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Nel mezzo… di A Dance with Dragons di George R.R. Martin

Creato il 16 agosto 2011 da Martinaframmartino

Nel mezzo… di A Dance with Dragons di George R.R. Martin

Principe di Grande Inverno, davvero! Ho da poco passato la metà di A Dance with Dragons di George R.R. Martin, con un capitolo dedicato a uno dei simpaticoni del romanzo. E il bello è che lui è molto più simpatico di coloro che gli stanno intorno, ogni volta che leggo qualche pagina che lo riguarda sono disgustata, infastidita, e inizio a nutrire pensieri violenti. Manca solo lord Feh Feh per rendere completa la compagnia.

I capitoli di cui parlerò ora sono nel secondo terzo del romanzo, quello che forse in italiano si potrà leggere in primavera. No, non conosco nessuna data, è solo un’ipotesi mia. Fra Il regno dei lupi e La regina dei draghi non era passato molto tempo, solo quattro mesi, ma fra Il dominio della regina e L’ombra della profezia l’intervallo è stato molto più lungo, quindi le date di pubblicazione precedenti non forniscono alcuna indicazione.

Gli spoiler sono molto limitati, faccio qualche considerazione ma non rivelo nessun evento.

 

Avevo letto che molte volte si torna con la mente all’inizio della storia, ed è vero.

“XXX told her that her brother Rhaegar would have been proud of her. Dany remembered the words Ser Jorah had spoken at Astapor: Rhaegar fought valiantly, Rhaegar fought nobly, Rhaegar fought honourably. And Rhaegar died.”

Come suonano diverse quelle parole adesso. Per Ser Jorah – uno schiavista, dettaglio da non dimenticare – Rhaegar era nobile e valoroso, ma tutto ciò che conta a suo giudizio è che è morto. In che direzione voleva spingere la sua regina? Qual è il prezzo da pagare per il potere? Ora Daenerys ha al suo fianco un’altra persona in grado di parlarle della sua famiglia, cosa che potrebbe non cambiare nulla o che potrebbe diventare molto importante. Staremo a vedere. Intanto lei sta iniziando a capire quale sia il prezzo del potere.

A proposito di eventi del passato si sa qualcosa di più sull’antica Valyria e sul Disastro che ha portato alla scomparsa di questa civiltà. In realtà al momento non sembra che sia nulla che possa in qualche modo influenzare la storia che stiamo leggendo, è solo un elemento in più di costruzione del mondo e una piccola curiosità soddisfatta. Poi magari mi sbaglio, e da quell’antica vicenda viene fuori un elemento fondamentale. Martin è già riuscito a imbrogliarmi così tante volte da non farmi essere sicura di nulla.

 

A proposito di imbrogli, è notevole che anche chi può vedere più a fondo degli altri possa essere di una cecità notevole. Ormai dovremmo saperlo tutti: le parole che usiamo sono importanti. Passando ad altra saga, se Moiraine dice a qualcuno che può chiamarla Lady Alys, non sta affatto dicendo che il suo nome sia Lady Alys. Così, se qualcuno vuol vedere un personaggio tramite la magia e lo invoca usando il suo titolo, poi non deve lamentarsi se vede un volto diverso da quel che cerca.È come se un druido volesse vedere il padre di Artù (prima che la verità sulle sue origini sia nota a tutti) e si lamentasse perché invece di vedere Gorlois di Cornovaglia continuasse a vedere Uther Pendragon. Se lui ha chiesto di vedere il padre di Artù, e non Gorlois, è Uther che deve vedere, anche se è interessato a sapere ciò che fa Uther.

Così vedere non significa capire, né nel primo caso né nel secondo, quando ciò che appare è un’ampia distesa di mare. Ma noi sappiamo chi c’è oltre quel mare, giusto?

 

Le visioni possono mostrare luoghi lontani, o anche tempi lontani. Un paio mettono una gran nostalgia, di quando ancora era tarda estate e le cose sembrava che stessero andando abbastanza bene. Si tratta solo di una piccola scena, un uomo sotto l’albero cuore, ma è già tutto e non è ancora abbastanza.

Piccoli dettagli, di quelli che fanno premere per uni istante e poi sospirare prima di andare avanti. E da vedere c’è ancora tanto, come una piccola conferma dell’annosa teoria R+L=J. Lui non ha capito cosa ha visto ma noi sì, e più passa il tempo più la parola teoria non trova spazio all’interno della frase.

C’è un altro piccolo dettaglio che fa sorridere, ed è uno dei racconti della Vecchia Nan su un drago di ghiaccio. No, non è Bran a pensare a lei, ma Il drago di ghiaccio esiste sul serio. Si tratta di un racconto scritto da Martin negli anni ’80, e successivamente rivisto in modo da trasformarlo in un romanzo per bambini. I libri parlano fra loro, e ogni tanto se ne trova una nuova conferma.

Parlano, e riportano parole già lette o già sentite. Come il giuramento dei Guardiani della notte. che sono the shield that guards the realm of men, lo scudo che protegge i reami degli uomini. Le avevamo già lette in Il grande inverno queste parole, quando gran parte delle nostre preoccupazioni erano rivolte sulla lotta per il trono. Ora, dopo tanto tempo, il loro suono è ben diverso, perché i Guardiani della notte sono drammaticamente pochi, e sappiamo con certezza che se dovessero perdere loro tutto sarebbe perduto. Solo che lo scudo è fragile, e nessuno sa quanto ancora potrà resistere.

Intanto, fra un problema e l’altro, si va avanti. Verso l’inverno.



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