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Ne carne ne pesce

Creato il 12 settembre 2013 da Sallyseton @martatraverso
Cominciano qui le reminescenze della mia vita, o forse storie inventate da spacciare per mie, o forse chissà.
Ne carne ne pesce
"Carne o pesce?"
"Come, prego?""Su, dai, sei carne o pesce?"
Sara era la bambina più bionda che avesse mai frequentato quella scuola. Capelli luminosi, drittissimi e che parevano sempre appena lavati. Una pelle così bianca che le altre bambine non avrebbero saputo descrivere, solo qualche anno più tardi la parola "diafana" sarebbe entrata nel loro vocabolario. La voce dolce, di velluto, con la erre di 'carne' appena più pronunciata delle altre consonanti.
Aveva rivolto quella domanda a tredici bambine della IV B. Mancava solo lei, Teresa. Uno scricciolo di trentacinque chili, con i boccoli color nocciola che neanche a farli apposta sarebbero venuti così perfetti. Minuta nel corpo e nella testa, soffriva all'idea di dover prendere una posizione nei confronti della bambina numero Sedici. Che motivo c'era? Non era terrona, non si scaccolava (altre in classe lo facevano eccome, e appiccicavano le palline da naso sotto il banco con le gomme da masticare), non aveva mai dato fastidio. 
Certo, in quarta ancora leggeva a stento. Confondeva le sillabe. Diceva 'il bambino va sullo scilovo' e 'nel prato fioriscono le marterighe'. Invece, se quelle parole le scriveva erano giuste. Nei dettati era più brava di altri. Aveva solo questo problema a leggere. Anche se scriveva una parola giusta e poi la rileggeva, proprio appena scritta da lei, si sbagliava. Se però la maestra glielo faceva notare, lei si arrabbiava. "Ho scritto 'marterighe', non vedi maestra che è giusto, 'marterighe'!!!" Solo che sul quaderno c'era scritto 'margherite'.
Teresa faticava a capire perché si dovesse scegliere. Carne, eri nel gruppo che non voleva la numero Sedici. Pesce, eri amica della numero Sedici e quindi non più amica di Sara e delle sue amiche.
"Allora nana, vuoi rispondere?"
Sara era così. Otteneva sempre tutto quello che voleva. Finora tutte le bambine avevano risposto 'carne' perché l'idea di non averla più come amica era impensabile. Sonia, Lucia e Paoletta erano tutte lì a guardare Teresa con gli occhi sbarrati e a sillabare 'carne'. 
A lei però la numero Sedici non stava mica antipatica. Perché non doveva parlarle mai più? Sapeva al tempo stesso cosa rischiava a dire 'pesce'. Niente più inviti a fare i compiti a casa di Sara, con quei biscotti così buoni a merenda e la Città delle Barbie che i suoi genitori avevano costruito per lei in soffitta. Niente più pomeriggi in gelateria con Sara e i maschi che già la guardavano in quel modo un po' da grandi. Soprattutto, niente più protezione dagli scherzi, gli stessi che inventavano tutti i giorni per la numero Sedici.
"Va bene, se la metti così allora sei pesce e pure vigliacca che non lo dici".
Sara si allontanò e con lei la scia di Sonie e Lucie e Paolette adoranti. Teresa era stata troppo occupata a pensare i suoi pensieri ed era rimasta muta. Appunto, muta come un pesce.
"Non voglio più andare a scuola" disse quella sera alla mamma,  solenne, mentre infarinavano - di nuovo appunto - i petti di pollo. Le raccontò tutto fra lacrime e moccio di naso, stando ben attenta che non finissero sul cibo. Quando ebbe terminato, la mamma le pose una mano sporca di farina e pane grattato sulla sua.
"Hai presente lo zio Marco?""Sì, certo"."È vegetariano. Se chiedi a lui se è carne o pesce, ti risponde che è verdura. C'è sempre una terza opzione, anche se non la vediamo".
Teresa annuì ma non era d'accordo. Non riusciva a capire. Del resto è normale, gli adulti mica capiscono certe cose. Lei pensava solo alla Città di Barbie e alla gelateria e alle cacche di plastica che dall'indomani le avrebbero messo sotto la sedia. E pensava che è un vero peccato che solo gli adulti diventano vegetariani e da bambini ti tocca sempre essere o carne o pesce.
(L'immagine viene da qui, se ho rubato impropriamente chiedo venia)

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