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Niger / Il ricatto dell'Areva e la reazione troppo "morbida" delle autorità

Creato il 03 gennaio 2014 da Marianna06

 

  

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Da mesi la società civile ma anche il governo del Niger denunciano un partenariato “squilibrato” a favore della società francese Areva.

L’uranio rappresenta il 70% delle esportazioni del Niger ma contribuisce soltanto al 5% del prodotto interno lordo (Pil) oltre ad aver causato negli ultimi decenni gravi danni ambientali e alla salute dei lavoratori locali.

Negli ultimi 40 anni solo il 13% del valore globale dell’uranio esportato sarebbe finito nelle casse del Niger.

 Dietro Areva c’è l’ex potenza coloniale (azionista all’80%,) ossia la Francia, che da più di 40 anni sfrutta a suo unico vantaggio l’uranio nigerino con la sua multinazionale predatrice, nell’opacità e la complicità degli stessi dirigenti nigerini.

 Il negoziato di queste ultime ore,inoltre, si sta svolgendo in un contesto regionale particolarmente “complesso.

E’ il riferimento alla minaccia del terrorismo di matrice islamista che oltre al Mali incombe anche sul confinante Niger.

Lo scorso 21 novembre centinaia di persone hanno manifestato per le strade di Niamey per denunciare le storture dei contratti col colosso del nucleare.

Una protesta indetta ad Arlit è stata invece vietata dalle autorità locali.

Dal canto suo Areva sostiene che nel 2012 il 70% dei proventi sono andati al Niger e ‘solo’ il 27% alla società che continua a rifiutare l’attuazione della nuova convenzione mineraria del 2006 per le sue filiali.

I negoziatori di Areva fanno riferimento a una clausola di stabilità di 75 anni contenuta in un titolo minerario del 1968.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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