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Nelson Mandela: un lottatore visionario sopravvissuto alla sua storia

Creato il 07 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

7 gennaio 2014 • Star News, Vetrina Cinema

(Mvezo, 18 luglio 1918, Johannesburg- 5 dicembre 2013)

Un Uomo che ha dedicato la sua intera vita alla lotta contro l’apartheid, divenendone il simbolo. Un sognatore, un visionario, un rivoluzionario portatore di pace, più volte portato sul grande schermo, interpretato da grandi attori.

“ Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l’ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Questo è un ideale per il quale spero di vivere e che spero di ottenere. Ma, se necessario, è un ideale per il quale sono pronto a morire.” (N. Mandela)

Ideale, libertà, democrazia: sono parole che molto spesso, troppo spesso, vengono (ab)usate ignorando il loro giusto peso semantico, ma che accontentano tutti. Si confonde, così, con il fine di legittimare e assolutizzare un proprio pensiero, l’ideale con il desiderio se non addirittura con la velleità, la libertà con la licenza e la democrazia con l’anarchia. Tutto questo non è accaduto a Nelson Rolihlahla Mandela che, percorrendo la strada della libertà intesa come autodeterminazione, possibilità e soprattutto come causa stessa dei propri movimenti secondo la concezione che ne aveva il teologo e filosofo Origene durante il Medioevo, è giunto a realizzare il suo sogno di uguaglianza tra bianchi e neri, di democrazia e di indipendenza dei popoli.

Ma Madiba, titolo onorifico che viene adottato dai membri anziani della famiglia Mandela divenuto poi sinonimo stesso del nome Mandela, non rappresenta solamente un simbolo, un eroe della lotta contro l’Apartheid, quella politica criminale di segregazione razziale istituita dal governo di etnìa bianca del Sudafrica, durante il dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1993. Madiba ha trasferito il mondo ideale in quello storico, reale, per dirla alla Manzoni, sopportando 27 duri anni trascorsi in carcere senza aver mai commesso un reato, vivendo intensamente con il carisma che lo ha sempre contraddistinto, i suoi ultimi venti anni, dalla liberazione nel 1990 alla Presidenza nel 1994 (l’anno precedente aveva ottenuto il Nobel per la Pace) tenendo unito e soprattutto in pace un paese che rischiava ogni giorno di trasformarsi in una polveriera.

Un'immagine di Nelson Mandela

Un’immagine di Nelson Mandela

Senza subire il fascino del potere, ma tramutando quest’ultimo in servizio per un ideale, e per gli altri, Mandela, dopo la fine del suo mandato da Presidente, ha sorpreso tutti, facendosi da parte per lasciare il suo posto a qualcun altro, e attirandosi anche diverse critiche. La forza e la saggezza di un grande politico: capire che c’è un tempo per tutto, una fine e anche il momento di riposarsi. Il vecchio che vuole lasciare spazio al nuovo, la vigore delle idee, la forza della parola in contrapposizione alla violenza, che può e deve scuotere la coscienza di tutti. Naturalmente la strada per il Sudafrica è ancora piena di ostacoli e la morte di Mandela, aprirà ad una fase difficile ed instabile all’interno del Congresso Nazionale Africano, lacerato da scandali e corruzione.

Tralasciamo gli inevitabili errori commessi da Mandela, dovuti soprattutto all’ingenuità e a inaffidabili conoscenze che sono all’ordine del giorno nella vita di un leader politico per concentrare l’attenzione sulla straordinaria determinazione, intelligenza e tenacia di un uomo che è sopravvissuto alla sua stessa storia, in quanto è riuscito a toccare con mano i frutti della sua azione e del suo sacrificio prima ancora della sua morte avvenuta lo scorso 5 dicembre a 95 anni a Johannesburg  tra messaggi retorici provenienti da tutto il mondo e qualche sproloquio. Un uomo immortale di cui deve interessare soprattutto il suo insegnamento che ha lasciato in eredità al mondo intero: la nobiltà della lotta pacifica, la cui scelta rispetto a quella armata dipende da chi opprime piuttosto che dall’oppresso; l’importanza del perdono che rende grande un capo politico, il che non vuol dire dimenticare, ma impegnarsi per un futuro di pace comune tra i popoli .Da questo punto di vista si spera che in Sudafrica si onori davvero la memoria di Nelson Mandela, vista la difficile situazione.

Ci si chiede sempre, di fronte alla grandezza di simili personaggi, se, nel momento in cui pronunciano parole  o compiono gesti che diverranno cosi influenti sulla vita degli esseri umani di tutto il mondo e che consacreranno la loro persona ed immagine all’immortalità ,ne siano consapevoli; per quanto riguarda l’immortalità, senza dubbio, Mandela , data la sua religiosità non poteva non credere nell’immortalità dell’anima, a prescindere da quello che avrebbe fatto e rappresentato, concetto proprio della religione, non c’è infatti religione che non preveda vita dopo la morte. E anche Mandela respingendo naturalmente come potrebbe fare anche un ateo, l’idea di morte, è portato  a desiderare la  vita eterna,a sperare che ci sia, concetto che aumenta di consistenza solo con l’idea di Dio e quindi credendo: la fede, altro punto di forza nella vita di Madiba, basata sulla fratellanza, sulla libertà e sul perdono.

Mandela durante la detenzione in carcere

Nelson Mandela durante la detenzione in carcere

Una figura così carismatica non poteva non affascinare ed ispirare anche il cinema, Nelson Mandela è stato interpretato sul grande schermo da attori come Sidney Poitier, Danny Glover e Morgan Freeman, rispettivamente in “Mandela e De Klerk” del 1977, nel film tv “Mandela” del 1987 e in “Invictus” di Clint Eastwood nel 2009, incentrato sui campionati del mondo di rugby del 1995 che hanno fatto storia.

Il regista Spike Lee è riuscito ad avere Mandela nelle vesti di attore nel 1992 per un ruolo nel film “Malcom X”; la lista dei film sul leader sudafricano è lunga ma di sicuro il Nelson Mandela che è rimasto e che rimarrà impresso nell’immaginario comune è quello di “Invictus”, complici un fantastico Morgan Freeman (voluto dallo stesso Mandela per interpretare sè stesso)un’efficace operazione di rafforzamento del sentimento nazionale che emerge dal film, commozione, celebrazione, rispetto per la figura di Mandela, scene memorabili, scolpite nel marmo, con quel  rigore e quell’  asciuttezza che contraddistinguono il cinema del grande regista- narratore americano. Tra le pellicole più recenti vi sono: “Winnie” di Roodt, e “Long walk to freedom” di Chadwick.

“Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani… In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l’apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l’inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo paese… non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo”.

In queste parole pronunciate da Mandela davanti al tribunale prima di emanare il proprio verdetto, è racchiuso tutto l’altissimo senso civile ed impegno sociale di un grandissimo Uomo, un lottatore visionario, un sognatore pragmatico, un idealista rivoluzionario che ha cambiato le sorti della storia.

di Annalina Grasso per Oggialcinema.net

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