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Nessun dove–Neil Gaiman

Creato il 04 novembre 2013 da Camilla P @CaPs_Mind

Nessun dove - N. Gaiman

Titolo:Nessun dove (originale: Neverwhere)
Autore:Neil Gaiman

Anno:2005

Editore:Fanucci Editore
Traduzione:Elena Villa
ISBN:978-88-347-0874-3

Pagine:329

Trama:Esiste un mondo, sotto le strade di Londra, di cui pochi conoscono l’esistenza; Richard Mayhew, giovane uomo d’affari, lo scoprirà per un atto di generosità che lo trascinerà in luoghi incredibilmente bizzarri e, spesso, pericolosi, dove sarà costretto ad aiutare una giovane ragazza per sperare di poter ritornare  alla sua vita e alla sua casa. Tra sicari, bestie spaventose, corti che viaggiano in metropolitana e creature divine, scoprirà che nulla è come sembra quando cadi nelle fenditure nascoste di una città.

La mia ammirazione per Neil Gaiman non è un segreto per nessuno, così come il mio desiderio di leggere tutto quel che ha pubblicato. Il suo nome ormai è, per me, come una garanzia di qualità che mi convince a entrare in una storia, conscia che varrà la pena leggerla. In più, Nessun dove è uno dei suoi romanzo più noti e apprezzati, quindi partiva con un carico di aspettative non indifferente.
Mi pare quasi inutile dire che la “garanzia Gaiman” ha fatto centro anche questa volta e che Nessun dove  mi è piaciuto moltissimo.

Nato come riscrittura di una serie TV realizzata dallo stesso Gaiman in collaborazione con la BBC, questo libro non sembra risentire del difetto che spesso accompagna progetti del genere – ovvero, una realizzazione più simile alla trascrizione di una sceneggiatura, più che a un romanzo che riesca a stare sulle sue gambe. Nessun dove è scritto in modo tale che molti potrebbero credere che sia il libro ad essere stato trasposto in sceneggiato, e non il contrario.
Probabilmente questo risultato è frutto della conoscenza, di prima mano e approfondita, che Gaiman ha con i più diversi mezzi d’espressione: occupandosi di TV, radio, fumetti, illustrazioni e chi più ne ha, più ne metta, deve aver sviluppato un livello di comprensione dei media invidiabile.
Comunque, la serie televisiva è molto carina, quindi se riuscite a procurarvela dateci un’occhiata; ma ora lasciamola da parte e torniamo a parlare del libro (che è più bello della sua controparte visiva, giusto per metterlo in chiaro).

Ciò che più colpisce è, senza dubbio, l’ambientazione. Londra è, di per sé, una città dotata di grande fascino: Londra Sotto riesce a superare la sua controparte quotidiana e a farla sembrare noiosa. Il tempo e lo spazio sembrano dilatarsi, dando luogo a una realtà alternativa oscura e bizzarra, attraversata da un caleidoscopio di gruppi, clan e specie diverse che fanno riferimento a tradizioni che definire “strane” è dire poco. Nel corso del libro ne incontreremo molte, talvolta anche tutte insieme, come durante un certo mercato speciale che riempirà d’entusiasmo l’immaginazione di ogni lettore.
Altro tocco caratteristico è il gioco toponomastico che Gaiman porta avanti nel corso di tutta la storia, prendendo i nomi di zone iconiche di Londra – prendiamo, per esempio, Earl’s Court – e interpretandoli alla lettera – per cui il sopracitato Earl’s Court diviene, effettivamente, la corte di un conte. Ho adorato questo escamotage e non potevo fare a meno di andare in sollucchero ad ogni nuovo nome che passava dall’indicare una tranquilla zona di Londra al rappresentare un misterioso luogo fantastico, pieno di creature che possono essere tue amiche oppure puntarti come pranzo.
Il modo in cui Gaiman si diverte con la realtà a sua disposizione, plasmandola per renderla sempre più estranea, è senz’altro la punta di diamante del libro. Oltretutto, il collegamento sempre vivo e presente con la Londra di tutti i giorni dà al tutto un tocco di veridicità tale da farti considerare l’effettiva possibilità dell’esistenza di Londra Sotto, anche se solo per un momento. Anzi, in verità, si arriva a pensare a una considerazione del genere perché si vorrebbero raggiungere Richard, Porta e tutti gli altri nel loro mondo oscuro e meraviglioso.

D’altronde un’ambientazione, per quanto così ben congegnata, non porterebbe a molto senza dei personaggi che la abitino: in questo caso non sono molti, ma sono tutti ben delineati e sono degli ottimi compagni di viaggio.
Richard, il protagonista principale, è catapultato nella vita di Londra Sotto per un suo gesto semplice, eppure non scontato, soprattutto ai giorni nostri: si è fermato ad aiutare una ragazza ferita sul ciglio della strada. Seguire tutto dalla sua prospettiva ci permette di identificarci al massimo nelle sue avventure, perché anche Richard, come noi, non sa nulla della Londra alternativa. È un protagonista a cui è facile voler bene, perché pur mostrando guizzi di coraggio e di intraprendenza, è un essere umano come tutti noi, che ha paura, dubita, affronta prove più grandi di lui e cade. Non è esattamente un personaggio a tutto tondo, ma ha diversi strati che gli danno una profondità molto umana, per l’appunto. Provoca un’innata simpatia nel lettore e credo sia impossibile non tifare per lui e per la sua metamorfosi nel corso della lettura.
Porta, la ragazza cui ho accennato sopra, è l’epitome di Londra Sotto. Intrigante, particolare, difficilmente definibile e pericolosa, più di quanto non lasci intendere. Gaiman riesce sempre a delineare personaggi femminili realistici, non forti a tutti i costi o svenevoli in maniera imbarazzante: Porta non fa eccezione e vederla perseguire i propri obiettivi con tanta determinazione è stato fantastico. Le interazioni tra lei e Richard, basate sulle evidenti differenze caratteriali e sulla diversa realtà di provenienza, sono sempre divertenti e offrono ottimi momenti di distensione tra una morte scampata e l’altra.
In effetti, da come ne ho parlato finora, sembra che l’avventura di Richard a Londra Sotto si sia limitata a una bella passeggiata esplorativa; non è così, ovviamente. Gli antagonisti ci sono e sono terribili: Mr. Croup e Mr. Vandemar. questi i loro nomi, sono esseri umani solo per quanto riguarda l’aspetto esteriore. Per quanto mi riguarda, Gaiman dà il suo meglio nelle loro descrizioni e nel parlare delle loro azioni: la loro personalità non ha grandi ombreggiature, ma la loro sete di sangue e l’amore per la violenza, compiuta senza alcun rimorso, li rende degli antagonisti particolarmente efferati. Paradossalmente, sono anche due dei personaggi più divertenti del libro: l’eloquio pomposo di Mr. Croup, contrapposto alla laconica (e violenta) presenza di Mr. Vandemar, conferisce alle loro apparizioni un fantastico humour nero.
C’è da dire, però, che loro non sono gli unici antagonisti. Ce ne sono altri, persino più cattivi… Ma non vi dirò altro!
Un altro personaggio che merita un paragrafo tutto per sé è il marchese De Carabas, individuo dalle mire non sempre chiare, sempre armato di battute taglienti e artefatti di dubbia provenienza. Un aiutante magico sui generis che riserva una sorpresa diversa ogni volta che appare che rende la storia ancora più movimentata.

La trama, infatti, scorre senza intoppi e inanella, uno dopo l’altro, avvenimenti sempre più strani e pericolosi. L’entrata di Richard nel Mondo Sotto non è una passeggiata di piacere, come vi ho già accennato più volte, e il nostro eroe sarà costretto ad affrontare diverse avventure per poter riconquistare la propria vita (e cerco di nuovo di tenermi volutamente sul vago, perché in questo caso scoprire cosa i nostri eroi cercano, e perché, è uno dei piaceri della lettura). I pericoli sono reali e non tutti potranno vedere la fine del viaggio.
C’è spazio anche per un paio di colpi di scena: alcuni inaspettati, altri più ovvi, ma in ogni caso presentati attraverso una gestione dei tempi narrativi ottima.

Nessun dove è un libro che consiglio a chi ama i libri fantasy, a chi ama i libri di avventura e a chi ama, in generale, una bella storia; e se non si prende il massimo delle stelline è solo perché Gaiman, con American Gods, mi ha abituata a un livello standard più alto del normale. Comunque, il suo stile è sempre ottimo e rimane molto riconoscibile, fatto cui bisognerebbe dare l’apprezzamento che merita.
L’ultima cosa che vorrei aggiungere è che una parte di me, in fondo, spera che Gaiman prima o poi riprenda questo mondo fantastico e scriva un altro libro sulle avventure possibili nei suoi meandri, magari trasferendosi anche in un altro paese… chissà, forse anche lungo la metropolitana della mia città c’è un mondo magico che aspetta solo di essere raccontato.


Voto:

stelline
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   8,5

 

Frasi e citazioni che mi hanno colpita…

  • «Hai un buon cuore» gli disse. «A volte è quanto basta per essere al sicuro ovunque si vada.» Poi scosse la testa. «Nella maggior parte dei casi, però, non è così.»

  • Richard aveva notato che gli avvenimenti di un certo rilievo sono vigliacchi: non si presentano uno a uno, ma preferiscono procedere in massa e lanciarsi su di te tutti in una volta. Prendiamo questo particolare venerdì, per esempio.
    Era, come Jessica gli aveva fatto notare almeno una dozzina di volte nel mese precedete, il giorno più importante della sua vita. Non il più importante nella vita di lei, è ovvio. Quello si sarebbe verificato in futuro quando, Richard non aveva dubbi in proposito, l’avrebbero nominata primo ministro, o regina, o Dio. Ma era con assoluta certezza il più importante nella vita di lui. Perciò era un vero peccato che, a dispetto del post-it giallo che Richard aveva lasciato sullo sportello del frigorifero di casa e di quello appiccicato sulla fotografia di Jessica sulla scrivania, se ne fosse del tutto e completamente dimenticato.

  • Dire che Richard non amasse particolarmente le altitudini elevate sarebbe senz’altro corretto, ma non darebbe il quadro completo della situazione; sarebbe come affermare che il pianeta Giove è più grande di una papera. Richard odiava la cima di rupi e scogliere, e i palazzi alti: da qualche parte dentro di lui era insita la paura – il crudo, totale terrore simile a un urlo silenzioso – che se si fosse trovato troppo vicino al bordo, allora qualcosa avrebbe preso il sopravvento, si sarebbe ritrovato a camminare sul crinale di una scogliera e avrebbe semplicemente fatto un passo nel nulla. Era come se non potesse fidarsi del tutto di sé stesso, e questo spaventava Richard molto più della semplice paura di cadere. Perciò le definiva vertigini, e le odiava come odiava sé stesso, e si teneva lontano dai posti alti.

  • Un uomo in armatura percuoteva un piccolo tamburo e nel farlo intonava: «Oggetti smarriti. Accorrete, accorrete e vedete da voi. Oggetti smarriti. Nessuna porcheria ritrovata qui. Tutto smarrito e garantito.»

  • «Questo non sarebbe il momento migliore per scoprire che si soffre di claustrofobia, vero?»
    «Già» rispose Porta.
    «Allora non lo faccio» disse Richard.

  • ‘Non ho paura di cadere’ si disse. ‘Quello di cui ho paura è il momento in cui smetti di cadere e cominci a essere morto.’ Ma sapeva di mentire a sé stesso. Era la caduta che temeva – la paura di agitarsi e ruzzolare impotente nell’aria giù verso il lontano pavimento roccioso, sapendo di non poter fare nulla per salvarsi, che nessun miracolo poteva impedirlo…

  • Ci sono quattro semplici modi per distinguere mister Croup da mister Vandemar: primo, quando sono in piedi, mister Vandemar è più alto di mister Croup di due teste e mezzo; secondo, gli occhi di mister Croup sono di uno sbiadito azzurro cobalto, mentre quelli di mister Vandemar sono marroni; terzo, mentre mister Vandemar ha ricavato gli anelli che porta alla mano destra utilizzando il teschio di quattro corvi, mister Croup apparentemente non indossa gioielli; quarto, a mister Croup piacciono le parole, mentre mister Vandemar ha sempre fame. Inoltre non si assomigliano per niente.


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