Ma, le sfide che Buhari dovrà affrontare sono anche altre, e molto complesse. Il Paese, nonostante gli straordinari ricavi dalle concessioni petrolifere, vive una situazione di profonda disuguaglianza tra una minoranza ricca (sempre più ricca) e una maggioranza povera (sempre più povera). Il nord del paese (prevalentemente mussulmano) è decisamente più depresso, ed arretrato, del sud (a maggioranza cristiana). Indipendentemente dall'avvento del gruppo estremista di Boko Haram (avvenuto attorno al 2009) le tensioni nel paese, religiose ed etniche, sono da sempre elevate e la convivenza difficile. Gli stati del Sud (e con essi i gruppi guerriglieri del Delta del Niger) temono ora l'uomo del nord, mussulmano, mentre la Comunità Internazionale teme il riparirsi di un fronte meridionale.Illegalità, criminalità e corruzione hanno raggiunto livelli assolutamente preoccupanti e destabilizzanti. La mafia nigeriana è potente sia nel paese che in Europa (in Italia in particolare) e gestisce una fitta rete di traffici di stupefacenti (cocaina) e di esseri umani (donne per lo sfruttamento sessuale).Infine vi è la questione ambientale. Il petrolio, se da un lato ha arricchito una parte del Paese, dall'altro ha lasciato aree intere completamente devastate ed ora che, anche per ragioni differenti, le priorità delle multinazionali potrebbero essere diverse, la realtà si complica.
La strada per l'ex-generale non è certo in discesa. Nelle prossime settimane si potrà capire se la Nigeria è pronta a fare quel salto di qualità che la potrebbe collocare tra i paesi ad alto sviluppo, non solo economico.