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Natura: una Risorsa da Gestire

Creato il 21 novembre 2013 da Larivistaculturale @MePignatelli

natura una risorsa da gestire, foto fondidesktopgratis.net

“Le risorse naturali vanno gestite e mantenute per l’equilibrio idrogeologico”, cosi l’ex Ministro dell’Ambiente Corrado Clini a Firenze per Florens 2012, un anno fa.

Ripropongo, grazie al materiale d’archivio della Fondazione Florens, una parte dell’intervento – sempre attuale vista la situazione in Sardegna – dell’allora Ministro che puntava il dito sulla necessità di un cambiamento della mentalità con la quale si pensa di tutelare il territorio italiano. Tutela vuol dire anche interventi attivi e preventivi, senza una sorta di “paura” dell’azione umana sulla natura ma con la consapevolezza che il clima è cambiato e il problema va affrontato.

“Il paesaggio è la rappresentazione del modo con il quale le popolazione umane si raffrontano con le risorse naturali, le gestiscono, le organizzano e il risultato si vede poi nel modo nel quale il paesaggio stesso si configura. Se parliamo di cultura parliamo dunque anche di paesaggio.

Questo per chiarire quello che è un punto di riferimento importante per le politiche ambientali, ovvero che non esiste una contrapposizione tra cultura e natura.

Il tema di fronte al quale ci troviamo noi oggi non è la protezione della natura contro l’attività dell’uomo, ma è la gestione
delle risorse naturali. E non è facile perché questa idea che la natura va protetta “contro”, è ancora un’idea prevalente, che ha trovato forza e anche normativa, legislativa e nelle prassi.

Come Ministro per l’Ambiente devo dire che una delle cose più difficili che devo affrontare è proprio questo schematismo culturale che è fuori dalla realtà, che non ha riscontro nella realtà. Quando mi si continua a dire che va protetta la natura di Venezia e che va protetta dall’aggressione dell’uomo io gli dico:
“Signori, voi non capite niente perché non c’è ambiente più artificiale della laguna di Venezia”.

Il problema che noi abbiamo non è di proteggere la laguna di Venezia dall’uomo, ma di gestire questa risorsa in maniera tale che si continui ad avere la laguna di Venezia. Questo perché se la Repubblica di Venezia nel Quattrocento e nel Cinquecento non avesse fatto i canali per deviare il corso dei fiumi la laguna non ci sarebbe più stata.

E così le Cinque terre. Lì c’è una vicenda che è assolutamente chiara: alcuni pezzi del territorio dell’area più vasta delle Cinque Terre, più a monte, che sono stati gestiti.

Gestiti, vuol dire che per esempio c’è la pulizia dei boschi e dei torrenti, c’è la gestione di alcune zone marginali, che abbandonate dall’agricoltura, sono diventate bosco, e che se non sono gestite diventano un rischio per la sicurezza idrogeologica.

Allora dove questi interventi sono stati fatti, dove c’è e c’è stato un approccio operativo della gestione, non ci sono stati danni, dove invece questo non è avvenuto, spesso proprio per questa chiave di lettura protezionistica che in verità è irresponsabile, abbiamo avuto dei problemi. Soprattutto in quelle situazioni caratterizzate da una variabilità climatica o da una modificazione delle condizioni climatiche, che rendono molto più evidente la vulnerabilità di territori non gestiti.
Per cui il tema è quello di gestire le risorse naturali in maniera efficiente, gestirle in maniera tale che si generi protezione della biodiversità e che il territorio possa attrezzarsi nei confronti di sfide come quella delle modificazioni del clima. Queste sostanzialmente mettono sotto pressione delle zone che erano abituate ad un regime di piogge, o a un regime di alternanza di lunghi periodi di siccità, con brevi ma intensi periodi di pioggia che non riescono a reggere uno stress al quale non erano abituati.

Dunque la prima urgenza che abbiamo, per il nostro paese, è di adottare misure infrastrutturali per gestire e fare manutenzione del territorio. Questa è una cosa assolutamente diversa da quella di “proteggere” il territorio; perché proteggere il territorio, secondo la cultura prevalente, vorrebbe dire non toccarlo.

Quindi si abbandonano i terreni agricoli (cresce il bosco ottima notizia, non è vero niente, è una notizia preoccupante), dobbiamo gestire il territorio, recuperare le aree marginali del nostro territorio che non sono più gestite e che rappresentano una sorgente altissima di rischio dal punto di vista del dissesto idrogeologico ma che poi rappresentano anche una fonte di spreco perché la non gestione delle aree marginali, che poi sono diventate molto importanti dal punto di vista anche quantitativo in Italia, non ci consente di valorizzare al meglio l’uso delle risorse naturali”.

Manutenzione del territorio e coinvolgimento di giovani con competenze e conoscenze integrate per la gestione del paesaggio, queste sembrano le necessità di cui la nazione ha bisogno per la salvaguardia dei suoi abitanti e sulle quali, in conclusione, puntò Corrado Clini.

Anche il FAI oggi si associa a questa linea, chiedendo inoltre al Ministro della Cultura Massimo Bray di riattivare l’Osservatorio Nazionale per la Qualità del Paesaggio.

Infine il grido della scrittrice Michela Murgia sul quotidiano La Stampa “Ora Basta Silenzi” affinché una prevenzione responsabile degli effetti del cambiamento climatico (es. pulire fossi e argini) possa essere considerata una linea politica vincente, e non solo un costo “che non si vede”.

Melissa Pignatelli

Materiale audio dell’intervento di Corrado Clini a “Florens 2012″trascritto da Martina Giraldi per la Fondazione Florens.

Portale del Ministero dell’Ambiente


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