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Nauru: come vive il paradiso fiscale preferito dai russi

Creato il 26 dicembre 2010 da Matteo

Nauru. L'isoletta dell'amore per la Russia

La corrispondente speciale della “Novaja gazeta” Elena Račëva è sbarcata per prima sull'isola dell'Oceania, dove vengono riciclati i miliardi della criminalità e dove come prima aspettano soldi per il riconoscimento di Abcasia e Ossezia del Sud

Esattamente un anno fa, il 15 e il 16 dicembre, il più piccolo stato sovrano del mondo, Nauru, nella persona del ministro degli Esteri e dell'Economia Kirena [1] Keke stabilì relazioni diplomatiche con Abcasia e Ossezia del Sud, divenendo il principale partner strategico della Russia. Le autorità di Mosca proclamarono che – del tutto indipendentemente dal riconoscimento – programmano di fornire aiuti umanitari al lontano stato di Nauru.

…Sulla cravatta del signor ministro c'è Babbo Natale, che vola su un tiro di renne. Lo stesso ministro Kiren [2] Keke è giovane, intelligente, di spalle larghe e serio. Il principale sport dei nauruani è l'atletica pesante e per qualche motivo tutti, donne comprese, assomigliano ad atleti pesanti: grossi e seri.

Il ministro dice che a Nauru hanno cominciato a interessarsi al destino delle repubbliche non riconosciute nell'ambito della collaborazione con la Russia, le hanno osservate per sei mesi, dopodiché hanno chiesto alla Russia di organizzare una visita:

– Abbiamo capito che gli abitanti di entrambe le repubbliche storicamente erano indipendenti, non si sono mai considerati parte della Georgia e avevano organi di potere autonomi. Sono molto simili a Nauru nel periodo della lotta per l'indipendenza e noi ricordiamo come fu importante per noi l'appoggio di altri paesi.

Fra l'altro, la storia del riconoscimento è cominciata prima, quando nell'autunno del 2009 su invito di Nauru soggiornò sull'isola l'ambasciatore russo in Australia Aleksandr Blochin. Dopo il suo ritorno fu anche proclamato che la Russia aveva in programma di fornire aiuti umanitari a Nauru. “L'ambasciatore tornò da Mosca con raccomandazioni di sostenerci”.

Dico al ministro che molti affermano: il riconoscimento dell'indipendenza e l'aiuto materiale sono un'unica questione, non due.

– E' la prevedibile e attesa reazione della Georgia, – risponde tranquillo Keke. – Ma queste sono cose del tutto slegate. Noi stabiliamo attivamente relazioni con i nuovi paesi anche senza di esso.

Qui il ministro ha ragione. Nel 2002 Nauru si rifiutò di riconoscere l'indipendenza di Taiwan, stabilì relazioni diplomatiche con la Repubblica Popolare Cinese e inaspettatamente ricevette da essa aiuti per 130 milioni di $. Ma nel 2005 la repubblica ci ripensò, ruppe le relazioni con Pechino e adesso riceve già aiuti da Taiwan.

In generale il commercio dei riconoscimenti è un affare ordinario dei paesi dell'Oceania. La differenza del nuovo partner strategico della Russia sta nel fatto che tutta la sua storia contemporanea è una storia di piccole truffe, grandi scandali, barzellette giuridiche e affari politici.

L'ex isola

Nauru è certamente un buco. Мiddle of nowhere*, se al “nowhere” si può annoverare l'Oceano Mondiale. 4505 chilometri a nord-est dell'Australia, 1500 a ovest della Nuova Guinea. Inoltre 42 km a sud dell'equatore.

Su 21 chilometri quadrati di isola stanno 10500 abitanti di nazionalità nauruana, l'architettura è del tipo “baracca” e i negozi sono del tipo “spaccio”. Con gli affari ai nauruani non va molto bene. Tutto il commercio è tenuto dai cinesi in chioschi sparsi per tutta l'isola – conserve australiane, riso, acqua prodotta alle isole Salomone [3]. La fauna – cani, maiali e polli semi-selvatici. La flora – fondamentalmente palme e queste spelacchiate e battute.

Lo stato non ha capitale, perché non ci sono città. Invece ci sono 14 circondari, il capoluogo è considerato quello di Yaren. Non ci sono vie. La strada è buona , ma a dire il vero, è una. Si stende per 19 km lungo la costa e, di regola, può essere percorsa in quattro ore.

Non esistono fonti di acqua dolce. Poco tempo fa hanno imparato a desalinizzare quella marina, prima la portavano in cisterne dal continente. Non ci sono centrali elettriche, al loro posto ci sono cinque generatori (ne funzionano tre).

La disoccupazione è al 35-40%. Non ci sono cose notevoli, i principali divertimenti sono andare in chiesa e girare per strada.

Nauru non ha una valuta (ha corso il dollaro australiano), l'unica banca è crollata 10 anni fa, tutte le transazioni si fanno in contanti. Inoltre le lingue sono ben due: nauruano e inglese, che parlano tutti.

All'aeroporto mi viene incontro Rod Henshaw, in passato giornalista della radio australiana ABC e adesso consulente mediatico e addetto stampa del governo di Nauru. Dice che la volta scorsa sono giunti sull'isola dei giornalisti del GEO [4] per scrivere un articolo per la rubrica immaginaria “I paesi dove non siete mai stati e dove difficilmente capiterete”.

La domanda se c'è turismo a Nauru decade dopo l'uscita dall'aeroporto. Non ci sono spiagge sull'isola, lungo tutta la costa si stendono acuti picchi di coralli, dietro di essi comincia l'oceano con forti correnti e bestie velenose. C'è un golf club senza erba, una piscina senz'acqua e un chiosco di souvenir, dove vendono sapone e riso. “Oh, talvolta da noi capitano turisti, – sorride Rod. – Sai come li chiamiamo? Lost (perduti)”.

Tra le buone notizie. Dagli isolani non esigono tasse, alloggio, istruzione e sanità sono gratuite. A Nauru – attenzione! – c'è la democrazia. Il parlamento e il governo sono eletti per tre anni, questi nominano tra le proprie file il presidente. I parlamentari sono 18, di questi nove del partito del presidente e nove oppositori. La base della legislazione è australiana, il libretto della Costituzione per 55 $ [5] si vende al supermercato tra le conserve e i biscotti, non c'è censura. Nel rating internazionale della libertà di parola della Freedom House Foundation Nauru ha ottenuto voti altissimi. Come spiega Rod Henshaw, ancora poco tempo fa il principale mezzo di informazione di massa di Nauru erano le scritte sui muri degli edifici pubblici. Ma a febbraio è stato aperto il giornale mensile “Mwinen Ko”, vanno in onda “Radio Nauru” e i notiziari serali della TV.

Andiamo per l'unica strada lungo l'oceano. Per entrambi i lati si stendono cose a un piano, un po' baracche, un po' scatole. Non ci sono vetri, ci sono buchi nei muri, alle finestre ballonzola qualche straccio. Intorno mucchi di rifiuti, nell'ombra delle palme vagano cani randagi. Chiedo a Rod perché la gente ha lasciato queste case.

Rod frena, mi guarda attentamente. “Le case sono abitate”.

Dolce vita [6] alla nauruana

L'articolo sulla storia della flotta nauruana nel “Mwinen Ko” comincia con le parole: “Probabilmente voi già non lo ricordate, ma il nostro paese era ricco”.

Di regola, la vita a Nauru è sempre stata niente male. Nell'oceano sguazzavano pesci, dalle palme cadevano cocchi. Le tribù locali periodicamente si sterminavano l'un l'altra, invece nemici, come nella vicina Figi, non parevano esserci. Nel 1798 Nauru fu scoperta e dichiarata loro proprietà dai navigatori inglesi, nel 1888 la occuparono i tedeschi, dopo la Prima Guerra Mondiale l'Australia. Sui nauruani questo non si riflesse: civilizzare l'isola faceva fatica ai colonizzatori.

I problemi cominciarono, scusate, a causa della merda [7]. Nauru è un enorme scogliera corallina, sollevatasi chissà quando dal fondo. Per milioni di anni gli uccelli migratori si sono fermati su di essa, coprendola di letame, il cui strato ha raggiunto decine di metri. Di fatto l'isola è diventata un enorme pezzo di fosforite, base dei costosissimi concimi di fosfati.

A estrarre fosfati cominciarono nel 1906. Nel 1968 i capi dell'isola con una popolazione di tremila abitanti ottennero l'indipendenza. Inizialmente le nuove autorità nazionalizzarono la compagnia dei fosfati, fondando la Nauru Phosphate Corporation (NPC) e tutta la terra dell'isola fu divisa tra il popolo. Un quarto dei ricavi furono divisi tra gli agricoltori, il resto fu indirizzato al fondo di stabilità nazionale. E per qualche anno i nauruani diventarono inverosimilmente, favolosamente ricchi.

Verso gli anni '70 l'estrazione di fosfati raggiunse i 2 milioni di tonnellate l'anno e il prezzo sul mercato i 68 $ alla tonnellata. In 30 anni Nauru guadagnò 3,6 miliardi di $ – circa 4 milioni di $ per famiglia. Il livello dei redditi nel paese superò di quattro volte quello degli USA e si avvicinò al lusso degli sceicchi arabi.

Sull'isola smisero di lavorare. All'estrazione dei fosfati lavoravano indiani o cinesi, li comandavano espatriati di Australia, Europa e USA. I bambini si rifiutavano di studiare. Come ricorda l'attuale ministro della Pubblica Istruzione Roland Kun, solo la minaccia del tribunale poteva costringere i genitori a mandare i figli a scuola. Le persone abituate a cibarsi dei frutti dell'albero del pane, di cocco e di pesce passarono alla farina e al riso. Adesso il 30% degli abitanti ha il diabete.

I soldi facili furono spesi in viaggi, nuovi oggetti tecnologici, automobili, servitù. Sull'isola risultavano esserci circa 5-6 macchine per famiglia. Portarono perfino una Lamborghini. Per le strade fatte di fosfati poteva andare solo in seconda e presto fu rimandata indietro sul continente. Non c'erano meccanici automobilistici, le macchine rotte si ammucchiavano direttamente nei cortili.

Nel frattempo le persone più ricche del mondo continuavano a vivere in quelle stesse case, praticamente di cartone. Dormivano sul pavimento. Cominciarono a bere molto.

Ma poi i fosfati finirono.

Il fondo di stabilità

I russi degli anni '90 giunsero a Nauru negli anni 2000. Alla NPC sull'isola apparteneva tutto: la banca, i negozi, l'ospedale, il porto. La compagnia non faceva ispezioni sul giacimento. Quando diventò chiaro che I fosfati si sarebbero presto esauriti, crollò tutto.

La crisi avvenne in una notte. Svegliatisi, i naruani scoprirono che la banca con tutti i loro risparmi aveva fatto un crac, il paese era in bancarotta.

Risultò che non c'era nulla con cui pagare il cibo, l'acqua e l'elettricità che venivano portati là. I generatori si fermarono, la luce si spense. La disoccupazione si avvicinò al cento per cento. I manager, i medici e gli insegnanti stranieri cominciarono ad andarsene. La vita dell'isola ricorda una trama di Marquez. Quando finì il cibo, il mare cominciò a gettare pesce sulle rive. Questo continuò così per tutta una stagione, di specialisti per studiare questo fenomeno sull'isola non ce n'erano. Nessuno, a dire il vero, neanche ci provò. “Grazia divina”, – spiegarono tutti.

Ma cos'è mai il fondo di stabilità? A metà degli anni '80 il suo volume raggiunse i 2 miliardi di $. Notizie di investimenti comparivano episodicamente, fra l'altro più spesso come barzellette. Il governo comprò hotel in perdita in Australia, immobili a Guam [8], investì nella messa in scena di un musical sulla vita privata di Da Vinci (“Leonardo” fece fiasco). In generale, il giorno della caduta della banca nazionale al posto del fondo di stabilità il paese si scoprì un debito di 870 milioni di $.

Quando chiedi ai nauruani perché mai tacquero e non obiettarono contro gli assurdi investimenti, ne segue una risposta ingenua, impotente e incredibilmente russa: “Ma avevamo un governo, funzionava pure. Ci siamo semplicemente fidati e abbiamo aspettato”.

Topside

I locali chiamano le miniere di fosfati esaurite nel centro collinoso dell'isola Topside (cima). Quando un aereo sorvola l'isola, Topside sembra coperta di macchie: qui c'è la giungla tropicale, accanto le macchie grigie delle miniere. Poco tempo fa all'isola è riuscito riavviare l'estrazione. Secondo le stime, la riserva di fosfati primari basterà per circa due anni, quella di secondari (già trattati una volta dai coralli) ancora per circa 30 anni.

Su Topside mi porta Chelsea, ingegnere della corporazione di stato Ronphos, che ha sostituito la NPC. Ci fermiamo proprio sulla cima. Su entrambi i lati della strada per qualche metro pendono torri di coralli. A sinistra vecchi lavori con pietre annerite e erba calpestata tra esse. A destra i nuovi: un deserto bianco, puntellato da gigantesche dita.

Chelsea si mette a fumare un po', si guarda intorno. “La gente non viene qui. Io ci sono abituato per lavoro. In qualche modo ci ho portato mia moglie – si è messa pure a piangere: non voglio, dice, guardare questo. Eppure l'abbiamo fatto noi, capisci? Ancora nella mia infanzia qui cresceva la foresta tropicale”.

Nell'aria arroventata è sospeso qualcosa di pesante e silenzioso, come polvere di fosfati. Sembra che Topside concentri su di se la tensione dell'isola, che sieda in memoria degli abitanti, che si sottometta. Una sensazione kafkiana. Spinge a controllare se il biglietto di ritorno sia al suo posto. Sembra che non sia rimasto nulla tranne una brillante superficie di coralli, arroventata dal sole e dalla polvere bianca.

Ibarbra ospite

L'uomo bianco in nauruano è “ibarbra”. La parola è stilisticamente neutrale: non “estraneo”, non “ospite”, semplicemente “altro”. Se un ibarbra si ferma davanti a una casa, gli porgono una sedia. Se chiama un taxi per strada, lo portano dove vuole, non prendono soldi.

Il maestro di scuola Dale viene a sapere che sono russa e immediatamente mi invita in casa.

– La Russia ci ha molto, molto aiutati. Sai come la chiamiamo? Il fratello grande [9].

Dale non parla di soldi. Su circa venti nauruani interrogati le parole “Abcasia” e “Ossezia” le hanno sentite in quattro, compreso il ministro degli Esteri. Ma nel 1968 l'URSS fu il principale alleato di Nauru nella conquista dell'indipendenza. Ogni nauruano lo ricorda ancora.

Nella storia della partnership tra Russia e Nauru c'è anche un altro, recente legame storico.

Afferrato che i fosfati stavano finendo e che il fondo di stabilità si era sciolto nell'oceano finanziario mondiale, il governo del presidente Bernard Dowiyogo prese a cercare una nuova fonte di reddito e aprì un centro offshore. Registrare una banca attraverso l'impresa statale Nauru Agency Corporation sarebbe costato in tutto 25 mila $. Prolungare la registrazione per un anno altri cinquemila circa.

Da qualche anno Nauru è diventata un centro dell'economia sommersa mondiale. Più di quattrocento banche, cinquemila miliardi (!) di dollari di criminali, riciclaggio di denaro proveniente da racket, spaccio di droga e macchinazioni finanziarie illegali. Nel 1998 il vice-direttore della Banca Centrale Viktor Mel'nikov annunciò che dalla Russia verso i conti delle banche di Nauru erano usciti 70 miliardi di $. L'uomo d'affari nauruano Sean Oppenheimer, che a quel tempo organizzava battute di pesca sull'isola, ricorda che aveva continuamente clienti dalla Russia: registravano una banca, pescavano e volavano via con l'aereo successivo.

Il centro offshore non c'è già più, ma il sito è rimasto. Questo propone “un paradiso fiscale in un paradiso terrestre”, la registrazione della banca viene detta rapida e sicura e la stessa Nauru una dolce isoletta tropicale. Indirizzo di registrazione: Civic Centre, distretto di Aiwa [10]. Come ha comunicato la Banca Centrale, a questo indirizzo sono state registrate 104 banche russe.

…Il Civic Centre è una scatola di cemento a due piani con le tegole sbreccate. Sui gradini vendono decorazioni per l'albero di Natale e pianelle, al primo piano c'è il chiosco dei generi alimentari (la merce principale è l'acqua potabile), al secondo c'è l'ambasciata di Taiwan, l'Auditorium centrale di Nauru e qualche altro ufficio.

L'ufficio della Nauru Agency Corporation è in fondo al corridoio. La vernice sulla porta è screpolata, intorno alla maniglia c'è una striscia di sporco, la porta stessa è chiusa a chiave. Non si sente odore di grandi soldi; c'è odore di pesce, di polvere, di frettazzi bagnati dal ripostiglio. Accanto, battendo sonoramente i piedi nudi, passa una donna delle pulizia, un guardiano taiwanese mormora una canzone con voce nasale. 70 miliardi! La maggior parte è stata riciclata tra queste mura.

…Nel 2002 tra il denaro riciclato a Nauru risultarono quattro milioni di dollari di origine criminale provenienti dagli USA. Il Tesoro americano minacciò sanzioni e il centro offshore fu chiuso.

Gli “affari” di Nauru non sono andati più oltre questa estensione. L'isola ha fatto commercio della cittadinanza (dopo gli atti terroristici dell'11 settembre ad alcuni kamikaze sono stati trovati passaporti di Nauru); si è programmato di vendere il prefisso telefonico ai servizi di sesso al telefono; sono stati aperti due campi per i profughi che attendono la decisione sulla concessione della cittadinanza australiana (esiliati sulla lontana isola, per l'angoscia e la disperazione i profughi hanno proclamato lo sciopero della fame). Ma poi sono giunti al potere gli uomini di forza.

Sull'utilità degli uomini di forza

La grande politica della Repubblica di Nauru si compie in un territorio di 300 metri. In questi ha luogo il palazzo presidenziale (una casetta di legno con una balaustra e una siepe fiorita come in una fattoria dello stato dello Iowa) e l'edificio del parlamento (una casetta rosa più piccola). Proprio di fronte – la pista di decollo dell'aeroporto di Nauru. Secondo la legge del genere, se davanti al palazzo presidenziale c'è una pista di decollo, su di essa devono sparare alla fine. Questo successe nel 2003. Il paese fu a lungo in crisi.

– La pista di decollo era tutta piena di gente – ricorda Kiren Keke. – Il popolo stava sulla recinzione, circondò l'aereo. Noi non potevamo neanche pensare che si sollevasse tutto il paese.

Il presidente comunque poté battersela, la gente si disperse e gli istigatori, compreso il futuro presidente e Kiren Keke, finirono in prigione (dietro il palazzo presidenziale sulla destra). Da là sono anche andati dritti al governo, ottenendo una convincente maggioranza alle successive elezioni.

La base del nuovo governo sono diventati gli uomini delle strutture armate. Il presidente Marcus Stevens [11] è un pesista (quattro medaglie d'oro ai campionati del mondo). Kiren Keke è un rugbista, il ministro dei trasporti e delle telecomunicazioni è un campione di powerlifting. Molti parlamentari hanno giocato a calcio.

Fra l'altro, compiute le carriere sportive, Stephens ha ottenuto il titolo di MBA, Kiren Keke è diventato un medico. In un primo tempo come ministro era a mezzo servizio: la mattina operava, la sera guidava il paese. All'ospedale locale ancora rimpiangono che se ne sia andato. Era un ottimo chirurgo, dicono.

Sotto il nuovo governo il livello di vita di Nauru ha cominciato a crescere. E' continuata l'estrazione di fosfati, è cominciato un programma di ristabilimento ecologico. In generale i nauruani dicono che con il governo hanno finalmente avuto fortuna.

Il pesce piccolo

– Il mercato di sbocco del pesce a Nauru non è molto grande, – dice tristemente il ministro della Pubblica Istruzione e della Pesca** Roland Kun.

Il ministro sembra triste in generale. Su diecimila nauruani hanno un'istruzione tutt'al più in mille, il “mercato di sbocco” sono tre banchi di vendita di fronte alla posta, cosicché si può capire il ministro.

Ai colloqui con Mosca i nauruani hanno raccontato dettagliatamente per cosa esattamente sono più necessari all'isola i soldi russi. Di conseguenza una tranche di 10 milioni di $ è andata per la ricostruzione del porto e per un Boeing per la compagnia aerea Our Airlines.

Dalla prima tranche è passato quasi un anno.

Prudentemente dico al ministro che talvolta merita mettere fretta ai russi e prometto di trasmettere un biglietto da visita di Roland Kun all'Agenzia per la Pesca a Mosca.

– E sa, – improvvisamente il ministro abbassa la voce, – perché la flotta russa possa pescare nell'Oceano Pacifico, deve ottenere il permesso dell'unione dei pescatori, comprare una licenza, pagare una tassa. Ma… – fa una pausa a effetto. – Se una nave russa va sotto la bandiera di Nauru, può fare a meno di pagare la tassa. Capisce?

Capisco, signor Kun.

Il cavaliere di Malta

Nel salotto del cavaliere di Malta, nativo irlandese e unico oligarca di Nauru Desmond Oppenheimer c'è un frigorifero bielorusso Atlant. Sul frigorifero ci sono un ritratto di Lenin e due fotografie di Michail Gorbačëv: una anche con Desmond Oppenheimer.

Il cavaliere stesso si muove per il salotto con una bottiglia di birra, mostrando una lettera di raccomandazione della compagnia Tekma [12], una corrispondenza amichevole con Evgenij Primakov [13], un ordine di Lenin (come se fosse suo) e una croce di Malta (probabilmente sua). Snocciola cognomi e nomi russi, ricorda un ricevimento in Australia, dove conobbe Gorbačëv, una visita in Iraq, dove incontrò Hussein e che una volta in una rappresentanza commerciale in Germania vide il giovane Putin: “Era sveglio il pischello [14], pare”.

Oppenheimer, tipico irlandese esuberante, appartiene all'attiva, netta e, pare, morente stirpe degli avventurieri internazionali. A Nauru conosce tutti e partecipa a tutto, solo che tutto quello che dice va diviso per 10 e poi ancora per 5.

Sull'isola Desmond capitò durante il servizio nell'esercito australiano. Poi il congedo, il commercio di oggetti tecnologici della fabbrica Ižmaš [15] (se fossero kalashnikov o motociclette, da lui non si coglie), il lavoro con le prime ditte sovietiche da esportazione, trasferte a Mosca.

Inondando l'Oceania di frigoriferi Atlant, motociclette Ural [16] e macchine fotografiche Zenit [17], a Nauru Desmond aprì un proprio negozio. Negli anni questo crebbe nell'enorme (per le misure locali) impero Capelle&Partners con un supermarket, un caffè e produzione propria. Ma ricorda ancora il ruolo della Russia nella sua vita.

Gli chiedo a che ci serve Nauru.

– Questo è proprio il centro dell'Oceania, – si stupisce Desmond. – Intorno vanno i sottomarini americani. E adesso immagina che qui ci sia un'enclave di interessi russi.

– E allora?

– Beh, questo è poco. Una base militare. Un nuovo spazioporto. Una stazione di osservazione sugli armamenti degli USA. Perché la Russia sempre, – il signor Oppenheimer fa una pausa, alza un dito, socchiude gli occhi, – sempre si ricorda dello Zio Sam!

Non accade nulla

Il continuo rumore di fondo di Nauru è lo strusciare di pianelle. I locali vanno piano, con qualche rilassatezza corporale: grattandosi, sputacchiando, dondolando mentre camminano. E' come se non fossero convinti se vadano da qualche parte, se vadano e se abbiano bisogno di andare. Andando lungo la strada, vedi come sulle sedie, sulle soglie dei negozi o semplicemente per terra siedono persone, come se aspettassero qualcosa. Solo che non accade nulla.

– Ecco che dicono: hanno venduto l'isola, abbiamo perso il reddito, – io e Chelsea scendiamo da Topside. – Non dimenticare che abbiamo visto i soldi per la prima volta negli anni '30. Quando cominciò la guerra, andavano in gonne di foglie di cocco e vivevano in case di paglia. E tu chiedi dove abbiamo investito il fondo di stabilità.

A Chelsea è andata bene: i suoi genitori investirono i soldi facili dei fosfati in immobili australiani e mandarono i cinque figli a studiare all'estero. Adesso Chelsea è un ingegnere, lavora all'estrazione di fosfati, alla loro lavorazione, al porto. Semplicemente di ingegneri sull'isola ce ne sono tre in tutto.

La cosa migliore che ci sia a Nauru sono le calme ore serali, quando cala il caldo. Il cielo è disseminato di stelle, l'oceano rumoreggia monotono e rombante, la schiuma della corrente, così pare, brilla nell'oscurità. C'è odore di alberi in fiore, un denso aroma di mare. Meravigliosamente buono.

Ecco che in una casa fa le prove un coro maschile. Una lampadina nuda sotto il soffitto, brandelli di carta “tipo legno” sul vecchio muro, alla finestra si vedono bambini riccioluti dagli occhi scuri. Una decina di uomini siede sul pavimento, con voce regolare e smorzata, come timidamente, cantando un gospel in nauruano: è Natale comunque. Il solista ha la voce profonda e forte, batte il ritmo con la pianella che tiene in mano.

All'ingresso della casa vicina c'è un mucchio di scarpe da bambini: nelle famiglie si usa avere 6-8 figli, anche se si arriva pure a dodici. La metà degli abitanti ha meno di 18 anni.

Molte case sono decorate per Natale: sotto il soffitto brillano CD legati a cordicelle, lungo le facciate ci sono lampadine luminose. Non c'è un obitorio sull'isola, i morti vengono sepolti il giorno della morte, talvolta nel giardino dietro casa. Anche sulle tombe ci sono delle ghirlande.

Guardare la vita dei nauruani comuni è facile. Spesso vetri e porte non ci sono affatto, le case si guardano attraverso. Un tavolo, un televisore, raramente un vecchio computer. Quadretti alle pareti, mucchi di stoviglie o di stracci. Dormono sul pavimento o su qualcosa come larghe brande. Queste stesse brande stanno all'ombra davanti alle case. Su di esse giocano i bambini, su di esse pranzano, passano la notte – in pratica ci vivono. Questa non è miseria, ma qualcosa del genere.

E improvvisamente mi immagino la Russia.

E penso che 50 milioni di $ non sono una somma poi così grossa per il mio grande e disordinato paese. Al mondo non ci sono poi molti paesi, dove la Russia è ancora chiamata Fratello Grande e le sono grati “per il 1968”.

Ma dopo il riconoscimento delle repubbliche l'ambasciatore Aleksandr Blochin non è più stato a Nauru.

* * *

– Io ieri ho fatto sposare un figlio, sa? E' venuto un matrimonio allegro, anche se modesto: solo i parenti stretti, in tutto circa duecento persone. Ieri è stata una bella serata: due matrimoni, un funerale e tre feste.

La tenda sopra il terrazzo getta un'ombra. Sul campo da tennis giocano a calcio, il padrone di casa Richard strimpella un salmo con la chitarra: domani in chiesa c'è un concerto, si esibisce. Nessuno chiede cosa faccia qui – passavo lì vicino e sono rimasta, che c'è da dire?

La vicina, l'insegnante cinquantenne Anita (quella che veniva dal matrimonio) ricorda i vecchi tempi. In famiglia c'erano 10 persone e otto macchine, facevano feste ogni sera, non c'era niente da fare, perciò bevevano. “Quando non c'è bisogno di lavorare, si beve sempre. Cosicché è proprio meglio così”.

In risposta alle domande racconto per l'ennesima volta di Ossezia e Abcasia. “Cosa sono, isole?” – si stupisce Richard.

– A me la Russia prima non piaceva: un paese pericoloso, – dice Anita. – La bomba atomica, il comunismo, Gheddafi. Ma è vostro?

– Ma che ne sai del comunismo! – si immischia Richard. – Da noi ha lavorato un dottore di Cuba, mi ha raccontato tutto. Il comunismo è prendere tutta la terra e dividerla. Proprio come da noi.

- Aha, – non crede Anita, – e anche rubarsi i soldi?

Il giorno è caldo, la conversazione è lenta, il salmo è nostalgico. Il pensiero si muove piano come un'onda nella bassa marea; non si ha voglia di andar via, e poi dove? Anche domani sarà caldo, sia il sole, sia l'oceano. Probabilmente, tutte le disgrazie di questo posto vengono sempre dal fatto che oggi è come domani, domani come ieri, il mare porta il tonno e l'inverno non viene mai. La bellezza dell'oceano priva di senso la realtà è il clima caldo è questione di case. Di soldi certamente si ha voglia, ma anche senza non importa. La storia in questi territori non è neanche cominciata, perdi il senso del tempo in due giorni. Alle Figi con questo fanno già soldi, Fiji time è un brand turistico: visto che non accade nulla – rilassati e riposati.

* In mezzo al niente.

** I ministri nel paese sono quattro in tutto e abbinano le cariche. La migliore, secondo me, l'ha Matthew Batsua: ministro della Sanità, della Giustizia e dello Sport.

Elena Račëva

24.12.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/145/18.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] Più spesso scritto Kirene.

[2] Sic.

[3] Isole ad est della Nuova Guinea.

[4] Rivista simile al “National Geographic”.

[5] 55 dollari australiani (non si capisce mai di quali dollari si tratti, però) sono circa 42 euro.

[6] In italiano nell'originale.

[7] Sic. Ma il termine der'mo in Russia è sempre meno tabù.

[8] Isola al largo delle Filippine sotto sovranità americana.

[9] Nel senso affettivo di “fratellone”, non di Grande Fratello orwelliano.

[10] In realtà Aiwo (ma le trascrizioni del nauruano non hanno un criterio preciso).

[11] Più spesso indicato come Stephen.

[12] Produce materiali da costruzione.

[13] Evgenij Maksimovič Primakov, politico russo, che fu anche Primo Ministro.

[14] Pacan è un termine gergale per “ragazzo”.

[15] Iževskij Mašinostroitel'nyj Zavod (Fabbrica Metalmeccanica di Iževsk), fabbrica che a Iževsk, ai piedi degli Urali occidentali, produce automobili, motocicli e soprattutto armi.

[16] Fabbrica russa di motociclette pesanti, che produce ancora moto con sidecar.

[17] Fabbrica di apparecchi fotografici russa, con sede anche in Bielorussia.


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