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NAUSEA – Condemned To The System (Willowtip)

Creato il 10 marzo 2014 da Cicciorusso

Nausea-CondemnedMa insomma, e allora perché i Terrorizer no e i Nausea sì? (Bello cominciare così, vero?)
Badate, ecco perché.

Una formazione che, bene o male, ha raggiunto lo status di cult band a coronamento di un piccolo successo che è in verità (come in molte delle realtà metallare) frutto di concause che vanno dall’avere pezzi micidiali in arsenale all’aver canonizzato troppo bene un genere (Sandoval che blasta tutto pur essendosi spostato verso lidi ben più tecnici), sino alla concessione di quel tantino in fase di produzione al punto che Terrorizer oggi è, davvero, più che una band, un modo di suonare estremi. Ma anche una gruppo che tira fuori inutilmente e a quindici anni di distanza dall’esordio due dischi dal gusto stantio. Questo un po’ ti fa capire quanto solo i fan abbiano colto la grandezza di una band che sopra la propria testa aveva un cielo troppo pesante perché da sola potesse consapevolmente reggere a lungo le sorti del genere.

Come a dire: non è un fatto di riff o di quanto sei originale. A volte è solo questione di esserci e, magari, di avere un gran batterista.
I Nausea, al contrario, partono con un disco (in verità solo dopo un demo condiviso con i Terrorizer stessi nell’88, ma va be’) che è già più radicalmente hardcore, che puzza di cantina e che di suo soffre lo scomodo adattamento di mille demo alla forma disco. Esordio leggendario anche questo ma – permettetemi – dalla statura certamente più modesta. Eppure il loro ritorno, praticamente a 23 anni di distanza dall’esordio e senza che la band abbia mai veramente mollato la scena, ha un che di gustoso.

Tecnicamente si spiega con un approdo fuori tempo massimo a una formula deathgrind novantiana anche troppo marcata, oggi promossa grossomodo alla stessa maniera dai revivalisti del genere (parentesi: pare che questo sia un ottimo periodo per il grindcore). Concettualmente, con la realizzazione di un disco che non mette in crisi la continuità con Crime Against Humanity, visto che all’epoca si era tutti giovani, crustoni e inesperti, ma rilancia una band che vuole dare un saggio complessivo delle proprie abilità passando evidentemente per fratello Pintado (RIP) e compagnia bella. E così chiudiamo anche il cerchio descritto nel corso degli anni dai vari cambi di line-up fra band sorelle (Oscar Garcia, cantante nello storico World Downfall, abbandonò la band madre per tornare a produrre demo con i Nausea). Alla chitarra un ganzo qualsiasi (chi lo ricorda per via dei Phobia, chi dei Murder Construct, chi degli Intronaut); per il resto la line up dovrebbe essersi mantenuta stabile sin dagli esordi.

A pelle, un disco che non ha bisogno di troppe parole, che si fa ascoltare d’un fiato e con grande trasporto emotivo. Nei fatti, il ritorno di uno stilema classico che forse non è mai esistito o che, perlomeno, classico non è mai stato per la band in questione. Insomma, un disco in stile Terrorizer che piace più degli ultimi Terrorizer.
Mai come in questo caso è consentito, data l’autorità della band, rifarsi ad una vagheggiata epoca d’oro del metal estremo. Una tradizione falsata per il moderno o un più semplice ritorno a sonorità old school quando, in realtà, vent’anni fa noi si suonava in tutt’altro modo.
Fate voi ma a me questo disco piace, anche se il grosso dell’entusiasmo preferisco conservarlo per il nuovo At The Gates. So già che lo difenderò a spada tratta.

Per ora, bene così. Bentornati.

Ciao. (Nunzio Lamonaca)



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