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Nepal, terremoto: oltre Kathmandu

Creato il 17 maggio 2015 da Cren

gorkha Durbar,  nepal terremoto

Anche oggi alle 5 e alle 11 di mattina, due scosse (4.5 gr.), per non farsi mancare niente. Giù a Godavari ,  nella parte meridionale della Valle, è crollato anche l’ omonimo e lussuoso resort,  sede di tanti incontri delle NU e INGO sulla prevenzione dei disastri.

Oltre Kathmandu,  ci sono tanti posti, molti poco noti come i villaggi di montagna e collina che hanno avuto il numero  maggiore di vittime. Chi mai ha sentito parlare, non solo fuori dal  Nepal, ma anche a Kathmandu,  di Ripchet, Tsum,  Singati (dove sotto le macerie ci sono ancora un centinaio di cadaveri ), Bidur, Pangtang tutti nei distretti che hanno avuto come Nuwakot (1045 vittime), Sindhupalchok  (3243), Dadhing  (728), Rasuwa  (579).

In mezzo a questi distretti ci sono, però,  aree conosciute. A nord di Kathmandu parte il trekking dell’ Helambu   che raggiunge il lago sacro di Gosainkund, una sentiero di pellegrinaggio (luna piena di agosto) che inizia/finisce a Dumche. Si toccano i distretti più  colpiti Rasuwa, Sindhupalchok e poco sotto Nuwakot. Dove le colline lasciano posto alle pietraie c’è Langtang, da  cui questo percorso di trekking prende il nome. Le montagne, fonte  di reddito, per centinaia di lodges e portatori, come il bellissimo Langtang Lirung sono franate con sassi e neve. Anche i sentieri più bassi sono rovinati. La valle del Melamchi,  Kyanching  (dove dal 1955 gli svizzeri avevano insegnato a fare il formaggio) sono a pezzi.

Oltre ai danni alle persone, alle costruzioni e all’economia, i Tamang (maggioritari in queste aree) hanno visto distrutto piccoli Gompa,  chorten, Mani, che erano parte importante della loro tradizione e vita. Lo stesso è accaduto in tanti altri villaggi, ed è anche questo, oltre alle pagode di Kathmandu, un patrimonio storico e artistico da recuperare.

Scendendo da Dumche, si entra a Nuwakot (kot significa forte),Nuwakot è un posto che merita d’essere visitato, sul fiume Trishuli e lungo la strada che porta nel Langtang (una settantina di chilometri da Kathmandu). Resistono i palazzi degli antichi sovrani del piccolo regno, qualche tempio e il bazar, luoghi , fino alla fine dell’’800, strategici per i commerci con il Tibet, tramite il passo di Kyrong.

Siamo sulle colline coltivate a mais e riso e piene di villaggi (Belkot, Bhairabkot, Kalikot, Malakot, Dhuwankot, Pyaskot, Simalkot e Salyankot) che finIscono tutti con Kot, che significa fortezza. Su queste colline se la sono data di santa ragione nepalesi e cinesi (1792) che superarono l’Himalaya come ritorsione all’attacco dei nepalesi al Tibet. La guerra finì in parità, i gorkhali bloccarono l’avanzata dei cinesi, fu siglato un trattato di pace e quest’ultimi si ritirarono.

Oggi tanti tamang, chetri, brahmani e newari che abitavano i villaggi sono migrati, gli antichi commerci a spalle d’uomo o a dorso di mulo sono finiti, e la merce cinese arriva direttamente a Kathmandu con cargo e trucks. Ma qui c’è ancora il vecchio Nepal, povero, polveroso, contadino, con la gente seduta sui gradini delle case a chiacchierare e fumare l’hokka. In inverno ci sono famosi combattimenti di tori e in estate un sacco di pioggia che rende le strade inagibili e piene d’incidenti. Questo lo scrivevo qualche anno fa. Oggi il bel palazzo newari del Sat Tal  (sette piani) Durbar è messo male, come case vecchie e nuove di Trishuli. Spostandoci di pochi chilometri in linea d’aria verso occidente e collegata da reti di sentieri,  c’è Gorkha e il colpito distretto (414  vittime) epicentro del primo terremoto. Da queste colline parti Privi Narayan Shah per conquistare i piccoli regni di Nuwakot, Patan, Bakthapur, Kirtipur e iniziare la costruzione del Nepal moderno.

Il palazzo del Durbar da dove governavano è gravemente danneggiato, i templi del protettore della dinastia, lo Yogi tantrico Gorakhnath crollati, come la grotta che ospitò il santone proveniente dall’India. Salendo verso le montagne c’è il villaggio di Barpak, uno splendido balcone sull’Himalaya, ora uno dei simboli della distruzione del terremoto.


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