Magazine Viaggi

“Nella lingua dell’altro”: storia di Giuseppe Castiglione, gesuita e pittore in Cina

Creato il 23 novembre 2015 da Viaggimarilore

“Nella lingua dell’altro”. Mai titolo fu più appropriato. In mostra all’Opera di Santa Croce si racconta, attraverso le sue opere, principalmente, e con l’apporto di installazioni e di video, la storia di Giuseppe Castiglione, gesuita milanese che, nel 1715 arriva in Cina con l’intento di svolgere l’attività di missionario e si ritrova invece, per le sue abilità artistiche, a divenire addirittura pittore alla corte di ben 3 imperatori successivi.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo del Palazzo Nazionale di Taipei, che ospita una buona parte delle produzioni artistiche di Castiglione, ed espone principalmente copie di originali su seta. Il resto lo fanno le installazioni, che animano alcune delle opere più belle dell’artista gesuita.

Ho visitato la mostra in occasione di un #instameet promosso da Yelp Firenze, le Ilarie di TuscanyBuzz e l’Opera di Santa Croce che è molto attiva su instagram. E ammetto che senza quest’evento mai avrei saputo di questa mostra. Invece sono proprio contenta di averla visitata, e vi spiego perché.

Inutile infatti che vi racconto opera per opera che cosa troverete esposto (per questo visitatela anche voi!) ma vi racconto perché l’ho trovata stimolante.

image

Innanzitutto, il personaggio. Giuseppe Castiglione è un uomo del suo tempo, un gesuita che sa fin dall’inizio della sua vocazione e ordinazione che la sua missione sarà quella di partire per andare ad evangelizzare qualche terra lontana. Come altri gesuiti prima di lui, sa che partire vorrà dire, molto probabilmente, non tornare più in Occidente, a Milano. Ma del resto, essendosi spogliato di ogni legame terreno con la sua città natìa, va bene così.

Giuseppe Castiglione

Giuseppe Castiglione, dalla serie di Otto destrieri

Va in Cina, dunque, terra di antica e millenaria cultura, con un apparato civile, artistico e, non ultimo, religioso ben strutturato, difficile da intaccare, figurarsi da scardinare. Ma non è quello l’interesse. I gesuiti vanno laddove i traffici commerciali e gli imperi coloniali dei grandi stati europei cattolici sono più sviluppati. La Cina è in accordi commerciali col Portogallo, ed è dal Portogallo che Castiglione parte. Sapeva già come comportarsi una volta giunto a Macao, l’emporio portoghese in Cina: il suo predecessore, Matteo Ricci, aveva capito che il modo migliore per operare, per evangelizzare il popolo cinese, era riuscire ad inserirsi nella società, senza urtare le usanze e i costumi tradizionali, e cercando dei punti di contatto tra gli insegnamenti di Confucio e quelli di Cristo. Castiglione però fa qualcosa in più, o di diverso: la sua fama di bravo pittore lo precede, tanto che al suo arrivo l’Imperatore lo vuole a Pechino. E lui non dice certo di no: posizione privilegiatissima per poter operare. Impara il Cinese, addirittura assume un nome cinese: Lang Shining. E siccome deve dipingere per l’imperatore, impara a conoscere l’arte cinese, le sue tecniche, i supporti per disegni e dipinti, i soggetti pittorici. Così, opera dopo opera, anno dopo anno, riesce a creare uno stile tutto suo, che è una sintesi di temi e materie cinesi e tecniche e sensibilità artistiche occidentali. Il risultato piace tantissimo all’Imperatore e ai suoi due successori, l’ultimo dei quali lo nomina Mandarino, carica di corte importante che contrasta certo con la missione del gesuita, ma che dimostra quanto Castiglione si sia integrato, anno dopo anno, con la cultura e la società cinese.

image

Giuseppe Castiglione, serie dei fiori, “Eterna primavera”

Mi affascina la figura di quest’uomo che con estrema naturalezza, sembrerebbe, osserva, impara, vuole conoscere l’Altro da sé facendolo suo. Cambia il nome, impara la lingua e impara a scrivere, impara l’arte a tal punto da riuscirla a fondere con la propria e in modo mirabile, a detta dei suoi contemporanei. E viene da pensare se in Italia avrebbe avuto la stessa fortuna artistica che in Cina.

image

Giuseppe Castiglione, Iris e papavero

Le sue innovazioni nella terra dei Mandarini sono piccole grandi cose: ha un’attenzione tutta occidentale per i dettagli naturalistici acquisita in Italia dagli studi botanici e zoologici del suo tempo, per cui dedica particolare cura alla resa del pelo nei cani e negli animali, e realizza dei fiori che sembrano usciti dalle stampe degli erbari settecenteschi. Tra i suoi soggetti più apprezzati ci sono proprio i fiori, e i cavalli. Realizza su tela un lungo pannello intitolato “Cento destrieri”, nel quale sono rappresentati tantissimi cavalli nelle pose, nelle attitudini e negli atteggiamenti più diversi, calati in un ambiente naturale in cui verrebbe voglia di saltare dentro: questo denota un’attenzione all’osservazione dal vero precisa e puntuale, tipica dell’arte occidentale, meno di quella cinese.

image

Mi affascina la storia di un uomo che prende, parte e va, arriva in un mondo totalmente diverso dal suo, con altre regole, altre impostazioni, altri principi. Un uomo aperto al cambiamento, che non vuole piegare l’Altro alle sue visioni e alle sue idee, ma al contrario si piega egli stesso alla cultura altrui. Si piega, ma non si spezza, e la sua arte è proprio l’espressione di una visione del mondo per la quale chi parte, abbandonando la sua vita precedente e le proprie convenzioni sociali per un’altra destinazione, pur arrivando in una società totalmente diversa, che gli impone o vorrebbe imporre nuovi usi, non abbandona mai completamente se stesso. Al termine della sua vita, nel 1766, dopo che aveva vissuto la maggior parte dei suoi anni in Cina, non saprei dire se Castiglione si sentisse più occidentale o più cinese. Sicuramente però, aveva trovato un se stesso perfettamente calibrato, in bilico tra Occidente e Oriente. Vedo un uomo umile, un uomo dalla mentalità aperta a ricevere e ad assimilare, un uomo curioso dell’Altro, un uomo che attraverso l’Altro impara a conoscere meglio e a meglio delineare se stesso.

Un vero Viaggiatore, insomma. E proprio per questo mi piace.

image

Giuseppe Castiglione, fiori portafortuna

La mostra dedicata a Giuseppe Castiglione – Lang Shining è allestita presso l’Opera di Santa Croce, a  Firenze in Largo Bargellini fino al 31 gennaio 2016. In mostra si alternano installazioni multimediali con le copie delle opere. Vedrete animarsi i Cento destrieri, colorarsi la coda di un pavone che fa la ruota, vedrete un cartone animato ambientato nei paesaggi di Castiglione con protagonisti alcuni degli animali da lui dipinti. E in più vedrete cani, cavalli, fiori e uccelli, i temi più cari alla pittura di Lang Shining, artista tanto noto in Cina che oggi si fa conoscere anche nella sua terra di origine.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine