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Nelle viscere di Palermo

Creato il 29 settembre 2014 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Un gradino via l’altro, ci ritroviamo nelle viscere di Palermo, tra i frati e i notabili che popolano le catacombe dei Cappuccini. Ci guardano, e si fanno guardare. Sembra che invitino allo stupore, alla meraviglia. E ci stupiamo, e ci meravigliamo, insieme a La veglia eterna,

In genere sono attenta, eppure m’era sfuggito il post in cui lo si annunciava. Finché d’improvviso non me lo sono ritrovato davanti. Sto parlando di un libro, un bel volume fotografico dedicato ad argomenti a me cari: mummie, catacombe, Sicilia. Ai testi Ivan Cenzi, ossia il signor Bizzarro Bazar; alle fotografie Carlo Vannini, uno dei maggiori fotografi d’arte in Italia. L’editore: Logos.

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Così mi ritrovo, la domenica mattina, a sfogliare le pagine virtuali (il volume sarà disponibile dal 15 ottobre ed è prenotabile qui: http://www.libri.it/catacombe-cappuccini-palermo) che introducono nei sotterranei di uno dei luoghi di sepoltura più noti in Italia, e forse nel mondo. Per esplorarli nel migliore dei modi si può scegliere d’indossare i panni di un bambino, con gli occhi ben predisposti alla meraviglia; oppure quelli di un uomo di lettere come Alexandre Dumas padre, che rimase ugualmente sorpreso nell’osservare la «familiarità dei siciliani coi loro morti, così ironica e così disincantata rispetto alle fantasie romantiche di moda in quegli anni, rigurgitanti fantasmi e gotici terrori» o come Ippolito Pindemonte, che nel 1807 dedicò alla precaria bellezza del posto versi profondi e accorati: «(…) I due mondi un picciol varco | divide, e unite e in amistà congiunte | non fur la vita mai tanto e la morte»; o ancora quelli di una coppia che in silenzio passeggia attorniata dai cadaveri di monaci e notabili mummificati (e che poi forse si bacia, come suggerisce Calcedonio da Reina in uno splendido dipinto del 1881, Amore e morte, custodito al Castello Ursino di Catania).

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Quale che sia il ruolo che si sceglie d’assumere, queste pagine affascinano, incantano, a tratti repellono un po’, per poi tornare a essere sfogliate quasi voracemente, invitandoci a concentrarci sui volti bucherellati dal tempo, ad addentrarci insieme all’obiettivo del fotografo quasi fin dentro le orbite o nelle bocche di quei morti antichi, a osservare con ammirazione i colori sbiaditi e impolverati prescelti per compiere l’ultimo viaggio, le dita delle mani rattrappite, le espressioni sghembe. Le mummie immortalate da Vannini sono presenze drammatiche, che emergono dal nero e illuminano la scena con un ipotetico urlo, un ghigno, un intreccio di crepe sul grigio del volto, un brandello di tessuto.

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Tra le foto si insinuano le parole, che ci portano a conoscere un luogo raccontato in pieno stile “bizzarro”. Si parte da nozioni storiche, attraverso una serie di fondamentali passaggi che portarono le catacombe dall’essere il luogo designato per le sepolture dei soli religiosi fino ad accogliere chiunque ne facesse richiesta per poi essere definitivamente chiuse nel 1880 – e riaperte in due casi eccezionali. Si passa poi alla storia di Rosalia Lombardo, la “bella addormentata” che a lungo ha stupito e continua a stupire per il perfetto stato di conservazione del suo corpo. La sua triste storia è intrecciata a quella – forse ancora più triste – di Alfredo Salafia, un uomo che spese la vita a studiare metodi di preservazione dei corpi e delle cui spoglie, per un caso beffardo si sono perse irrimediabilmente le tracce. Il caso di Rosalia introduce anche a un interessante approfondimento sulle tecniche di mummificazione: il suo corpo, infatti, si è preservato grazie a un’iniezione di una soluzione chimica, ma molti altri preservati nelle catacombe testimoniano invece di un laborioso e paziente processo di mummificazione naturale, affidato alle cure esperte dei frati. Ma oltre che delle tecniche di conservazione del corpo, si parla anche di un complesso sistema di credenze sviluppatesi intorno al passaggio più misterioso e oscuro della vita di ognuno: la morte, appunto. Si parla allora di doppie sepolture, di forme di comunione, comunicazione e amore, fra i vivi e i morti, e ancora di pianificazioni meticolose e di scelte oculate. Perché prima ancora di guadagnarsi il regno dei cieli, il morto deve guadagnare uno spazio al proprio cadavere: una bella nicchia, nella posizione giusta e con vicini graditi.

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Ultimamente su facebook ho discusso con un ragazzo che diceva che la morte ci rende tutti uguali. Mentre io sostenevo che sì, il passaggio, l’evento, è un qualcosa che tocca tutti quanti, ma non la sua rappresentazione terrena, che rende evidenti le stesse differenze sociali e gli stessi divari economici propri della condizione terrena. Anche in La veglia eterna troverete riflessioni che portano in quella direzione, ed è bene ricordarsi che gli oltre 1000 corpi preservati nelle viscere di Palermo sono i portatori di un privilegio: quello di guardare i vivi e, soprattutto, quello di farsi guardare.

di Silvia Ceriani

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La veglia eterna. Catacombe dei cappuccini di Palermo
Testi di Ivan Cenzi
Foto di Carlo Vannini
Logos, 2014
Prezzo 22 euro

Il lettore viene accompagnato a scendere i gradini che conducono alle catacombe e, oltrepassato il cancello, eccole: le mummie. Riposano in piedi nelle nicchie bianche, nei loro antichi abiti, e assomigliano a una versione macabra delle vecchie foto in bianco e nero, in cui uomini con grandi baffi e donne con grandi sottane se ne stavano in posa, impalati come manichini. Tra queste spicca la piccola Rosalia, dolcemente adagiata nella sua minuscola bara: il suo volto è sereno, la pelle appare morbida e distesa, e le lunghe ciocche di capelli biondi raccolte in un fiocco giallo le donano un’incredibile sensazione di vita. Se Rosalia Lombardo è stata imbalsamata, come altri corpi presenti nelle Catacombe, la maggior parte delle salme ha invece subìto un processo di mummificazione naturale – vale a dire senza che fossero eliminati viscere e cervello oppure iniettati particolari liquidi conservanti. La mummificazione è una tradizione antichissima in Europa, che in Sicilia ha preso particolarmente piede, e le Catacombe di Palermo rimangono l’espressione più straordinaria di questa tradizione, in ragione del numero di corpi conservati al loro interno (1252 corpi e 600 bare in legno, alcune delle quali vuote, secondo un censimento del 2011). Pagina dopo pagina, il libro si offre come una guida storica e storico-artistica alla più grande collezione di mummie spontanee e artificiali al mondo.

Questo libro dedicato alle Catacombe di Palermo inaugura la collana Bizzarro Bazar, curata da Ivan Cenzi. La serie, che comprende testi bilingue italiano-inglese, ha l’obiettivo di valorizzare ed esplorare alcune meraviglie nascoste della nostra penisola e stimolare la riflessione sul suo patrimonio artistico e culturale donando al lettore quel senso di stupore e di incanto che si prova a entrare in una Wunderkammer. Protagoniste assolute sono le splendide fotografie di Carlo Vannini, uno dei fotografi d’arte più apprezzati del nostro paese, che si offrono al lettore come vera e propria guida alla visione.


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