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Niamey (Niger) / Tutto il malessere nigerino in piazza / Equilibri precari

Creato il 23 ottobre 2012 da Marianna06

 

Niger

 

In queste ore e anche nei giorni scorsi, nelle strade e nelle piazze della capitale del Niger e anche in centri minori, si ripetono dimostrazioni contro in carovita, che mette ripetutamente in difficoltà la quotidianità giornaliera dei nigerini.

Soprattutto impedisce alla gente comune persino di poter svolgere il proprio lavoro come accade, ad esempio, agli autotrasportatori, i quali hanno visto i prezzi di benzina e gasolio schizzare alle stelle.

I sindacati certamente protestano e sostengono le categorie ma le autorità politiche continuano a fare orecchie da mercanti.

La richiesta legittima degli autotrasportatori sarebbe quella di privilegiare, possibilmente, i rifornimenti per i mezzi di trasporto con targa nazionale.

Le proteste tuttavia, imputato principale la raffineria di Zinder (Soraz), hanno portato, addirittura, un aumento dei carburanti del 50% ma hanno anche consentito, a causa dei soliti furbastri, il dilagare di un mercato nero impossibile da sostenere per via dell’esiguità dei mezzi di sostentamento (denaro contante) a disposizione della maggior parte delle famiglie.

 E questo è un discorso valido tanto in città quanto nelle campagne. In quest’ultime poi  i disagi della popolazione sono, per ovvie ragioni, a partire dalla logistica per finire all’assenza di alcuni servizi indispensabili, in caso di bisogno, ancora maggiori.

Il fatto è che i proventi del greggio estratto a Zinder, per accordi del governo nigerino con la società mineraria, e con tutta la buona volontà di alcuni politici locali, appartengono solo al 40% al Niger.Il restante 60%  confluisce di diritto nelle casse della “China National Petroleum Corporation”, che ha fatto il suo oculato investimento.

Si tratterebbe a quanto pare, per la raffineria di Zinder, di un’autentica “gallina dalle uova d’oro” con una produzione petrolifera di 80 mila barili al giorno, in previsione, per il 2014.

Stessa cosa, insomma, di quanto è accaduto e accade per l’uranio, di cui il Niger è uno dei primi produttori mondiali.

Ora, a parte la gravità enorme per cui i nigerini  sono costretti a “tirare la cinghia”  e a vedere comunque disattesi, in casa propria, i loro diritti (istruzione e sanità sono deficitarie su quasi tutto il territorio e poco o nulla si fa per cambiare realmente lo scenario), la destabilizzazione e la conflittualità del confinante Mali, tuareg e fondamentalisti islamici “rampanti”, non possono che destare ulteriori preoccupazioni.

Con gli stomaci , che borbottano, e le pance vuote, non si fanno, è cosa nota, eccessivi distinguo.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

    

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