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Nepal, oggi la Conferenza dei Donatori per la ricostruzione

Creato il 25 giugno 2015 da Cren

donors conference nepal

Oggi si apre la Conferenza (International Conference on Nepal Reconstruction) promossa dal Governo nepalese per sollecitare i donatori (stati e istituzioni internazionali) ad aiutare il Nepal nella ricostruzione. Gli obiettivi sono prestiti o donazioni per circa USD 7 miliardi come descritto dal Post Disaster Needs Assessment redatto dalla National Planning Commission (di cui abbiamo già ospitato un commento di uno dei funzionari). Altre richieste riguarderanno la cancellazione parziale o totale del debito, soft loans, e assistenza tecnica i materiali e strumenti.

Già si discute se il passaggio da relief (soccorso, emergenza) a ricostruzione sia reale. Tantissimi villaggi distanti dalle strade carrabili hanno ricevuto poco o nessun aiuto. Adesso, con il monsone, diventano come sempre irraggiungibili, distanti ore di cammino da strade sterrate agibili. Già nei villaggi del Timal inizia ad essere più difficile arrivare. Questo sempre, ma adesso con il rischio frane e le strade già dissestate dal terremoto, tanti villaggi sono isolati, anche dalle già deboli istituzioni, che dovrebbero provvedere aiuti alimentari e  alloggi provvisiori. Specie per “people who live higher up on the ridges and could not come to the Village Development Committee (VDC) offices to pressure officials, and for communities that have no representation in the decision-making bodies—such as Dalits, Tamangs and members of other indigenous groups. Women who only speak their mother tongues and cannot articulate their needs in Nepali had even less chances of getting a fair share of relief” come segnalano i giornali nepalesi.

Quindi, governo ottimista ma anche un po’ casinaro. I circa euro 150 promessi alle famiglie per costruire rifugi temporanei sono lenti ad arrivare (anche nei villaggi del Timal del progetto Takecare1 village), ancora più distante i circa euro 1.500 per ricostruire la casa. Tanti casini per i documenti di identità e per migliaia di furbi che hanno fatto aumentare la popolazione di interi villaggi, per beccare il contributo. Problemi sui criteri di distribuzione, come a Gongabu (quartiere settentrionale di Kathmandu) dove tende e contributi sono arrivati ai proprietari delle case distrutte e non agli inquilini, spesso poveri migranti delle colline.

Burocrazia poco efficiente anche nella distribuzione e logistica degli aiuti, quintali abbandonati da INGO a cui ha contribuito la poca chiarezza del governo che  avrebbe dovuto raccogliere dettagliate necessità e stilare liste precise dei beni importabili duty-free. Ma non l’ha fatto o fatto male..

A livello politico, l’entusiasmo per la promessa del varo della Costituzione a breve (dopo 10 anni di attesa) sembra spegnersi in presenza della mancanza di accordi sul federalismo (inutile e costoso per il Nepal) e sull’annosa questione del diritto di registrazione dei figli anche da parte della madre. (in questo articolo Manjushree Thapa, spiega la complessa situazione).

Questi problemi s’aggiungono alla non brillante immagine della classe politica nepalese, che come anche in altri latitudini, non brilla per efficienza e onestà.

Da questa parte del tavolo della conferenza dei donatori vi è, dunque, un governo che è stato sottoposto a critiche durissime in alcuni casi ingiustificate (dato l contesto economico e geografico del Nepal) proprio da parte della controparte, cioè i donatori. La Conferenza parte, dunque, con qualche deficit di fiducia.

Jamies Mc Goldrick (UN coordinatore in Nepal) continua a rilasciare interviste critiche sull’efficacia degli interventi delle istituzioni nepalesi durante il terremoto. Il portavoce del governo, Minendra Rijal , risponde che le NU dovrebbero fare il loro lavoro e non criticare il governo del paese che li ospita, eletto dal popolo. Fra la gente comune, sui giornali, sul web e anche in dichiarazioni ufficiali s’è ribadito che i donatori tentano di screditare le istituzioni per fare quello che gli pare, cioè per buttare soldi in costi amministrativi, consulenza, salari per i loro funzionari, super pagati e stranieri.

In effetti , il dipartimento per l’Immigrazione all’aeroporto internazionale di Tribhuvan ha registrato l’arrivo di 42.512 cittadini stranieri (record stagionale) nel periodo tra il 25 aprile e il 17 giugno. “Tra questi, la maggior parte sono esperti stranieri, pur avendo un visto turistico, lavorano irregolarmente con qualche NGO” ha detto i un funzionario del ministero degli Affari esteri.

Il sistema dell’industria dell’assistenza non è mai stato sottoposto a tante critiche e verifiche in Nepal. Esemplare è il caso (gia accaduto in altre emergenze), del riso (e non solo) marcio di WFP; prima nei villaggi e poi scoperto a Nepalgunj (hub d’importazione) a cui è stato vietato distribuire cibo ai terremotati. WFP ha rifiutato di fornire informazioni sulla provenienza di questo marciume ai funzionari governativi. Ma le critiche sono diffuse a tutta l’Aid Industry.

Emily Troutman (passato Ambasciatrice dei Cittadini alle NU) ha scritto un dettagliato rapport sulla gestione sprecona e duplicata degli aiuti da parte di INGO e UN in Nepal , Earthquake Response Echoes Haiti.


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