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Nel carcere di Trapani ridotte drasticamente le classi dello “Sciascia”

Da Agueci

In pericolo la rieducazione dei detenuti

Uno degli obiettivi, forse il principale, che la legge 354 del 1975, meglio conosciuta come legge Gozzini, è la rieducazione dei condannati, attraverso la formazione e l’istruzione, che tendano

al reinserimento sociale degli stessi.Eppure nel Carcere Circondariale “S. Giuliano” sembra che quanto dice la stessa legge, ossia che negli istituti penitenziari sono approntate attrezzature per lo svolgimento di attività d’istruzione scolastica e professionale, culturali, siano a danno del diritto allo studio dei detenuti. In particolare l’art. 15 recita: «Il trattamento del condannato e dell’internato é svolto avvalendosi principalmente dell’istruzione, (…), delle attività culturali» e l’art. 19afferma che «Negli istituti penitenziari la formazione culturale e professionale é curata mediante l’organizzazione dei corsi della scuola d’obbligo e di corsi di addestramento professionale». Di fatto: a fronte delle reiterate e motivate richieste avanzate sia dal Direttore del carcere Dott. Renato Persico e sia dal Dirigente dell’I.I.S.S. “L.Sciascia” Prof. Andrea Badalamenti sulla formazione di sette classi per il prossimo anno (già esistenti), il Provveditorato agli Studi di Trapani ne ha concesse solo tre, «ignorando - come afferma la prof. ssa Efisia Mattana - che ci sono ben altre tre classi (due terze e una quarta), sebbene con pochi numeri, che hanno iniziato il corso di studi e non lo potranno mai terminare». Il motivo è che prevale la logica dei numeri. Si dice che c’è uno spreco di denaro perché le classi sono formate da pochi alunni, ignorando che le classi carcerarie, a differenza di quelle di una normale scuola, anche se partono numerose, poi inevitabilmente si assottigliano per via delle scarcerazioni, dei trasferimenti, delle lunghe traduzioni per processi e così via. Non è percepito a pieno che la scuola, in un istituto di pena, per i ristretti è “vita”, “ossigeno”, unica forma trattamentale per una vera rieducazione alla legalità. A dimostrazione della validità della scuola nel penitenziario si rilevano alcune iniziative promosse dal corpo docente: il giornalino della scuola, curato dalla prof.ssa Rossella Lombardo, recensito su Social che ha avuto il plauso della Curia; la partecipazione alla “staffetta di scrittura creativa”, organizzata dall’Associazione Bimed, curata dalla docente Mattana; la pubblicazione di due libri: “Sapori al Fresco”, sulle ricette dei detenuti, e un altro che raccoglie le vignette di un alunno che sarà presentato il prossimo lunedì, curati dalla prof.ssa Antonella Parisi; l’incontro, organizzato dalla prof.ssa Mattana, con la scrittrice Fabrizia Sala per la presentazione del suo saggio “Storie recluse”, con Giacomo Pilati moderatore e la partecipazione di alcuni magistrati: un successone davvero!

Da annotare che i consensi per il lavoro scolastico arrivano da molte parti. Il P.M. Petralia si è apertamente congratulato con l’intero corpo docenti per la passione con cui svolgono il loro lavoro e per il modo come si spendono in un ambiente non sempre ospitale.

L’augurio è che sia riesaminato il provvedimento di restrizione, anzi il valore scolastico e culturale abbia uno slancio e un riconoscimento pieno da parte di tutte le istituzioni per favorire la realizzazione della personalità stessa del ristretto, presagio di un normale inserimento nel contesto sociale e civile, a conferma dell’utilità stessa della detenzione.

SALVATORE AGUECI

(Pubblicato sul quotidiano “La Sicilia” dell’8/6/2013 a pag. 31)


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