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“Né di Eva né di Adamo” – Amélie Nothomb

Creato il 08 agosto 2012 da Temperamente

“Né di Eva né di Adamo” – Amélie NothombHo cominciato stupendomi e tremando nel Paese del Sol Levante; ho duellato con uno scrittore assassino impugnando l’arma vincente della dialettica e ho poi dovuto fare i conti con un “figlio” irriconoscente. Solo dopo sono ritornata in Giappone, ma questa volta non ho tremato: mi sono innamorata, o almeno credo. Di certo ho imparato che esiste un sentimento che non appartiene né ad Eva né ad Adamo: l’affetto.

Con Né di Eva né di Adamo la Nothomb torna a parlare di sé, adoperando quella prima persona che mi aveva stregata in Stupore e tremori. Ammetto che, innamoratami dell’ironia parossistica con la quale racconta le sue (altrimenti terribili) sventure di impiegata alla Yumimoto, mi sono tuffata a capofitto in Igiene dell’assassino e Uccidere il padre, convinta di rivivere lo stesso piacere. Così non è stato: non che i succitati romanzi non fossero brillanti, beninteso, ma indubbiamente il mio animo di lettrice non manifestava un eguale giubilo. Imperterrita, ho deciso di riprovarci con Né di eva né di Adamo e ho finalmente ritrovato la stessa Nothomb di Stupore e tremori, per la gioia dei miei sensi.

Nel Paese che adora più di qualunque altro, la scrittrice vive una singolare storia d’amore con un giovane giapponese, che le assicura felicità e ricchezza. È un rapporto privo di tensioni poetiche; al contrario, si compone di piccoli piaceri, tante risa e alcuna pretesa. A Rinri lei deve tanto: l’amore tenero che lui le dimostra costantemente, il meraviglioso stupore difronte alle sue reazioni insensate, la possibilità di visitare il Paese mitico dell’infanzia, del quale riassapora con voracità usi e costumi, la scoperta dell’amore mistico per il monte Fuji… Saranno proprio le “pretese”, tuttavia, a cambiare le carte in tavola: si impone una decisione drastica e apparentemente indolore.

Quando la scrittrice belga si ricongiunge nel ricordo con il suo Giappone, la sua penna scorre sulla carta guidata dai sensi e dà vita a un connubio idilliaco fra la verve ironica e le sue doti d’osservatrice. Di Né di Eva né di Adamo si apprezza soprattutto la delicatezza con cui la Nothomb racconta l’incontro fra due culture completamente diverse e il sincero interesse dell’una per l’altra. Un libro che si legge in due ore e che stimola l’appetito libresco.

Angela Liuzzi

Amélie Nothomb, Né di Eva né di Adamo, Voland, 13 euro


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