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‘Ndrangheta, un pentito fu costretto a sposarsi con una pistola alla testa

Creato il 22 ottobre 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Costretto a sposarsi con la forza e con l’uso delle armi. L’episodio è emerso ieri in aula, dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia, nel corso del processo “Black money” contro il clan Mancuso. Il padre del pentito, Domenico Polito, è stato costretto a vendere tutti i suoi beni per pagare la cerimonia, nonostante fosse contrario al matrimonio tra suo figlio e la donna in “odore di mafia”.

(fotografomatrimonio-reportage.it)

(fotografomatrimonio-reportage.it)

Il pentito Polito, costretto a sposarsi con una pistola alla testa. Il padre del pentito vibonese Eugenio William Polito, fra i principali testi dell’accusa del pm della Dda Marisa Manzini nel processo “Black money”, ha spiegato ieri che il figlio fu costretto a sposare una ragazza di San Calogero (Vv) dopo che alcuni componenti del clan gli puntarono una pistola alla testa. Gli stessi componenti del clan Mancuso, sebbene i genitori del futuro pentito non avessero partecipato al matrimonio del figlio, non condividendo la sua scelta di imparentarsi con persone in odore di mafia, avrebbero poi preteso il pagamento di tutte le spese della cerimonia.

La vendita di tutti i beni per pagare le spese delle cerimonia pretese dal clan Mancuso. Il padre del collaboratore Polito, dopo aver ricordato in aula di “aver dovuto vendere tutto” a causa dei debiti contratti dal figlio a cui i componenti del clan Mancuso avevano prestato del denaro, ha quindi riferito che nel Vibonese “anche le pietre sanno chi sono i Mancuso di Limbadi, persone senza scrupoli e senza cuore che hanno ridotto sul lastrico – ha dichiarato Domenico Polito – diversi imprenditori che non si sono voluti piegare alle loro pretese”. Polito ha infine riferito che lo stesso boss Antonio Mancuso (fra i principali imputati del processo) gli chiese 150mila euro o una villetta in costruzione in cambio della tranquillita’ sul cantiere. (AGI)


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