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Nepal : iniziano le feste, paese bloccato

Creato il 28 settembre 2015 da Cren
Nepal : iniziano le feste, paese bloccato

E' iniziata la stagione delle feste in Nepal: Indra Yatra , Dashain e Tihar. Nel vecchio Nepal si salutava la fine del monsone e si ringrazia Indra, il Signore delle Acque, per le piogge che hanno dato vita alla Madre Terra. La Dea Bambina esce dalla sua casa per incontrare il Sovrano (oggi il capo dello stato) e per ricosancrare il legame fra potere terreno e celeste. Nel Dashain le famiglie s'incontrano, migliaia di migranti tornano nei loro villaggi, si celebra il Bhai Tika (il giorno del fratello) e si mangiano quintali di daal bhaat; un po' come il nostro Natale. Nel Tihar le città e i villaggi s'illuminano, nelle case vengono accese centinaia di lampade votive e si venera Lakshmi, consorte di Vishnu e divinità della prosperità e conoscenza: si cerca di dimenticare che le giornate s'accorciano e arriva l'inverno.
Come è accaduto altre volte ( post), le feste sono accompagnate da penuria di benzina, bombole di gas e, se continua così, anche di cibo e medicine. Proprio quando tutti accelerano gli acquisti. Il massimo accadde nel 1989, quando l'India bloccò tutti i varchi doganali per avere vantaggi nel rinnovo del trattato commerciale che lega i due paesi. In base alle norme internazionali un paese landlocked come il Nepal non può essere privato di almeno un accesso per gli scambi commerciali e l'India, come sta facendo adesso, se ne impippo' bloccando i confini con scuse e burocrazia. Allora non circolavano più macchine (e non era male), lo zucchero s'acquistava al mercato nero, i giornali non avevano carta per essere stampati e gli ospedali medicine.
Oggi non siamo a questi punti ma oltre 5.000 trucks pieni di merce e benzina sono fermi ai confini, qualcuno arriva nella Valle scortato dalla polizia. Da una parte i doganieri indiani che, adducendo motivi di sicurezza, bloccano i convogli; da questa parte del confine i manifestanti Madhesi che bloccano le strade e bruciano Campion e macchine che violano il chakra banda, lo sciopero in cui nessuno può circolare.
Le tensioni durano da oltre un mese (43 morti fra polizia e dimostranti), con continue e a volte inaudite violenze e con tante parti del Terai bloccate dal coprifuoco e con l esercito nelle città. Gli abitanti del Terai rappresentano il 50%del paese, è l'area più produttiva dal punto di vista agricolo ed è l'unica zona industriale del Nepal (grazie agli scambi con l'India). Nelle pianure vivono gli originari abitanti Tharu, Limbu, Rai, i poveri Chepang con cui abbiamo lavorato per anni e la massa di nepalesi di cultura e tradizione indiana, i Madhesi, rappresentati da tre litigiosi partiti. Ogni tanto scoppiano casini perché tutta questa popolazione si sente sottorappresentata, vuole autonomia, diffida dei nepalesi delle colline. Su a nord i Pahadi (nepalesi delle colline) considerano quelli del sud come indiani infiltrati e rompicoglioni. Questa divisione sarebbe fatale per il futuro del Nepal e s'è allargata in questi giorni. Nella Valle e non solo sono aumentate le manifestazioni contro l'India, contro il leader Modi (che pur sta raccogliendo grande successo nel suo paese e nei viaggi in mezzo mondo) per l'appoggio indiretto che da (anche tramite il blocco non ufficiale delle frontiere) ai manifestanti del Terai e, in generale, contro le proteste e gli scioperi che bloccano ogni attività economica.
L'India è stata uno dei pochi paesi che non ha salutato la nuova costituzione ma, anzi, ha richiesto alcune modifiche per incontrare le richieste dei protestari del Terai. Questa posizione ha avuto l'incredibile appoggio anche dell'inutile Mac Goldrick, il rappresentante delle Nazioni Unite in Nepal, il cui ego è stato vilipeso dopo lo scandalo del riso marcio distribuito da WFP ai terremotati (vedi posts). Il governo ha elevato formale protesta, come ha contestato il blocco delle aree doganali ma nessuno lo ha cagato.
Qualche esponente del BJP, il partito hinduista del leader indiano Narendra Modi, si è rammaricato che il Nepal non abbia riconosciuto il Sanathan Dharma (hinduismo) religione di stato. Insomma, come spesso è accaduto nella storia del Nepal, il potente vicino ha cercato di condizionare la politica nepalese.
Uno dei leader della protesta, Ashok Rai, ha dichiarato: leader Rai said that they have blocked the border check points by changing the form of the agitation, and noted that India was supporting them, which was welcoming.
Chiaro che la gente del Terai ha qualche ragione, che meriterebbero maggiori spazi nelle varie amministrazioni dello Stato in cui sono esigua minoranza e una certa autonomia nell'area in cui sono maggioranza. Tutte cose che potrebbero essere trattate quando si discuterà delle competenze delle sette regioni disegnate nel nuovo sistema federale. Altrettanto certo è che chi protesta con violenza è una esigua minoranza della popolazione e, forte, è la strumentalizzazione da parte dei politicanti Madhesi, sconfitti alle ultime elezioni.
Il dato di fatto è che, per la prima volta nella sua storia il Nepal ha una costituzione votata da rappresentanti del popolo liberamente eletti. È una costituzione, che pur con limiti emendabili, abolisce la pena capitale, riconosce i diritti delle comunità LGBT, non prevede una religione di stato ed è considerati le fra le più avanzate del continente. La costituzione è stata votata dall' 80% dei parlamentari, promulgata da Ram Baran Yadav (un Madhesi); su 100 parlamentari eletti nel Terai 56 hanno votato a favore.
Insomma con i suoi limiti e dopo anni di discussioni, il Nepal ha stabilito le regole del gioco istituzionale. La premessa indispensabile per rendere stabile il paese. Penso e spero che le proteste si esauriranno, come è accaduto nel passato e che, come sempre avviene in Oriente, le differenze siano assorbite in un idea comune.


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