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Napoli e Genova unite non solo nel calcio. Si parte dall’antichità…

Creato il 22 agosto 2014 da Vesuviolive

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Per chi non lo sapesse Napoli e Genova non sono unite solo di recente dal gemellaggio tra le due tifoserie calcistiche, ma da una storia più antica e attorcigliata risalente, addirittura, alla Real Casa dei Borbone di Napoli e all’ordine cavalleresco dei Costantiniani.

Il mito di san Giorgio risale a circa il IV secolo dopo cristo, epoca da cui si racconta che il giovane e rampante cavaliere di Cappadocia (nell’odierna Turchia) si aggirava per i suoi viaggi nei pressi delle terre di Libia, e precisamente della città semitica di Salem. A Salem divenne celebre per aver massacrato il drago del lago che spadroneggiava in queste terre, il quale veniva tenuto a bada solo da sacrifici animali. Quando neanche più una pecora rimase, furono le vergini ad essere offerte, una ogni anno.

Nel momento in cui era il turno di Silene, figlia del Re di Libia, san Giorgio seppe dell’abitudine, e presentatosi come ispirato da dio promise alla città che se si fossero tutti convertiti alla nuova fede, dio li avrebbe liberati dal drago e resa salva la principessa.

Sotto richiesta del Re la città di Salem si convertì, mentre il giovane san Giorgio decapitò e fece a pezzi il drago.

La storia divenne leggenda, la leggenda divenne mito, e rimase un ricordo sbiadito delle terre d’Africa finché esso non ricomparve all’epoca delle crociate, tempo in cui Giorgio divenne il cavaliere santo, il santo protettore dei cavalieri.

In seguito ai fatti storici secondo i quali Genova sin dal VI secolo d. C. divenne il primo porto dell’Impero romano d’Oriente, ovvero dell’Impero delle armate crociate (vedi Eraclio), roccaforte templare e madre terra da cui partirono i più nobili cavalieri delle crociate del XIII secolo, il culto del santo fu inaugurato e diffuso nell’esercito romano, il quale lo vestì sulle armature, ma divenne il vero e proprio simbolo di Genova e dei cavalieri genovesi a cavallo del XIII secolo.

San Giorgio divenne un protettore della città di Napoli a partire da Carlo III di Borbone Re di Napoli, con cui il casato divenne capo dell’Ordine Costantiniano, che la croce di San Giorgio porta il segno.


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