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Nel 2011 annientate le politiche sociali e aumentate le tasse ai cittadini

Creato il 27 febbraio 2012 da Lalternativa

Nel 2011 in Italia la politica sociale è stata annientata: i fondi nazionali per gli interventi sociali hanno perso il 63% delle risorse stanziate dallo Stato rispetto al 2010. L’analisi è dello Spi-Cgil che ha studiato i bilanci di previsione di 7537 Comuni italiani, da Nord a Sud. Dallo studio emerge un quadro molto preoccupante in particolare per ciò che riguarda le politiche relative allo sviluppo, agli investimenti e all’erogazione di servizi alla persona e collettivi. Tutto questo, pero’, a fronte di un aumento della pressione fiscale a danno dei cittadini.

Nel dettaglio, il Fondo per le politiche sociali, che serve a finanziare interventi di assistenza alle persone e alle famiglie, dal 2010 al 2011 è passato da 929,3 milioni di euro ad appena 273,9 milioni. E’ stato invece cancellato del tutto quello per la non autosufficienza, per il quale era previsto uno stanziamento di 400 milioni di euro. Drastiche riduzioni sono state operate, inoltre, al Fondo per le politiche per la famiglia (da 185,3 mln a 51,5 mln), a quello per le politiche giovanili (da 94 mln a 12,8 mln), a quello per l’infanzia e l’adolescenza (da 30 mln a 3 mln) e a quello per il servizio civile (da 299,6 mln a 110,9 mln).

Nei Comuni del Centro Italia la spesa per i servizi sociali è diminuita del -2,3% rappresentando il 30,6% della spesa totale. In quelli del Sud, invece, la diminuzione è stata dallo 0,9% ma in questo caso rappresenta solo il 22,5% della spesa complessiva. Riduzioni meno sensibili si sono registrate al Nord Ovest (-0,6%) e al Nord Est (-0,2%). La spesa ‘sociale’ dei Comuni, che comprende servizi a favore degli anziani, dei minori, dei diversamente abili e rivolti verso il disagio, è diminuita nel 2011 dell’1,8% con una riduzione di 166,5 milioni di euro e una minore incidenza sulla spesa corrente dello 0,6%. La diminuzione è stata più forte nei Comuni del Centro (-4,4%), in quelli del Sud (-2,8%), in quelli che hanno tra i 20.000 e i 50.000 abitanti (-2,9%) e in quelli che superano i 50.000 abitanti (-3%).

La spesa dei Comuni riservata agli investimenti finalizzati alla realizzazione e alla manutenzione straordinaria di infrastrutture, è in caduta libera: ha perso l’8,8% rispetto al 2010 con un taglio di quasi 4miliardi e mezzo di euro. La riduzione ha riguardato soprattutto Comuni del Nord Ovest (-14,9%) e del Nord Est (-16,5%). Non hanno risparmiato, però, anche il Centro (-8%) e il Sud (-5%). Tra le grandi città spicca Palermo (-61,5%), seguita da Milano (-15,3%).

Al danno si aggiunge la beffa perche’ nel 2011 si è registrato un aumento dei tributi rispetto al 2010, che sono passati da 355,5 euro a 418 euro pro-capite. L’ aumento è determinato da un maggior gettito derivante da tributi federalisti, da quello relativo all’addizionale Irpef e da quello riferito alla tassa sui rifiuti solidi urbani. A livello nazionale l’imposta sui redditi ha subito un aumento dell’11% mentre la Tarsu del 12%. L’Irpef ha subito aumenti maggiori a Roma (+82,5%), a Brindisi (+36,4%), a Bari (+32%), a Napoli (+15,6%) e a Firenze (+15,2%). Casi limiti quelli di Marsala, Carrara, Cremona, Lamezia Terme e Imola dove gli aumenti hanno superato il 100%.

Per quanto riguarda la Tarsu gli aumenti più sensibili si sono registrati nei Comuni capoluogo di provincia come Reggio Calabria (+64%), L’Aquila (+53%), Catania (35,4%), Lecce (+34%), Palermo (6%), Torino e Napoli (3%). Solo a Milano si è registrata una diminuzione pari al 4,3%.

Sono aumentate del 7,2% anche le entrate extratributarie, con una spesa pro-capite di 14 euro in più. L’aumento si è registrato in particolare nei Comuni del nord-ovest (+9,4%), del Sud (+8%) e in quelli che superano i 50.000 abitanti (+11,3%). I proventi dei servizi pubblici (tariffe e compartecipazioni ai costi dei cittadini, multe) sono aumentati, invece, del 6%.

Ben il 60% delle risorse delle amministrazioni comunali vengono destinate alle funzioni generali di amministrazione, alla spesa per il personale e, più in generale, al mantenimento dei costi della politica. La spesa per il welfare si attesta, invece, al 30% del totale e riguarda servizi sociali, politiche culturali, istruzione, sport e tempo libero. Questa voce ha subito una flessione rispetto al 2010 dell’1% e una contrazione delle risorse pari a 252 milioni di euro.

 


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