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Napoli, abolita via Vittorio Emanuele III: sarà intitolata a Salvatore Morelli

Creato il 12 marzo 2015 da Vesuviolive
Vittorio Emanuele III di Savoia

Vittorio Emanuele III di Savoia

Importanti novità per la toponomastica napoletana, perché insieme alle scale di Scusate il ritardo, che saranno dedicate a Massimo Troisi, via Vittorio Emanuele III, la strada antistante il Maschio Angioino compresa fra via San Carlo e Piazza Municipio, sarà intitolata a Salvatore Morelli. La città renderà omaggio anche a Ipazia d’Alessandria, la matematica e filosofa greca nata ad Alessandria d’Egitto più di millecinquecento anni fa, uccisa e smembrata da una folla di cristiani a causa di un’ingiusta calunnia.

Ad annunciarlo è lo stesso sindaco Luigi De Magistris, attraverso la propria pagina di Facebook:

Abbiamo deciso di dedicare, su proposta di un comitato di cittadini, che aveva raccolto più di 1500 firme, le scale immortalate in “Scusate il ritardo”, in cui Lello Arena sfoga le sue pene d’amore, a Massimo Troisi, il grande attore della scuola napoletana che proprio quelle scale ha reso eterne grazie alla sua celebre pellicola. La Commissione Toponomastica ha anche deciso di dedicare una strada a Salvatore Morelli – libero pensatore, scrittore, giornalista, patriota e politico che studiò e visse a Napoli – e ad Ipazia d’Alessandria – matematica e filosofa, martire del libero pensiero.

Chi è Salvatore Morelli? Morelli è stato uno scrittore nato in provincia di Brindisi, ma presto trasferitosi a Napoli per studiare giurisprudenza. Fece parte della Giovine Italia, l’associazione fondata da Giuseppe Mazzini,  quel rivoluzionario le cui idee prepararono (ma solo sulla carta, disattese nella realtà) la nascita dell’Italia Unita, ma fortemente odiato e contrastato dai Savoia, i quali lo condannarono a morte, e ai quali non volle giurare fedeltà quando fu eletto deputato, rinunciando alla carica.

Salvatore Morelli

Salvatore Morelli

La stessa cosa non fece Salvatore Morelli, che fu deputato del Regno d’Italia dal 1867 al 1880, seppur molto critico nei confronti della politica nel neonato stato unitario. Nel 1851 fu imprigionato a Ischia per cospirazione, dopo essere stato in carcere per dieci anni per aver bruciato un’immagine che raffigurava Ferdinando II di Borbone. A Ischia, subì una falsa fucilazione come era consuetudine nel Regno delle Sicilie, usanza descritta anche da Gramsci, la quale aveva il semplice scopo di spaventare il condannato e porre la prima pietra verso il suo recupero (come accadde a Dostoevskij, lo scrittore russo); rifiutò la grazia che gli fu concessa dopo aver salvato tre bambini dall’annegamento dandola a un padre di numeri figli, ma fu comunque scarcerato e mandato a Lecce. Con l’Unità d’Italia cominciò con intensità la propria opera di scrivere delle pesanti colpe del nuovo governo, insistendo in particolar modo sulla necessità di istituire l’istruzione obbligatoria per tutto il popolo, e l’approvazione di leggi che equiparassero i diritti dell’uomo a quelli della donna, che secondo il Morelli viveva nella condizione di schiavitù domestica. Di tutte le sue proposte ne fu approvata solo una, quella secondo cui la donna poteva svolgere le funzione di testimone, mentre le altre furono riprese soltanto un secolo dopo con la cosiddetta “Riforma del Diritto di Famiglia”.

La scelta di onorare Salvatore Morelli invece che il monarca sabaudo, il pupazzo di Benito Mussolini che mai si oppose ai crimini e ai soprusi del regime fascista, il re che firmò le leggi razziali, sembra dunque buona, poiché si tratta di una persona che ha fatto degli ideali una ragione di vita e ha cercato di fare gli interessi della gente, anche se abbiamo numerosi personaggi degni di essere ricordati per quello che hanno fatto per la propria Terra. Non dimentichiamo, inoltre, quanto sia stata e quanto sia dannosa l’Unità d’Italia per la città di Napoli e per tutto il Mezzogiorno, quindi siamo sempre in attesa del cambio di intitolazione di parecchie strade e piazze, dedicate a chi al Sud ha fatto solo del male.


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