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Nelle nostre vene scorre latte indiano

Creato il 09 settembre 2011 da Danemblog @danemblog
Secondo un'inchiesta del New York Times, l'industria casearia italiana, si reggerebbe sulla manodopera indiana. L'analisi è sta poi riportata sull'International Herald Tribune - vetrina internazionale del Nyt - che ha titolato in prima pagina "Indian farmers keep italian milk flowing", ossia "I contadini indiani permettono al latte italiano di scorrere". 

Nelle nostre vene scorre latte indiano

prima pagina dell'Internationl Herald Tribune

Negli ultimi 20 anni, gli immigrati indiani del Punjab si sono insediati nel cuore agricolo dell’Italia per lavorare principalmente nelle fattorie, spesso come ‘bergamini’, il nome con cui in dialetto vengono chiamati i produttori di latte”
...si è detto che se i lavoratori indiani scioperassero la produzione di Grana Padano dovrebbe fermarsi.
Scrive così il giornale statunitense. Si tratta per lo più, di indiani Sikh, provenienti dalla regione del Punjab. Hanno stimato che nella provincia di Cremona, sono circa 16mila, e rappresentano un terzo delle maestranze impegnate nel settore.  Senza di loro, si rischia di restare senza cacio sui maccheroni. Sono indeciso, in questo momento, se inserire un commento, oppure no. Se mi mettessi a scrivere, anche solo due righe, per articolare la questione, finirei con andarci giù pesante. 
Penserei a quei politici irresponsabili, che nell'acqua del Po si lavano le palle, ma che con l'alveo in cui scorre ormai hanno perso il contatto. Direi di quel partito, una volta immagine del dialogo con la società - seppur territorializzato e limitato - che adesso, segue soltanto i suoi interessi; "giù al sud" nel cuore di quella Roma Ladrona. Allora poi, rifletterei, che quel partito, al di là dei picchi quasi-xenofobi di qualche esponente, ha maturato comunque nel tempo, una certa avversità verso lo straniero. E dovrei stare attento, perché finirei per dire al posto di "avversità", addirittura "odio". E potrei perfino aggiungere che su questa leva populista, simil-nazionalista, qualunquista ed irresponsabile, hanno piantato il loro peso politico, per avere un sollevamento elettorale. Lasciando poi perdere i popoli verdi, adesso impegnati in un giro fantomatico, del loro orticello - a tal proposito, propongo per il prossimo anno il Giro di Atlantide, tanto più o meno è come la Padania: fantomatica, appunto.   Dicevo, allora, lasciando perdere quelli che certe volte in testa si mettono caschi come Vichinghi, dimenticandosi, che anche loro - nel caso soprattutto - sono il sud di qualcuno, e che se arrivassero i Vichinghi, quelli veri, gli farebbero un culo così...lasciando perdere quelli qua, che nutrono con quel latte i loro nordici virgulti, insomma, potrei passare a parlare del resto. Delle altre genti che popolano questa penisola. Perché sì: in fondo, un pezzetto di leghista - oops! l'avrei anche detto, se avessi continuato a scrivere - c'è in tutti noi...non offendetevi, ma sarà per qualcosa che gli anni di dominazioni straniere hanno lasciato nel nostro DNA, sarà per quella diffidenza  che qui da noi la insegnano a scuola...ma sì, in fondo in fondo, gli stranieri a noi italiani non ci piacciono. Né i tedeschi, che sono "crucchi", i francesi "odiati cugini", gli inglesi "prepotenti e stronzi", gli americani "senza cultura, mangiano merda"...e questi sono i meglio. Provate a fare un giro, sentite che cosa la gente pensa di romeni, albanesi, maghrebini...e quant'altro. Siamo tutti un po' figli di Alberto da Giussano. Allora rischierei anche di scrivere banalità, dicendo che queste persone, soprattutto riferito a quest'ultimo gruppo - che sono di diversa natura, brave, oneste, delinquenti, simpatiche, romantiche, gentili, musoni, eleganti, maleducati, tifosi, nuotatori, superficiali, stupidi, cocciuti, aperti, liberali, sdentati, belli, sorridenti...- mandano avanti settori dell'economia in cui noi (gli italiani eletti) non ci impegniamo e tanto meno impieghiamo. Sono il motore, sotto al cofano della nostra agricoltura, zootecnia, edilizia, metallurgia. Sono una forza lavoro indispensabile. Lo dico numeri alla mano. Noi non ce ne accorgiamo, e allora ce lo fanno notare gli ammmericani, che tra un hamburger e una Coca Cola, ci hanno spiegato sottilmente di lasciar perdere con quelle menate pseudo-razziali. Anche perché il rischio è che tra pochi anni, noi si debba tornare a fare gli emigranti...magari in India, a pulire il culo alle Mucche, ché da loro sono Sacre.
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