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Nascere e lasciarsi amare

Creato il 15 settembre 2015 da Ritacoltellese
Da: Milano Today
Carmine Ranieri Guarino 11 settembre 2015
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Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire per una leucemia a tre anni

Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire a tre anni

La storia del piccolo Giacomo, un bimbo di tre anni affetto da leucemia in fase di inarrestabile progressione. Aveva un solo sogno: fare il capotreno. E il comitato Maria Letizia Verga, con Trenord, lo hanno realizzato

Nascere e lasciarsi amare

Giacomino morto a 3 anni

Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire per una leucemia a tre anni
Giacomino voleva soltanto una cosa. Forse anche lui, in cuor suo, sapeva che non avrebbe potuto vincere una battaglia che a tre anni non avrebbe mai dovuto affrontare. E per questo chiedeva solo di sorridere, di essere felice, di essere amato. 
Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire per una leucemia a tre anni
E a mamma e papà, col suo sorriso splendente, confessava un piccolo segreto, un piccolo desiderio: fare il capotreno, almeno per un minuto. Indossare quel cappello un po’ troppo grande per la sua testa, mettere al collo quel fischietto e tenere in mano il “volante” del treno. 
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Giacomino, capotreno per un giorno prima di morire per una leucemia a tre anni
Giacomino voleva soltanto una cosa. Forse anche lui, in cuor suo, sapeva che non avrebbe potuto vincere una battaglia che a tre anni non avrebbe mai dovuto affrontare. E per questo chiedeva solo di sorridere, di essere felice, di essere amato. E a mamma e papà, col suo sorriso splendente, confessava un piccolo segreto, un piccolo desiderio: fare il capotreno, almeno per un minuto. Indossare quel cappello un po’ troppo grande per la sua testa, mettere al collo quel fischietto e tenere in mano il “volante” del treno. 
Almeno questo a Giacomino lo si doveva. E, almeno questo, a Giacomino è stato dato.  Nei mesi scorsi, il comitato Maria Letizia Verga e Trenord hanno fatto in modo che il sogno di un bimbo malato di leucemia diventasse realtà. Giacomo è salito su un treno in partenza da Monza alle 11.33 e ha “tenuto i comandi” fino alle 11.54, quando il Besanino è arrivato nella stazione di Macherio.  “Il suo sorriso - racconta il dottor Momcilo Jankovic sul notiziario del Comitato - è stato unico ed inimitabile. Tutto è stato meraviglioso”.  Esaudito il suo sogno, poi, Giacomino è volato via. Tutta colpa di quella leucemia in “fase di inarrestabile progressione” che non gli ha lasciato scampo. Ma che ha lasciato negli occhi e nel cuore di mamma e papà tante “foto” di quei sorrisi che il piccolo non negava a nessuno.  Giacomino “ha affrontato ricoveri di mesi sempre sorridendo e felice - scrivono i genitori in una lettera indirizzata al Comitato Maria Letizia Verga per ringraziarli della loro vicinanza e del loro lavoro -. Perché era felice pur essendo chiuso in una stanza di ospedale? Perché con lui c’erano sempre la mamma, il papà e i nonni, i suoi grandi affetti. Ecco quindi che in nome di un grande affetto da cui dipendi e che ti sostiene, riesci ad obbedire anche alla realtà più dura”.  “Siamo grati al Signore - scrivono i genitori - perché con Giacomo abbiamo capito cosa significa lasciarsi amare per ciò che si è senza fare nulla di più. Ecco perché abbiamo scelto questa frase che bene lo descrive: l’importante nella vita non è fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare.
Nascere e lasciarsi amare

"Siamo come le foglie al vento..." Scriveva Grazia Deledda. Nasciamo e non sappiamo cosa ci tocca in sorte... E' atroce a volte il destino, contro cui i progressi della Scienza sono impotenti nonostante tutti gli sforzi. Questi genitori sono sorretti dalla Fede in qualcosa di trascendente: buon per loro, che sia per loro sostegno. Per vicissitudini familiari ho conosciuto un reparto pediatrico delle malattie del sangue e non dimentico lo strazio di quei bambini e dei loro genitori. Io sono stata fortunata... solo fortunata. 
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