Giorgio III e, ancor di più, del mitico John Bull, personificazione dell’Inghilterra. I francesi, additati spesso come ‘frogs’, sono rappresentati in una bella caricatura del 1799, dove il coccodrillo corso scioglie il consiglio delle rane, nel famoso colpo di Stato del 18 brumaio (9 novembre). Napoleone, per quello che lo concerneva direttamente, considerava la caricatura dal punto di vista politico, come un mezzo per influenzare l’opinione pubblica. Egli stesso suggeri dei soggetti per  delle caricature al suo ministro della polizia, come testimonia una lettera inviata dall’Imperatore a M. Fouchet il 30 maggio 1805. Da questa missiva, si evince che Napoleone intendeva colpire gli Inglesi ed influenzare i Francesi per mezzo della stampa, ravvivando cosi le ostilità. Tra tutte le caricature prodotte nei vari paesi europei, quelle inglesi sono le piu famose.

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Gli artisti britannici conoscevano i gusti dei contemporanei e i loro disegni contengono ancora oggi un alto valore storico. Tra la fine del XVIII secolo e la metà del XIX, le caricature venivano prodotte su un foglio di formato oblungo, con un disegno in bianco e nero, a volte colorato a mano, raramente abbellito con la tecnica dell’acquatinta o della mezzatinta. I disegni venivano acquistati da individui di tutte le classi sociali, per il prezzo di uno scellino o di sei pence. Quando venivano esposte nelle vetrine dei più noti editori (Fores a Piccadilly, Humphrey a St James o Tegg a Cheapside), le caricature attraevano enormi folle, che spesso bloccavano i marciapiedi ed interferivano seriamente con il traffico. La stella della mostra al British Museum, è, senza dubbio, James Gillray, che raffigurò Bonaparte come nessun altro e che introdusse il soprannome di “Little Boney”, con il quale Napoleone divenne conosciuto fino alla sua morte (in realtà, Bonaparte era alto un metro e sessantotto, un’altezza media per l’epoca). La caricatura era solo una delle tante forme in cui Bonaparte venne raffigurato e deriso in Gran Bretagna. Larghissima fu la diffusione di banconote di imitazione, carte fa gioco, cartine per il tabacco, bastoni da passeggio, giocattoli, tazze, brocche e persino vasi da notte! Dopo la famosa sconfitta di Waterloo, nel giugno 1815, il cui campo di battaglia, disseminato di cadaveri, ci viene mostrato nei rari acquerelli di John Heaviside Clark, Napoleone fu esiliato a Sant’Elena. Mentre era detenuto a bordo della HMS Bellophron, migliaia di inglesi si spinsero fino a Plymouth, per vederlo. Tra loro c’era il pittore Charles Eastlake, che ritrasse Napoleone sul ponte della nave, in posa serena e contemplativa. Paradossalmente, se da un lato il 1815 vide dilagare il trionfalismo, dall’altro si moltiplicarono i sostenitori dell’imperatore decaduto. Del resto, Bonaparte aveva da sempre comandato l’ammirazione dei suoi nemici ed alcune stampe riflettono proprio questa visione ambigua. La mostra si chiude con il calco della maschera funeraria, nella versione del medico Antommarchi, ed altri cimeli interessanti, collezionati dai piu strenui ammiratori inglesi, tra cui Lord Byron e Sir John Soane.



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